mercoledì 4 gennaio 2017

LA VITA DELLA MADONNA Emmerik I parte


Secondo le contemplazioni della pia Suora STIGMATIZZATA Anna Caterina Emmerick 
- Dai Diari di Clemente Brentano - 

 PARTE INTRODUTTIVA 
Esortazione di San Bernardo a rivolgersi alla Madonna E il nome della Vergine era Maria". Diciamo qualche parola su questo nome che si traduce come "Stella del mare" e che conviene perfettamente alla Vergine Maria. La si compara a ragione ad un astro che diffonde la sua luce senza diminuire d'intensità, così come la Vergine partorisce suo Figlio senza perdere nulla della sua purezza verginale. I raggi non diminuiscono la luminescenza dell'astro ed il Piglio non toglie nulla all'integrità della Vergine. Ella è questa nobile stella uscita da Giacobbe, i cui raggi illuminano l'universo intero, brillano nei cieli e penetrano fin negli abissi. Ella irradia la terra, riscalda le anime anziché i corpi, favorisce lo sviluppo delle virtù e consuma i vizi. Ella è questa stella bella e meravigliosa che, indispensabile, doveva levarsi al di sopra del mare immenso con la brillantezza dei suoi meriti e la luce del suo esempio. Chiunque tu sia, in questo mare che è il mondo, tu che piuttosto che calcare la terra ferma ti senti sballottato quaggiù, nel mezzo di uragani e tempeste, non distogliere mai i tuoi occhi dalla luce di quest'astro, se non vuoi vederti subito sommerso dai flutti della marea. Se il vento delle tentazioni ti assale, se gli scogli della sventura ti si parano davanti, guarda la Stella, rivolgiti a Maria. Se la collera, l'avarizia, la seduzione della carne sballottano la fragile barca della tua anima, rivolgi il tuo sguardo a Maria. Quando, tormentato dall'enormità e dall'atrocità delle tue colpe, vergognoso per le sozzure della tua coscienza, terrorizzato dalla minaccia del giudizio, cominci ad essere afferrato dal baratro della tristezza e dall'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nell'incertezza, invoca Maria. Che il suo nome mai abbandoni le tue labbra ed il tuo cuore. E per ottenere il sostegno della sua preghiera, non cessare di imitare l'esempio della sua vita. Seguendola, non ti smarrirai; pregandola, non conoscerai la disperazione, pensando a Lei, non ti sbaglierai. Se Ella ti sostiene, non affonderai; se Ella ti protegge, non avrai timore di nulla; sotto la sua guida non temere la fatica; con la sua protezione raggiungerai il porto. Tu proverai allora, con la tua personale esperienza, con quale verità siano state dette quelle parole: "11 nome della Vergine era Maria". Note esplicative del curatore della versione italiana La prima raccolta delle visioni della Veggente di Dùlmen fu curata e pubblicata da Clemente Brentano nel 1833:  "La vita della Madonna" fu curata invece dalla moglie di Cristiano Brentano (il fratello di Clemente) con l'aiuto di un erudito conoscente, biblista e mariologo. Particolarità delle visioni trattate Questa "Vita della Madonna" è frutto delle visioni avute dalla venerabile Suora particolarmente nelle diverse ricorrenze dell'ottava dell'Immacolata Concezione di Maria; quando cioè Suor Emmerick entrava negli stati estatici. Tali visioni furono raccolte e messe insieme dal poeta Clemente Brentano. Le medesime non seguono perciò il corso della vita della Santa Vergine, così come siamo abituati a leggere nel modello evangelico e storico nelle altre numerose biografie ufficiali e ufficiose di Maria Santissima, ma seguono il filo proprio della sua Vita "interiore" e della sua predestinazione nel mondo e per il mondo. Le contemplazioni mariane di Suor Emmerick gettano una luce intensa sui misteri magnifici degli antefatti, della preparazione, della venerazione e dell'elezione di questo Vaso sublime scelto da Dio onnipotente. Al lettore attento non sfuggirà che in alcuni punti del libro il linguaggio è al presente, questo avviene quando Anna Caterina Emmerick parla in stato di estasi. Ci è sembrato giusto introdurre le visioni con la preghiera di Anna Caterina Emmerick alla sua Mamma celeste. Una preghiera che noi tutti dovremmo imitare, per uscire dal dolore della nostra miserabile esistenza interiore e dalle tenebre del mondo, affidandoci alla misericordia della Madre di Dio e a Gesù Cristo, "Porta dell'umanità" 
La Preghiera di Anna Caterina Emmerick alla Mamma Celeste: 
"O Madre del Salvatore! Tu sei Mamma mia per due ragioni: perché tuo Figlio mi diede a Te come Madre quando disse all'apostolo S. Giovanni: "Ecco tua Madre!" e perché inoltre mi sono sposata con lo stesso Figlio tuo; adesso dopo aver disobbedito al mio Sposo e al tuo Figliolo, m~ vergogno di comparire alla sua presenza. Abbi dunque compassione di me, poiché il tuo cuore materno è tanto generoso! Digli che mi perdoni, poiché a Te Egli non rifiuterà alcuna grazia, nemmeno quella di perdonarmi.

