martedì 29 novembre 2016

Le fonti della Mariologia

La Mariologia non ha fonti proprie, ma le sue fonti sono le stesse di qualsiasi altra disciplina teologica. Collegato con queste fonti è il “sensus fidelium” come partecipazione del popolo di Dio alla funzione profetica di Cristo, ricca, quindi, dell’effusione dello Spirito di verità che opera nella Chiesa.
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La Sacra Scrittura
Van Gogh, Natura morta con Bibbia, 1885
Van Gogh, Natura morta con Bibbia, 1885
I grandi progressi compiuti dalla Mariologia nel XX secolo, sono da attribuirsi principalmente allo studio approfondito dei testi biblici riguardanti la Madre del Signore. Ecco alcune considerazioni fondamentali:
– Nell’interpretazione dei testi sacri bisogna rifuggire dal fondamentalismo esegetico evitando da una parte di trascurare il senso letterale della Scrittura e dall’altro di forzare il testo stesso ma cercando sempre di inquadrarlo nella sua finalità teologica e soteriologia. Questo vuol dire – come dice il Vaticano II nella Dei verbum al n. 24 – che la S. Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta. Per ricavare il senso dei sacri tesi si deve badare con diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura, tenendo sempre in debito conto anche la viva tradizione della Chiesa e l’analogia della fede;
– L’unità di tutta la Scrittura è fondamentale e consente, ad esempio, di collegare in modo non arbitrario la Donna di Genesi 2,15 con la Donna di Gv 2.5 e 19,26 e la Donna dell’Apocalisse 12,1, come pure di rilevare la benedizione di cui sono oggetto le donne che hanno avuto una funzione liberatrice in Israele: Giaele (Gdc 5,24), Giuditta (Gdt 15,9-10), Maria di Nazaret (Lc 1,42);
– Fondamentale per l’interpretazione dei testi mariani è anche la lettura che di essi hanno fatto i Santi Padri, insuperabili maestri di una teologia ecclesiale, compiuta con autentico spirito cristiano e dal valore incalcolabile;
– Secondo Giovanni Paolo II, bisogna sfatare il detto che la S. Scrittura parla poco di Maria, perché in realtà, dopo l’apostolo Pietro e il precursore Giovanni, è il personaggio più citato nei vangeli canonici. Inoltre le pagine che parlano di Maria con i grandi eventi dell’Annunciazione (Lc 1, 26-38), della Visitazione (Lc 1,39-56), delle nozze di Cana (Gv 2,1-12), dell’affidamento reciproco della Madre e del Discepolo (Gv 19, 25-27), sono tra le pagine più dense e alte di tutti i Vangeli.
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2.2. La sacra Tradizione
Secondo la dottrina cattolica la divina Rivelazione viene trasmessa in due modi: oralmente e per iscritto per cui il deposito della fede è contenuto nella Sacra Scrittura e nella Sacra Tradizione. Sono esse insieme un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa. Tra coloro che hanno approfondito e trasmesso i contenuti della Sacra Tradizione ci sono anzitutto i Santi Padri i quali, già a partire dal secondo secolo, hanno esplicitato fecondi contenuti mariologici, come il parallelismo Eva – Maria e Maria – Chiesa. L’opera di approfondimento della Tradizione non si è fermato ai santi Padri, ma è proseguito incessantemente nella Chiesa, perché lo Spirito Santo vuole condurla al possesso della verità tutta intera, anche quella riguardante la persona e il ruolo della Madre del Signore nella storia della Salvezza.
Facendo mariologia non si può prescindere dallo studio della Sacra Tradizione e dal recupero sistematico dei dati che riguardano la Madre del Signore, anche quando essi non siano di origine divino – apostolica, perché consentirà di conoscere l’origine e lo sviluppo di molte usanze cultuali mariane e di alcune importanti tesi o impostazioni dottrinali. E’ sicuramente un campo immenso che va esplorato con animo pieno di fede e con raffinato metodo storico.
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La santa Liturgia
Vergine_PurissimaLa Santa Liturgia è una componente nobilissima della Sacra Tradizione. Essa è un insostituibile locus theologicus, cioè di espressione e manifestazione inequivocabile della fede e della dottrina della Chiesa. Questo valore immenso è dato alla liturgia dal fatto che essa celebra il mistero di Cristo e l’intera storia della Salvezza, per cui essa è la fede stessa della Chiesa celebrata. Per cogliere bene il grandissimo valore della liturgia nel discorso sulla Madre del Signore è bene tenere presente che essa:
– è fonte viva, selettiva e complessiva: viva, perché non è un dossier cartaceo, ma una celebrazione in atto nella quale i riti e i testi svelano in modo essenziale e pieno il loro contenuto; selettiva, perché è frutto di un lungo processo di cui l’esperienza della comunità cultuale e l’approvazione dell’autorità competente sono gli strumenti di un sicuro collaudo; complessiva, perché in essa si ritrovano mirabilmente amalgamate le inesauribili ricchezze della Scrittura e le tradizioni viventi dei Padri, gli apporti dell’arte e della letteratura vivificate dalla fede e dal soffio dello Spirito;
– celebrando il mistero della Salvezza, rileva costantemente la partecipazione della Madre all’opera redentrice compiuta dal Figlio al quale risulta indissolubilmente congiunta. Ella vi appare come una creatura redenta, unita quindi alla stirpe di Adamo, divenuta attivamente e secondo il beneplacito divino, compagna generosa del Redentore;
– mette in luce l’esimia ed esemplare santità di Maria, proponendo con frequenza dinanzi agli occhi dei fedeli la figura di Maria di Nazaret come modello di virtù ed esemplarità dinamica che induce a conformarsi a lei per meglio conformarsi a Cristo;
– mette in risalto la presenza della santa Vergine nell’assemblea cultuale per cui, la pienamente realizzata assunta e gloriosa nel cielo, la prima della Comunione dei santi, unisce la sua voce alla voce della Chiesa e insieme alla Chiesa, nella Chiesa e con la Chiesa celebra i divini misteri della Salvezza.
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Il Magistero della Chiesa
Il Magistero ha avuto una funzione considerevole nella Mariologia, fino ad essere ritenuto da alcuni autori, una fonte precipua di essa. Pur non potendolo considerare, propriamente parlando, una fonte, il Concilio Vaticano II afferma, sempre nella Dei verbum al n. 10, che “la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connesse e congiunte che non possono indipendentemente sussistere“. Nel campo della Mariologia il Magistero è stato:
– vigile nell’arginare insidiose deviazioni dottrinali riguardanti la verginità di Maria e la sua maternità divina;
– solerte nel discernere i fondamenti biblici della venerazione ecclesiale per la Madre del Signore;
– attento nell’individuare in alcuni versetti biblici un sensus plenior concernente la persona e la missione della Vergine;
– sollecito nel cogliere, dall’insieme dei testi biblici, le radici di una divina rivelazione su importanti punti della dottrina della fede (Immacolata Concezione – Assunzione al cielo) per cui non dubitò di proclamarle dogma di fede.
Relativamente all’uso del Magistero nella riflessione mariologica, sono da evitare due atteggiamenti:
a) la disattenzione nei suoi confronti perché essa priva la ricerca mariologica di un valido criterio di discernimento e di una guida preziosa nell’esplorazione e nella comprensione stessa delle fonti;
b) l’uso improprio del Magistero per cui vengono considerate testimonianze del Magistero, saluti, scritti di circostanza, discorsi commemorativi, indirizzi di omaggio, ecc., che in nessun modo sono espressione del Magistero autentico della Chiesa.
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La funzione del “sensus fidelium”
Reni Guido - Assunzione di Maria, 1642
Reni Guido – Assunzione di Maria, 1642
Si afferma spesso che il sensus fidelium ha avuto un ruolo importante nella dottrina mariana e in particolare nell’iter che ha portato alla definizione dei dogmi dell’Immacolata concezione e dell’Assunzione al cielo. Tale affermazione, per quanto esatta, può indurre a pensare ad una fragilità di questi dogmi fondati più sul pio sentimento dei fedeli che sulle solide basi della S. Scrittura.
A questo proposito si deve osservare che:

– non si può separare il sensus fidelium dal sensus Ecclesiae costituito dal singolare consenso dei vescovi e dei fedeli, dalla santa liturgia, dalle istituzioni ecclesiali e da molte altre espressioni della tradizione della Chiesa;
– il sensus fidelium non è una realtà autonoma senza rapporto col Magistero, ma è un’entità in stretto contatto con l’insegnamento dei vescovi di cui costituisce il riflesso e una sedimentazione nel corpo ecclesiale. Lungo i secoli il sensus fidelium si è inserito nel dibattito dottrinale su Maria, discernendo con supremo intuito quale delle posizioni contrastanti fosse più conforme al sapiente disegno di Dio. Così i fedeli:
– compresero le ragioni dei vescovi riuniti in Concilio ad Efeso (431), che ritenevano legittimo il titolo di Theotokos per dato alla Vergine – Madre;
– compresero il senso profondo della verità sulla sua perpetua verginità;
– intuirono che la santità stessa di Dio esigeva che fosse santo e immacolato fin dal primo istante della sua esistenza il tempio che avrebbe accolto il Verbo fatto carne;
– compresero che non poteva essere soggetta alla corruzione la nuova arca dell’alleanza che aveva accolto il Signore della vita.
Il Magistero ha accolto con favore gli apporti del sensus fidelium anche per il fatto che i fedeli partecipano alla funzione profetica di Cristo e hanno ricevuto lo Spirito di Verità che scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Il Vaticano II ha rivalutato il sensus fidelium, affermando che non solo il Magistero ma anche i laici sono soggetto attivo sia nella comprensione del deposito della fede, sia nel processo della sua trasmissione (LG, n° 12).