Un trattato di viva mistica Mariana Senza voler precorrere le decisioni della Santa Madre Chiesa, non si può ignorare che le contemplazioni della Veggente di Dùlmen sviluppano e arricchiscono la nostra conoscenza sulla vita terrena della Santa Vergine Maria. Possono essere paragonate solo alle visioni di Maria Agreda e Teresa di Konnersreuth e anche quelle di Santa Brigida di Svezia. Si potrebbe forse dire che le medesime costituiscono un trattato di viva mistica Mariana. Pur non avendo pronunciato ancora un parere definitivo sul carattere soprannaturale delle visioni di Anna Caterina Emmerick, la Chiesa Cattolica concede da oltre centocinquant'anni l"'Imprimatur" ecclesiastico, il nullaosta, per tutti gli scritti e le traduzioni che riportano le visioni e la vita della pia Suora, non riscontrando nel carattere generale di queste contemplazioni alcuna contraddizione con l'insegnamento e la Dottrina cristiana della fede cattolica. Dichiarazione del Vescovo di Mùnster "Ho appreso da Roma che Paolo VI ha confermato, il 18 maggio 1973, la decisione della Congregazione per la Dottrina della Fede di riprendere il processo di beatificazione della Serva di Dio Anna Caterina Emmerick. In quest'epoca di rinnovata barbarie del nuovo paganesimo, dedita alla venerazione del dio mammona (quello del denaro per intenderci) tutta rivolta alle scoperte scientifiche sempre più sofisticate dove l'ideale del cuore e dell"'umano" sono sacrificati interamente all'ideale faustiano di potenza, noi abbiamo bisogno di rivolgere un pensiero profondo a questa Martire e Sorella spirituale che già decise di sacrificarsi per tutte le anime del mondo e del Purgatorio, con le quali in modo particolare ebbe rapporti profondi, ed offrì loro 3 quotidianamente suffragi, preghiere, aspre penitenze e opere buone. Ci appelliamo a lei e al suo misericordioso intervento affinché molte creature ancora oggi come già fu al suo tempo, possano riconciliarsi con Nostro Signore Gesù Cristo per mezzo dell'intercessione della Santissima Vergine Maria (la quale fu tanto amata da Anna Caterina Emmerick). La pia Suora agostiniana resterà la "Croce sulla Via" per quanti vorranno salvarsi e trovare in lei consolazione ed orientamento sul cammino verso la Patria Celeste. In nome di Gesù Cristo. Citazioni La stigmatizzata Teresa Neumann, mistica tedesca, disse della Emmerick, al tempo di Pio XI: "Questo Papa non dirà nulla di Lei; Pio XII dirà poco, ma i suoi successori ne parleranno molto. Verrà il tempo in cui ella sarà agnificata di una esaltazione gloriosa. Sarà coronata con le anime serafiche che circondano Cristo, perché possedeva i segreti del Re". D. Gueranger, Abate di Solesmes: Nelle sue rivelazioni non vi sono contraddizioni con la verità della Bibbia e nemmeno con la tradizione orale della Chiesa. Esse completano meravigliosamente le Sacre Scritture e la storia ecclesiastica; chiariscono i punti oscuri spiegati ancora insufficientemente dai teologi e dagli esegeti. Quello che sorprende della Emmerick e persuade di quanto disse, è la ricchezza inesauribile che sorpassa ogni supposizione umana a riguardo della vita di Gesù e di Maria. Davanti a questa meravigliosa e inesauribile opera, non si può non esclamare: "Qui c'è il dito di Dio! Lei compie una grande missione". Il Cardinale Gibbons (1834-1921) così attestò: "Papa Pio IX aveva delle visioni di Suor Anna Caterina un così alto concetto che le fece tradurre dal testo originale tedesco (Dolorosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo). Notizia del vicepostulatore della causa di Beatificazione di Anna Caterina Emmerick4 , Parroco Dr. Clemens Engling, Dùlmen: "Herr Festring (Presidente della Commissione Vescovile - Emmerick) ed io restammo dal 15 al 18 novembre a Roma, per ricevere informazioni sulla reale possibilità della Beatificazione di Anna Caterina Emmerick. ........mentre si fece vivo sempre più il contatto con la Santa Vergine: "Chi onora la eccelsa Madre di Dio sarà favorito da Lei che intercederà per i suoi devoti presso il Divin Figliolo. Durante le tentazioni conviene mettersi quest'immagine sul petto". 

 Anna Caterina nacque proprio nella ricorrenza della nascita della Madonna, l'8 settembre 1774, nella comunità contadina di Plamske (Coesfeld/Westfalia). La sua nascita in questo giorno fu interpretata dai credenti come un segno celeste e segnerà la vita della Veggente in un profondo legame interiore con la Santa Vergine. La venerabile Suor Emmerick soffrirà gli stessi dolori che la Madre di Dio ebbe a patire sotto la Croce e ne percorrerà misticamente e in tutti i dettagli la vita. "Fin da fanciulla i miei pensieri erano rivolti al presepe con il bambino Gesù e alla Madre di Dio. Spesso mi sento ferita perché non si racconta quasi nulla e si è scritto così poco sui progenitori della Madre di Dio". In questo modo la Mistica di Dùlmen si lamentava con il poeta Brentano. Anna Caterina Emmerick vide la Regina del cielo già nella sua infanzia, come una donna santissima, maestosa e benevola, che le correva incontro per i campi, la proteggeva e le conduceva il Figliolo Divino sotto diverse forme. La Serva di Dio nacque in un'epoca travagliata dal fanatismo antireligioso dei fautori della "dea ragione" e sembra scelta da Dio, quale suo strumento, per testimoniare l'eternità dei valori cristiani dell'umanità e il trionfo dello Spirito Santo sulla materia e sulla secolarizzazione del mondo. 

Caterina poteva ricordare il giorno della sua cerimonia battesimale quando dinanzi agli occhi interiori vide l'Angelo custode e la Santa Vergine con il bambino Gesù, come anche le sue Sante protettrici: Anna e Caterina. Nel 1786 ricevette la prima Comunione con gran fervore e vide accanto a sé Santa Cecilia e la sua Patrona, Santa Caterina. Da allora la futura Suor Emmerick fu privilegiata sempre più dalle numerose visioni e contemplazioni che l'accompagnarono fino al momento del trapasso. La Veggente partecipò nel suo intimo più profondo, ripercorrendone quasi i passi, alla vita biblica di Nostro Signore Gesù Cristo, a quella dei progenitori e dei genitori della Madonna, Anna e Gioacchino, e poi della Santa Vergine, degli Apostoli, degli Angeli e dei Santi. La piccola e umile Suora fu accompagnata nei suoi viaggi nel Purgatorio dall'Angelo custode e fu sollevata dalle sue sofferenze dalle anime di Chiara da Montefalco, Giuliana di Liegi, Sant'Ignazio di Loyola, Sant'Agostino, il fondatore dell'ordine religioso a cui lei appartenne, Santa Rita e tante altre sante Anime che accorsero spesso al suo capezzale per incoraggiarla a patire nel modo più giusto. 