15 settembre, Beata Vergine Maria Addolorata


addolorata1La Madonna è venerata nel mondo cristiano con un culto di iperdulia, che si estrinseca in vari titoli, quanti le sono stati attribuiti nei millenni per le sue virtù, il suo patrocinio, la sua posizione di creatura prediletta da Dio, per il posto primario occupato nel piano della Redenzione, per la sua continua presenza accanto all’uomo evidenziata anche dalle tante apparizioni.
Nel calendario delle celebrazioni mariane vi sono:
  • 1° gennaio la B.V.M. Madre di Dio;
  • 23 gennaio lo Sposalizio della B.V.M.;
  • 2 febbraio la Presentazione al Tempio di Gesù e la Purificazione di Maria;
  • 11 febbraio Beata Vergine di Lourdes;
  • 25 marzo l’Annunciazione;
  • 26 aprile B.V.M. del Buon Consiglio;
  • 13 maggio Beata Vergine di Fatima;
  • 24 maggio Madonna Ausiliatrice;
  • 31 maggio Visitazione di M.V.;
  • giugno (celebrazione mobile) Cuore Immacolato di Maria;
  • 2 luglio Madonna delle Grazie;
  • 16 luglio B.V. del Carmelo;
  • 5 agosto Madonna della Neve;
  • 15 agosto Assunzione della Vergine;
  • 22 agosto B.V.M. Regina;
  • 8 settembre Natività di Maria;
  • 12 settembre SS Nome di Maria;
  • 15 settembre B. V. Addolorata;
  • 19 settembre B. V. de La Salette;
  • 24 settembre B.V. della Mercede;
  • 7 ottobre B.V. del Rosario,
  • 21 novembre Presentazione della B.V.M.;
  • 8 dicembre Immacolata Concezione,
  • 10 dicembre B. V. M. di Loreto. 
Inoltre l’intero mese di Maggio è dedicato alla Madonna, senza dimenticare la suggestiva e devota Novena dell’Immacolata, poi vi sono le celebrazioni locali per i tantissimi Santuari Mariani esistenti; come si vede la Vergine ha un culto così diffuso, che non c’è mese dell’anno in cui non la si ricordi e veneri.
A mio parere però, fra i tanti titoli e celebrazioni, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo.
E il dolore di Maria, creatura privilegiata si, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo, perché lo subiamo anche noi, seppure in condizioni e gradi diversi, al contrario delle altre prerogative che sono solo sue, Annunciazione, Maternità divina, Immacolata Concezione, Assunzione al Cielo, Apparizioni, ecc. le quali da parte nostra richiedono un atto di fede per considerarle.
Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire.
I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.
Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”.
addolorata3Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno.
Ma la Madonna è anche corredentrice per Grazia del genere umano, perché partecipe dell’umanità sofferente ed offerta del Cristo, per questo lei non si è ribellata come madre alla sorte tragica del Figlio, l’ha sofferta indicibilmente ma l’ha anche offerta a Dio per la Redenzione dell’umanità.
E come dalla Passione, Morte e Sepoltura di Gesù, si è passato alla trionfale e salvifica Resurrezione, anche Maria, cooperatrice nella Redenzione, ha gioito di questa immensa consolazione e quindi maggiormente è la più adatta ad indicarci la via della salvezza e della gioia, attraversando il crogiolo della sofferenza in tutte le sue espressioni, della quale comunque non potremo liberarci perché retaggio del peccato originale. 

CULTO
La devozione alla Madonna Addolorata, che trae origine dai passi del Vangelo, dove si parla della presenza di Maria Vergine sul Calvario, prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi. 
Il “Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius” di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”.
Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo ‘Stabat Mater’ in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose ‘Laudi’; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.” Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione.
A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio.
Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.
Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano.
Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, subito dopo la celebrazione dell’Esaltazione della Croce (14 settembre), con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”. 
 

LE DEVOZIONI
Addolorata2I Sette Dolori di Maria, corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo:
  1. La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
  2. La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto”.
  3. Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. 
  4. Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario.
  5. La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente.
  6. Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce.
  7. Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.
La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza.
La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della ‘Via Matris’, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.
Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e addolorata e quello di Gesù che trasporta la Croce tutto insanguinato e sofferente.
In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, cito per tutte la grande processione barocca di Siviglia. 