 La sua missione espiatrice sulla terra e la sua devozione a Dio meritò il sigillo celeste delle sante stigmate, che la Emmerick tenne in stretta riservatezza finché le fu possibile. In particolare la Serva di Dio è famosa per la croce sul petto apparsa il 28 agosto 1812 e sanguinante ogni mercoledì,  Egli abbracciò questo compito come missione divina, convertendosi da una vita disordinata e mondana al più fervente cattolicesimo. La pia Suora l'aiutò a convertirsi e a confessarsi bene per dedicarsi con tutto l'animo a Dio. Il poeta, che poi Caterina avrebbe chiamato "il pellegrino" (pellegrino su questa terra in cammino verso la Patria celeste), sedette quasi ininterrottamente al suo capezzale per circa sei anni e annotò tutto quanto la pia Suora esternava. Durante le estasi mistiche la Emmerick parlava prodigiosamente in aramaico, latino e altre lingue dell'antichità, come anche in stretto dialetto vestfalico. Spesso infatti Clemente Brentano fu costretto a consultare un amico teologo studioso di lingue antiche all'università di Berlino, o gente del luogo per quanto riguarda le frasi dialettali. L'enorme materiale raccolto venne ordinato dal Brentano e poi pubblicato.

LA MADONNA 
Notizie biografiche (dai canoni ufficiali)

 Maria deriva quasi certamente dall'aramaico e significa "amata da Dio". Senza concorso d'uomo concepisce Gesù, annunziato dall'arcangelo Gabriele, che la proclama la "piena di grazia" (cfr. Lc 1,26-38). Visita la parente Elisabetta, moglie di Zaccaria, da sei mesi incinta di Giovanni Battista. Da quest'incontro ha origine il Magnificat che esprime la gioia sua e della discendenza di Abramo. Per osservare l'editto di Augusto di censimento per tutto l'Im-pero Romano, parte di nuovo con lo sposo per la Giudea, e a Betlemme in una grotta da alla luce Gesù. Otto giorni dopo Maria e Giuseppe si recano al tempio di Gerusalemme per consacrare il Neonato. Qui incontrano Simeone, sacerdote pio e giusto, il quale predice a Maria, alludendo alla Passione di Gesù, che una spada le avrebbe trafitto l'anima, "perché sia-no svelati i pensieri di molti cuori" (cfr. Lc 2,33ss). Il re Erode, che vuole uccidere Gesù, costringe la famiglia a fuggire in Egitto, dove questa rimane fino alla morte del tiranno. Invece di tornare a Betlemme, territorio del tiranno Archelao, figlio e successore di Erode, Giuseppe conduce il Santo Bambino e sua Madre a Nazareth, compresa nella giurisdizione del tetrarca Antipa (cfr. Mt 2,13-23). Ogni anno Maria si reca al tempio di Gerusalemme dalla Galilea. Gesù ha dodici anni quando una volta Ella lo smarrisce, dopo affannosa ricerca lo ritrova nel tempio dove sta discutendo tra i dottori della Legge (cfr. Lc 2,41-52). Dopo lunghi anni trascorsi nella vita domestica umile e tranquilla la rivediamo a Cana di Galilea, ad un banchetto nuziale, dove sollecita Gesù a compiere il famoso prodigio del vino. Il Redentore è ormai trentenne. Segue Gesù nella predicazione con altre pie donne e i discepoli, confusa tra la folla (cfr. Gv 2,12; Lc 11,27-28; Mt 12,46-50), finché la ritroviamo sul Calvario, dove agonizzante di dolore riceve Giovanni per figlio ed è affidata a questo come Madre (cfr. Gv 19,25-27). La sua ultima comparsa è nel Cenacolo di Gerusalemme, raccolta in preghiera insieme con gli Apostoli quale Madre del primo nucleo della Chiesa nascente (cfr. At 1,14). Per le circostanze della sua vita dopo la morte di Cristo e della sua morte, i libri del Nuovo Testamento tacciono. La letteratura apocrifa, dal Il al VII secolo invece è ricca di dettagli biografici. Solo dal Protovangelo di Giacomo sappiamo che i genitori di Maria si chiamano Gioacchino ed Anna.

1 - In generale sui progenitori della Madonna e di Sant'Anna Visioni rivelate al "pellegrino" la mattina del 27 giugno 1819. 