LE ESPRESSIONI ARTISTICHE
Al testo del celebre “Stabat Mater”, si sono ispirati musicisti di ogni epoca; tra i più illustri figurano Palestrina, Pergolesi, Rossini, Verdi, Dvorak.
La Vergine Addolorata è stata raffigurata lungo i secoli in tante espressioni dell’arte, specie pittura e scultura, frutto dell’opera dei più grandi artisti che secondo il proprio estro, hanno voluto esprimere in primo luogo la grande sofferenza di Maria.
Michelangelo - Pietà - Basilica di San Pietro (1499)
Michelangelo – Pietà – Basilica di San Pietro (1499)
La vergine Addolorata è di solito vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore.
Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù.
Il termine ‘Pietà’ sta ad indicare nell’arte, la raffigurazione dei due personaggi principali Maria e Gesù, la madre e il figlio; Maria lo sorregge adagiato sulle sue ginocchia, oppure sul bordo del sepolcro insieme a s. Giovanni apostolo (Michelangelo e Giovanni Bellini).
Capolavoro dell’intensità del dolore dei presenti, è il ‘Compianto sul Cristo morto’ di Giotto
Giotto - Cappella degli Scrovegni - Compianto su Cristo morto (Deposizione)
Giotto – Cappella degli Scrovegni – Compianto su Cristo morto (Deposizione)
Nel Santuario dell’Addolorata di Castelpetroso (Isernia), secondo l’apparizione del 1888, Gesù è adagiato a terra e Maria sta in ginocchio accanto a lui e con le braccia aperte lo piange e lo offre nello stesso tempo.
In virtù del culto così diffuso all’Addolorata, ogni città e ogni paese ha una chiesa o cappella a lei dedicata; varie Confraternite assistenziali e penitenziali, come pure numerose Congregazioni religiose femminili e alcune maschili, sono poste sotto il nome dell’Addolorata, specie se collegate all’antico Ordine dei Servi di Maria.
L’amore e la venerazione per la Consolatrice degli afflitti e per la sua ‘compassione’, ha prodotto, specie nell’Ordine dei Servi splendide figure di santi, ne citiamo alcuni: I Santi Sette Fondatori, s. Giuliana Falconieri, s. Filippo Benizi, s. Pellegrino Laziosi, s. Antonio Maria Pucci, s. Gabriele dell’Addolorata (passionista), senza dimenticare, primo fra tutti, s. Giovanni apostolo ed evangelista, sempre accanto a lei per confortarla e condividerne l’indicibile dolore, accompagnandola fino al termine della sua vita.
Il nome Addolorata ebbe larga diffusione nell’Italia Meridionale, ma per l’evidente significato, ora c’è la tendenza a sostituirlo con il suo derivato spagnolo Dolores. 

21 novembre, presentazione della Beata Vergine Maria

21 novembre, memoria mariana di origine devozionale
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Marco 3, 31-35
In quel tempo, giunsero la madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. 
Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». 
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 
Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
Tiziano - Presentazione della Vergine al tempio (dettaglio)
Tiziano – Presentazione della Vergine al tempio (dettaglio)

Chi è la Madre…?
Vari elementi hanno concorso alla istituzione della festa odierna della Vergine. Il Protovengelo di Giacomo, uno scritto apocrifo, non riconosciuto come testo ispirato e perciò non annoverato tra i libri della sacra Bibbia, ci narra della nascita di Maria SS.ma da Gioacchino ed Anna a Gerusalemme, in una casa non lontana dal tempio.
Aldilà della verità storica di questa notizia è emersa una bella considerazione teologica: Maria è la figlia di Sion, associata al tempio. 
Presentazione_MariaAltri apocrifi ci offrono quadri di vita domestica della Madre di Gesù, tutta intenta ad adempiere in lei la promessa fatta all’Angelo di essere la serva del Signore. 
Alcuni autori sacri ne hanno tratto motivo per presentare la vergine Madre come modello di vita consacrata. 
La presentazione al tempio ci appare quindi come una vera e propria consacrazione al Signore. Maria viene offerta a Dio e Dio ce la ridona come madre di tutti i credenti. 
Il vangelo di oggi esaltando Maria come la donna dell'”ascolto”, di colei che per tutta la vita si è impegnata a compiere solo la volontà di Dio, “eccomi -aveva detto all’Angelo – sono la serva del Signore. Si compia in me secondo la tua parola”, ci esorta a diventare a nostra volta umile e docili ascoltatori ed esecutori della stessa parola di Dio. Ciò ci consentirà di realizzare in noi una intimità di comunione con Cristo simile a quella che Maria ha goduto dando alla luce il Salvatore del Mondo.  “Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”. Lei, la Madre, il tempio di Dio, accoglie il Verbo che si fa carne, noi incarniamo la Parola nella nostra vita.

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Giotto - Presentazione della Vergine al tempio
Giotto – Presentazione della Vergine al tempio
Nota:
Il fatto della presentazione di Maria al tempio, com’è, noto, non è narrato in nessun passo dei testi sacri, mentre viene proposto con abbondanza di particolari dagli apocrifi, cioè da quegli scritti molto antichi e per tanti aspetti analoghi ai libri della Bibbia, che tuttavia sempre la Chiesa ha rifiutato di considerare come ispirati da Dio e quindi come Sacra Scrittura. Or secondo tali apocrifi, la presentazione di Maria al tempio non avvenne senza pompa: sia nel momento della sua offerta che durante la permanenza nel tempio si verificarono alcuni fatti prodigiosi: Maria, secondo la promessa fatta dai suoi genitori, fu condotta nel tempio a tre anni, accompagnata da un gran numero di fanciulle ebree che tenevano delle torce accese, col concorso delle autorità gerosolimitane e tra il canto degli angeli.
Per salire al tempio vi erano quindici gradini, che Maria salì da sola, benché tanto piccola. Gli apocrifi dicono ancora che Maria nel tempio si alimentava con un cibo straordinario recatole direttamente dagli Angeli e che ella non risiedeva con le altre bambine ma addirittura nel ‘Sancta Sanctorum’ (che veniva invece “visitato” una sola volta all’anno dal solo Sommo Sacerdote). 
La realtà della presentazione di Maria dovette essere molto più modesta e insieme più gloriosa. Fu infatti anche attraverso questo servizio al Signore nel tempio, che Maria preparò il suo corpo, ma soprattutto la sua anima, ad accogliere il Figlio di Dio, attuando in se stessa la parola di Cristo: ‘Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano’.
Piero Bargellini  – Stralcio tratto da: santiebeati.it

Maria negli scrittori e nei Padri del II secolo

La Vergine Maria nei più antichi scritti apocrifi
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Gianfrancesco Modigliani - Madonna e Santi.
Gianfrancesco Modigliani – Madonna e Santi.
Apocrifo indica quei libri che dal titolo e dalla materia trattata presentano affinità con la Bibbia. La Chiesa nega loro ogni carattere soprannaturale e non li include nel novero dei libri fonte della Rivelazione, detti canonici. Tuttavia non possono essere ignorati in una ricerca storica, dato che sono espressione della letteratura cristiana antica e costituiscono esempi arcaici della sensibilità ecclesiale. Nella storia della Chiesa col termine “apokryphos” venivano indicati anche sia quei libri la cui lettura richiedeva una particolare iniziazione, sia quelli che venivano esclusi da una lettura pubblica. Essi, in ogni caso vennero sempre tutti considerati extra canonici.
Vi sono apocrifi dell’A.T e del N.T. Per quanto riguarda il N.T. vi sono: vangeli, atti, epistole, apocalissi ecc. I Vangeli apocrifi a loro volta si suddividono in: vangeli sinottici, in vangeli eterodossi e in vangeli che si prefiggono di aggiungere notizie mancanti nei vangeli canonici. Circa il loro genere letterario, dobbiamo dire che gli apocrifi non si esprimono ordinatamente per concetti, ma con simboli, immagini, e descrizioni artistiche e quindi non appartengono al genere gnostico – sapienziale ma piuttosto a quello narrativo – apocrifo.
Questi arcaici documenti del II e del III secolo rivelano la venerazione dei giudeo – cristiani per la Madre di Gesù. Sono opere di letterati che, in forma elegante, esprimono le loro convinzioni religiose proprie dell’ambiente cristiano. Essi non vanno giudicati con le nostre categorie di pensiero ma con quelle del loro tempo e trasmettono la fede dei primi cristiani ed in questo sta il loro valore. Tra di essi notiamo:
Protovangelo di Giacomo (o natività di Maria)
opera in tre parti di un giudeo cristiano della diaspora del II secolo. Sottolinea la santità di Maria e la concezione verginale di Gesù. Ha quindi per oggetto Maria, ebbe una grande diffusione e godette dell’attenzione e della venerazione di molti Padri orientali.
Odi di Salomone
Maternita di MariaSono 42 inni modellati secondo i salmi dell’AT, opera di un giudeo cristiano della prima metà del II secolo, in greco e in siriano e cantano la riconoscenza del pio israelita verso Dio. L’Ode XIX celebra la Maternità di Maria e l’assenza del dolore del parto in Lei e la sua attiva partecipazione all’evento dell’Incarnazione.

Oracoli sibillini
Sono 15 libri con materiale che va dal II al VI secolo con elementi pagani, giudaici e cristiani. Il Libro VIII, scritto prima del 180 è una soave parafrasi dell’Annunciazione ed è citato dai Padri antichi a cominciare da Giustino.
Lettera agli apostoli 3,14
A metà tra testo evangelico, lettera e apocalisse, fu composto in Asia Minore o Egitto tra il 160 e il 170 e contiene le rivelazioni di Gesù agli apostoli dopo la sua resurrezione. Il III capitolo contiene una solenne professione di fede nel concepimento verginale, molto importante per la Liturgia.
Storia di Giuseppe il falegname
San Giuseppe - transitoParla di Giuseppe ed ha un accenno a Maria al momento della sua morte. Ci è pervenuta in traduzioni arabe e copte