Stanotte ho ricevuto di nuovo visioni sui progenitori dell'amata Vergine Maria. Si sono susseguite dinanzi alla mia vista interiore lentamente e per lungo tempo. Mentre le visioni si susseguivano, sentivo le mie pene diminuire e trovavo molto sollievo. Adesso posso raccontarle al "pellegrino", che sarà felice di ascoltarle. La storia della Madonna ha avuto per me sempre un'attrazione particolare, fin da bambina mi sono sentita intimamente fedele alla storia della Madre di Dio a tal punto da contestare chiunque mi raccontasse la medesima in modo diverso: - No! Non è così! - rispondevo, volendo attestare con tutta la forza quello che avevo visto. Tempo dopo, quando il mondo mi rese insicura, preferii tacere per meglio custodire nel mio intimo quella verità che avevo ricevuto dalle mie visioni. Stanotte con tanta gioia le ho riviste fin nei minimi particolari. Nella mia infanzia rivolgevo spesso i pensieri al presepe con il bambino Gesù e la Madre di Dio. Non riuscivo a comprendere perché non si raccontasse nulla e si scrivesse così poco dei parenti e degli antenati della Santa Vergine. Quando scrutavo nel mio essere interiore mi sentivo ferita per queste mancanze. Rinchiusi alla fine in me questa mia grande sete di conoscenza sulla vita della Beata e Santa Vergine Maria. Questa sete lentamente si trasformò in profonda nostalgia e all'improvviso presero a fluire dinanzi ai miei occhi interiori le numerose visioni degli antenati della Madonna, fin dalla quarta o quinta generazione. Li vidi come persone pure e innocenti che vivevano con una celata e straordinaria nostalgia per la promessa della venuta del Messia. I progenitori della Santa Vergine mi sembrarono differenti dalle altre persone dal portamento e dall'agire selvaggio. Nel notare questa profonda differenza nacque in me un grande timore per loro e riflettei, assorta nel silenzio della mia contemplazione: come potevano, essi che erano così pieni di grazia e silenziosi, vivere tra queste persone così rozze e aggressive? Fui presa da ansia e preoccupazione e mi assalì l'impulso di cercarli per aiutarli, portandoli lontano dal pericolo, desideravo metterli al riparo in un bosco. Li vidi vivere con tanta abnegazione e spesso anche da sposati si separavano per qualche tempo, come lo facevano da fidanzati. Quest'usanza mi colmò di letizia pur senza capirne il motivo. Usavano pure separarsi in occasione delle celebrazioni religiose, delle funzioni con incensamento e preghiere. In queste cerimonie riconobbi alcuni di loro mentre espletavano le funzioni di sacerdoti. Gli antenati di Maria, per non essere turbati nella loro quiete dalla gente cattiva e rozza, erano costretti spesso ad emigrare da un luogo all'altro, lasciando grandi beni e possedimenti per adattarsi ad altri minori. Per costoro il bene supremo erano la pace e la quiete, poiché erano animati da una devozione mistica che ardeva nei loro cuori, tanto che quest'impulso li spingeva a correre spesso nei campi solitari supplicando Dio. Li vidi di giorno strapparsi perfino gli abiti dal petto ai raggi cocenti del sole, come per invitare Dio a divampare nel loro cuore; oppure, di notte, alla luce lunare o al chiarore delle stelle, come a voler saziare la sete di realizzazione della profezia antica. Queste visioni mi si manifestavano mentre solitaria mi trovavo al pascolo per custodire il gregge, o di notte, sui pascoli più alti, quando mi inginocchiavo per le orazioni; oppure nel tempo dell'Avvento, a mezzanotte, mentre mi recavo sulla neve ad assistere alla funzione religiosa nella chiesa di San Giacomo a Coesfeld, distante quasi un ora di cammino dalla nostra comunità contadina. Qualche altra volta volli imitare i progenitori di Maria e correvo chiamando il Messia, così giunsi sempre in tempo a Coesfeld per assistere alla Messa mattutina dell'Avvento, sebbene le care anime del Purgatorio mi avessero guidato per lungo tempo attraverso tutte le stazioni della Via Crucis. Le figure dei progenitori della Santa Vergine, affamate di Dio, mi apparvero, per il comportamento e il modo di vestire, estranee, lontane e antiche, ma d'altra parte anche così chiaramente vicine al mio cuore da averne spesso l'immagine impressa dinanzi agli occhi. In seguito a queste visioni pensavo: "Tutto ciò che vedo di quel tempo antico è già successo, 9 eppure essi sono qui, ne avverto la presenza. Io sono con loro!". Queste brave persone erano molto precise ed esatte in tutte le loro azioni, in tutti i discorsi e specialmente nella funzione religiosa e mai si lamentavano per le sofferenze. 