Transitus Virginis o dormitio Mariae
Composto nel IV secolo con parti originali più antiche in copto risalenti al II secolo, ritenute opere di Leucio, discepolo di Giovanni. Presenta gli ultimi istanti della vita di Maria e l’assunzione del suo corpo al cielo che non subì, quindi, la corruzione del sepolcro. Sorprendente le coincidenze dei dati offerti dalle scoperte archeologiche con quelle trasmesse da quest’opera, come ad es. le tre camere sepolcrali della versione siriana del documento. Poco considerato dai Padri per la provenienza giudaico – cristiana, dato che quella chiesa nei primi secoli venne considerata scismatica.
Atti di Pilato 2,3,4
Racconto della passione di Gesù inviato da Pilato a Tiberio risalente alla fine del I secolo o la metà del II. Citato più volte da Giustino, contiene le dicerie sui natali illegittimi di Gesù.
Vangelo di Filippo
Di origine gnostica ha un accenno al tema Eva – Maria.
Perché gli apocrifi mariani?
Si suppone che gli apocrifi siano stati scritti per quattro motivi fondamentali:
– Difendere la fede nella verginale concezione e trascendenza divina di Gesù e di riflesso la figura etica e sociale di Maria. Tra gli Ebrei circolavano voci circa l’illegittimità dei natali di Cristo, secondo le quali Gesù sarebbe stato figlio di una povera filatrice, adultera e ripudiata, con un soldato romano di nome Pantera. A questa calunnia si reagì con l’esaltazione della concezione verginale e con manifestazione di amore per lei.
– Veicolare idee e sentimenti che erano vivi soprattutto nella comunità giudeo – cristiana particolarmente legata alla Madre di Gesù;
– Colmare i vuoti dei vangeli canonici soprattutto sulle sue origini e il destino finale di Maria;
– Raccontare l’infanzia di colei che sarebbe stata la Madre di Dio.
Rilievi conclusivi
Possiamo concludere dicendo che gli Apocrifi:
  1. sono un segno evidente che in parecchie aree ecclesiali si era recepita la grande dignità di Maria;
  2. sono una testimonianza della fede nel concepimento e nel parto verginale, visti come segni della divinità di Gesù e come salvaguardia della sua trascendenza;
  3. hanno interessanti intuizioni teologiche come l’accostamento Evaingannata – Mariafedele e quello Annunciazione – Genesi;
  4. sono un test del senso dei fedelicirca il destino ultraterreno di Mariache spesso precede la Liturgia e la Teologia;
  5. sono opere sostanzialmente fantasiosenelle quali Maria viene distaccata dalla famiglia umana e circondata da molti elementi irreali e mitici.
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La Vergine Madre nella riflessione teologica dei Padri del II secolo

La Visitazione di Maria ad Elisabetta. Incisione di J. Sadeler
La Visitazione di Maria ad Elisabetta. Incisione di J. Sadeler
Il meraviglioso evento della Salvezza in Cristo è vissuto in modo cosciente, inteso ed eucaristico dalle giovani comunità cristiane. Esse vivono in questo mondo, ma si sentono proiettate sull’altro versante del tempo. Le persecuzioni invece di appannare questo orizzonte di fede e speranza lo incrementano e lo rendono fecondo.
Le prime tracce cultuali introno alla Vergine Madre rientrano in questo clima escatologico. Ci sono qua e là correnti di pensiero che mettono in discussione la realtà della salvezza; pagani e colti giudei bollano come mitico il presunto concepimento verginale; ai margine delle comunità cristiane maturano correnti di pensiero che riducono l’identità di Cristo ad un semplice profeta (Ebioniti) o ad una parvenza (gnostici). In tal modo si cerca di vanificare la realtà dell’incarnazione e della stessa salvezza. Le reazioni del Padri furono tempestive, intelligenti e precise. Essi si resero conto di quale pericolo la fede cristiana stava per attraversare e chiamano in causa Maria come vera madre vergine, quale garanzia e segno della vera identità di Cristo e della realtà della sua incarnazione.
Il tema cristologico – mariano fondamentale verte sulla presenza di Maria nell’economia della salvezza.
Tale tema sarà sottolineato come un dato di fede e facente parte del nucleo fondamentale del credo.
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Ignazio di Antiochia (+110)
Secondo successore di Pietro, martirizzato a Roma sotto Traiano. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, scrisse le sue sette lettere, testimonianza della genuina tradizione apostolica. Ignazio è il primo dei padri apostolici che ha parlato di Maria con frasi semplici, brevi e categoriche. Se lui dunque scrive sulla Vergine, lo fa perché è convinto di trasmetterci la verità ricevuta dagli Apostoli. Ecco la dottrina di Ignazio:
– Maria, la madre vergine, garanzia della salvezza in Cristo: la trascendenza di Dio non viene intaccata dall’incarnazione, così come affermavano i Doceti, perché la creazione e quindi la natura umana provenendo da Dio è buona ed è solo attraverso di essa che Dio ci raggiunge e ci salva. La maternità di Maria, ossia la nascita biologica del Signore, è la base inconcussa e la garanzia dell’incarnazione del Figlio di Dio e della nostra salvezza. Per questo Ignazio usa molta fermezza nel parlare del concepimento verginale.
– Maria con la sua verginale maternità è un elemento attivo voluto da Dio: essendo garanzia e base dell’umanizzazione di Dio, la maternità e la verginità di Maria sono subordinate alla cristologia e alla soteriologia: Maria è relativa a Cristo. Questi eventi, come quello della morte e resurrezione di Cristo non sono accaduti a caso ma fanno parte del piano nascosto di Dio. Accostando la maternità verginale all’evento pasquale, Ignazio coinvolge Maria in tutto il piano della salvezza. Sembra che Ignazio interpreti in senso mariologico il brano della Genesi.
Papia vescovo di Gerapoli (+ II secolo)
Secondo Vittorino di Pettau, Papia avrebbe scritto che l’angelo Gabriele evangelizzò Maria nello stesso giorno in cui il drago sedusse Eva. Se questo è vero, Papia sarebbe il primo che avrebbe evidenziato esplicitamente il significato cosmico dell’annunciazione accostandola alla scena della caduta e mettendo in parallelo antitetico Eva e Maria.
Aristide di Atene (+140)
Scrisse un’Apologia indirizzata all’Imperatore Traiano dove presenta in maniera concisa la nascita del Figlio di Dio che discese dal cielo e prese carne da una vergine ebrea.
Giustino, filosofo e martire (+165)
E’ il maggiore apologista del II secolo.
Delle sue numerose opere giunte fino a noi ricordiamo:
– le due APOLOGIE indirizzate ad Antonino Pio;
– il DIALOGO CON TRIFONE GIUDEO, la più antica apologia contro i Giudei.
Dati i destinatari delle sue apologie, Maria esce dalla cerchia delle comunità cristiane e viene presentata al mondo come la Vergine Madre di Dio, libera iniziatrice e cooperatrice del piano della salvezza:
– La Vergine Madre: Incarnazione e verginale concepimento appartengono ad un progetto di amore del Padre che con questo vuole divinizzare l’uomo. La Vergine Madre è il segno più forte che Dio ha consegnato all’umanità per rendere credibile il suo inaudito progetto. Maria è la strada che aiuta a capire l’operato di Dio.
– La nuova Eva: Con il suo progetto Dio vuole ricondurre alle intatte origini la storia per la stessa via per cui essa era precipitata nel baratro: la Donna Maria. Con gli stessi mezzi l’uomo distrugge e Dio riedifica, perché Dio è più grande del peccato. Già Giustino sottolinea l’importanza non solo biologica della maternità di Maria, ma responsabilizza la Vergine nella sua cooperazione alla salvezza dell’uomo.
Melitone di Sardi (+prima del 195)
Fu molto stimato dai suoi contemporanei come grande carismatico.
Le sue opere sono andate quasi tutte perdute, ci è rimasta solo una OMELIA SULLA PASQUA del tipo di Preconio pasquale. Melitone riconferma la vera incarnazione el Verbo dalla Vergine e collega questa col mistero pasquale. La Vergine partecipa alle sofferenze del Redentore ed è perciò, in sinonimia con Lui “puro agnello”, “agnella pura“.
Ireneo di Lione (+202)
Da giovane fu discepolo di Policarpo e venne anche a Roma. Intorno al 177 lo troviamo a Lione dove fu presbitero e vescovo. Uomo carismatico, conoscitore delle Scritture e delle tradizioni apostoliche, fu un vero teologo della Storia della Salvezza. La sua opera SMASCHERAMENTO DELLA FALSA GNOSI e l’altra dal titoloAPOIDEIXIS, un catechismo per gli adulti, oltre a permetterci di conoscere il pensiero di Ireneo sono lo specchio della fede della Chiesa del suo tempo.