Notizie personali della Veggente 

Di sera, e anche nella notte, prego diligentemente per le povere anime che, forse, non avevano risvegliato abbastanza, nella vita terrena, il desiderio per la salvezza dell'anima loro, e si erano abbandonate invece ai desideri per le creature ed i beni del mondo. Tali anime, cadute durante questa vita nelle varie mancanze, adesso languiscono nello struggi-mento per la redenzione. Per questo dedico loro la mia preghiera e la mia supplica a Dio Redentore, mi offro volentieri a Lui per espiare io stessa queste colpe. Con tale misericordia ne traggo anche un piccolo vantaggio personale: godo il conforto della loro gratitudine e inoltre vengo svegliata in tempo per le preghiere salvifiche in loro favore e non passo il tempo dormendo. Un giorno, in particolare, queste anime mi si manifestarono librandosi a differenti altezze nell'aria; esse, come piccole, silenziose e deboli luci, si avvicinarono al mio letto, svegliandomi in tempo. Grazie al loro aiuto potei così anche quel giorno implorare Dio con le orazioni del mattino, poi spruzzai su di me e su di loro dell'acqua benedetta, mi vestii e mi recai sulla strada. Vidi le piccole e povere lucignole accompagnarmi sul cammino ordinate come in processione. Commossa dalla loro tristezza e toccata dalla forte nostalgia per il Divino, presi a cantare con il cuore supplicante: "Cielo! Sciogli il Giusto, nuvole fatelo piovere!"

2 - I Progenitori di Sant'Anna: gli Esseni Abiti sacerdotali presso gli Esseni - Le scuole del tempio - I fiorellini di San Luca - Notizie attorno agli Esseni Visioni rivelate nel periodo giugno-agosto del 1821. 