– Vera e falsa teologia: i veri cristiani del II secolo si impegnano a confessare con la vita quanto professavano con la fede; gli gnostici invece vivono ai margini delle comunità cristiane e gareggiano solo sul piano teorico nel fare teologia. Contro di loro Ireneo afferma che la vera sapienza è Cristo che vive nella Chiesa: fare teologia significa riflettere sulla fede e rifarsi alle Scritture non alle elucubrazioni personali. Essa è trasmessa e custodita dalla Tradizione della Chiesa, una tradizione ininterrotta che risale a Cristo
– La teologia della salvezza: Ireneo impernia la sua teologia sulla storia della salvezza, dove per salvezza intende il progetto divino che è ponte d’unione che cala Dio nell’uomo e riconduce l’uomo a Dio. Il peccato di Adamo blocca questo progetto dando inizio alla storia di depravazione e peccato dell’uomo. Con l’Incarnazione avviene lo sblocco e quindi l’attuazione piena del progetto: l’umanizzazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo.
– La Vergine Madre nel progetto salvifico di Dio: Come nella storia della caduta vi su la partecipazione della prima Eva, nella restaurazione vi è la partecipazione della Nuova Eva. Il Cristo riprende Adamo, la croce l’albero della caduta, Maria riprende Eva. Il Verbo incarnandosi ricapitola in sé tutti gli uomini e si costituisce nuovo Adamo. Come il primo, così anche il secondo deve nascere da “Terra vergine”: Maria generandolo senza altro concorso umano, trasmette tutta la natura umana a Cristo perché sia il nuovo Adamo. Accanto al rapporto Adamo – Cristo, Ireneo sviluppa quello tra Eva – Maria. Accogliendo la salvezza e la vita, Maria diviene necessaria alla salvezza, causa di salvezza con la sua ubbidienza, mentre Eva, con la sua disobbedienza aveva causato la morte. E’ Maria che scioglie i nodi della disobbedienza di Eva portando la vita. La presenza di Maria è una presenza costante perché la presenza del Verbo trascende il momento storico e riempie della sua potenza salvatrice tutti i tempi Come ha generato Cristo, Maria genera anche le membra di Lui alla vita. Per Ireneo Maria è immanente al mistero che salva e il suo grembo materno è fonte di rigenerazione degli uomini in Dio.
Dalla dottrina di questi Padri si evince che:
– Cristo e, in ragione di lui Maria, è il centro della storia: la luce del Verbo illumina il cammino di ogni uomo, la sua presenza è immanente all’uomo. L’evento Cristo perciò non si può ridurre ai limiti temporali della sua vita terrena. Cristo è il centro a cui la storia converge e nel quale raggiunge la sua pienezza. Maria, dalla quale il Cristo è nato, è una figura centrale di questa storia;
– Maria ha un ruolo di mediazione storico – salvifica nel piano della salvezza: Ella è colei che ha dato al Padre, a nome di tutta l’umanità l’assenso supremo;
– Incarnazione orientata alla Pasqua di Passione e resurrezioneper cui la Vergine è la bella agnella e l’agnella pura che ha generato l’agnello per il sacrificio;
– Grande è la dignità e l’eccellenza della Vergine Madre di Cristo: assegnando alla Vergine titoli significativi come VergineAvvocata di EvaFiglia dell’uomoBella agnella, i Padri hanno orientato le comunità cristiane a prendere coscienza dell’eccellenza e della dignità della Madre di Dio.
– Si cominciano a delineare i contorni della figura etica della Vergine Madre. Sono tre le piste con le quali si comincia ad evidenziare la figura etica di Maria: La Verginità intesa come vita raccolta in Dio; l’obbedienza della fede; la relazione unica e singolare col Figlio di Dio.
Spunti dottrinali collaterali
– Maria e la Chiesa: mediante la connessione della nascita verginale con quella dei cristiani operata attraverso la fede e il battesimo, Ireneo introduce il confronto e la quasi identità della Madre di Dio con la Madre – Chiesa;
– Maria e l’Eucaristia: Abercio, vescovo di Gerapoli è noto per un’iscrizione che è chiamata “Epitaffio di Abercio”, importantissima sia perché ricorda l’Eucaristia e il pesce con il suo significato cristologico, sia perché parla della Vergine che pesca il pesce purissimo da casta sorgente, identificabile con Maria e con la Chiesa che celebra l’Eucaristia;
– Lettura al singolare di Gv 1,13: rimproverando agli gnostici di affermare che i figli delle promesse applicano a se stessi quello che Giovanni ammette invece per il Figlio di Dio, viene interpretato al singolare il versetto che suonerebbe così: “non da sangui, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio è stato generato”, chiara affermazione della concezione verginale di Cristo.
– I fratelli di Gesù: Il primo che ne parla, dopo gli autori dei vangeli è Egesippo del II secolo. Egli compose cinque libri dal titolo MEMORIE dove parla della famiglia di Gesù. I tesi sono citati da Eusebio di Cesarea.
. -Lc 1, 26 – 38: i Padri hanno commentato spesso l’annunciazione evidenziandone l’esplosivo significato dottrinale. Soprattutto il detto di Maria: “Eccomi, sono l’Ancella del Signore” è stato oggetto di particolare attenzione.
– Lc 1, 46 – 55: E’ Ireneo che per primo considera il cantico della Vergine “profezia” nella quale si riversò non solo l’anima di Maria, ma anche l’esultanza di Abramo e del popolo eletto e divenne il cantico di gioia di tutta la Chiesa.

Conclusione
– Nel secondo secolo la Vergine è già oggetto non solo di attenzione ma anche di studio attento e profondo sotto l’aspetto dottrinale;
– Le asserzioni dottrinali su Maria di Ignazio di Antiochia, nei primi anni del II secolo, prive di particolari spiegazioni, testimoniano che Maria è già oggetto di catechesi;
– I Padri del II secolo che hanno studiato sotto l’aspetto teologico Maria sono tutti orientali ed appartengono quasi tutti all’area geografica dell’Asia Minore;
– La vera verginità e maternità di Maria fu considerata dottrina di fede e gli attacchi esterni non intaccarono per nulla questo credo;
– I Padri hanno evidenziato in maniera unica la presenza e la funzione di Maria nella storia della salvezza ed insieme il suo contributo libero e generoso ed hanno compreso e fatto comprendere che Madre e Figlio sono inscindibili.