In questo periodo ho visto molto sui progenitori della madre della Santa Vergine, Anna. Ieri mi è sembrato di essere quasi tutto il giorno tra questa gente ma, siccome ho ricevuto alcune visite, ho dimenticato tanto. Voglio raccontare però ciò che mi ricordo: ho visto Anna che viveva a Mara, nella zona del monte Oreb. Aveva relazioni spirituali ed era affiliata con un genere di Israeliti molto pii e devoti a Dio. Quei religiosi si chiamavano Esseni. Costoro però ebbero nei tempi più antichi altri due nomi: il primo nome, Escareni, prende origine da Eskara o Askarah, come viene chiamato l'incenso odoroso e l'offerta del grano macinato rivolta a Dio. Il secondo da Chassidim, che significa "misericordioso" (compassionevole) e devoto. Da dove altro provenga la parola "Esseni" non lo so più. Questi religiosi hanno la loro origine nel tempo di Mosè e Aronne, e cioè di quei sacerdoti che portarono l'Arca dell'antica Alleanza. Essi mantennero nel periodo di tempo tra Isaia e Geremia le loro precise regole religiose di vita quotidiana. All'inizio gli Esseni non erano molti, poi aumentarono e andarono ad abitare, organizzati in comunità, nella terra promessa, in una regione che era in lunghezza pari a 48 ore di cammino e 36 in larghezza. Più tardi giunsero fino alla zona del Giordano. La maggior parte di essi abitò il monte Oreb e il Carmelo, dove dimorò Elia. Io vidi che gli Esseni erano divisi in tre comunità con ordinamenti e costituzioni differenti. Quella che viveva sul monte Oreb ebbe una guida spirituale assai valida nel vecchio profeta dal nome Archas o Arkas. La loro costituzione era molto simile alla regola di un ordine spirituale dei nostri giorni: i candidati ammessi dovevano superare un noviziato di un anno e solo quando essi avevano provato di avere sufficiente temperanza venivano accettati, per un periodo lungo o breve, secondo i risultati dei supremi vaticini profetici. Li vidi praticare il più stretto celibato. In un'altra comunità di Esseni, alla quale poi appartennero anche i nonni di Sant'Anna, era permesso invece il matrimonio. Costoro, pur vivendo al di fuori dell'ordine religioso del monte Oreb, avevano stabilito nel proprio ambiente lo stesso comportamento e le medesime abitudini educative dei primi. Tra i due tipi di comunità intercorreva un rapporto, così come lo è oggi tra i cosiddetti Terziari (Terzo Ordine) e il clero regolare. Infatti questa comunità di coniugati si consultava spesso, per le conduzioni spirituali e coniugali, con il profeta della cosiddetta Montagna di Dio. Il terzo genere di Esseni che vidi erano anch'essi coniugati, costoro commisero molti errori perché portarono all'esasperazione tutti gli insegnamenti e perciò non erano tollerati dagli altri. Essi finirono per costituire una propria comunità. In particolare, gli Esseni dell'ordine religioso erano molto abili e inclini in cose profetiche, ed il profeta della 
Montagna era spesso nella caverna di Elia, partecipe alle manifestazioni divine relative alla venuta del Messia. Egli aveva ricevuto dai suoi oracoli profonde conoscenze della Famiglia dalla quale sarebbe dovuta provenire la madre del Messia. Quando Archas predisse gli avvenimenti relativi ai progenitori di Sant'Anna, in relazione alle loro nozze, vide anche che la venuta del Messia si approssimava proprio con queste unioni. Egli però non sapeva dire, a causa dei peccati, quanto tempo ancora sarebbe occorso e quali impedimenti ci sarebbero stati per la nascita della Madre del Salvatore. Questo sarebbe dipeso dalla volontà espiatoria dei progenitori e di tutti gli Esseni. Il profeta, in seguito al suo vaticinio, esortò perciò ancor più tutta la comunità alla preghiera e ai sacrifici espiatori di purificazione per favorire la venuta del Messia. Vidi questi pii Israeliti essere fin dai tempi più antichi molto diligenti nella vita devozionale e nelle mortificazioni. Essi vivevano isolati e dispersi prima che Isaia li riunisse e desse loro un regolare statuto. Li vidi sempre con le stesse vesti che non cambiavano e non rammendavano mai finché, lacere e consumate, cadevano dal corpo. Gli Esseni combatterono con eccellente abilità il malcostume e, nella comunità degli sposati, le coppie vivevano tra loro come nella vita consacrata: spesso con lunghe astensioni, in capanne molto distanti tra i coniugi, partecipando alla vita coniugale, e in particolare al rapporto intimo, solo con l'intenzione di creare una discendenza sacra che avrebbe favorito l'arrivo del Salvatore. Vidi gli uomini prendere i pasti separati dalle loro mogli; solo quando l'uomo lasciava il tavolo, allora la donna prendeva il suo posto. Tra questa comunità di devoti coniugati c'erano i predecessori di Sant'Anna e altra santa gente. Geremia era in contatto religioso e spirituale con alcuni di questi ed in particolare con quelli che erano chiamati "i profeti minori". Tali profeti vivevano nel deserto, intorno alla Montagna di Do e sul Carmelo. In altre visioni ne vidi anche molti in Egitto, ma questo dev'essere accaduto successivamente all'epoca in cui vissero i progenitori di Anna. Ho visto anche molti Esseni scacciati dal monte Oreb per un periodo di tempo e poi riunirsi sotto nuove guide. Mi apparvero tra costoro i Maccabei. Gli Esseni ebbero una grande venerazione per Mosè, al punto tale da usare quale oggetto di culto devozionale un sacro lembo di stoffa tolto da una sua veste. Questo lembo era stato dato da Mosè ad Aronne ed era divenuto per loro una reliquia santa. In un'altra visione mi apparvero quindici Esseni che subivano il martirio in difesa di questo sacrario. Vidi anche com'era profonda la conoscenza dei santi misteri dell'Arca dell'Alleanza presso i loro profeti superiori. Quelli non sposati, del monte Oreb, riuscivano a conservarsi illibati ed emanavano un'aurea di indescrivibile purezza e religiosità. Avevano il compito di educare i fanciulli ad una profonda santità interiore. L'Ordinamento di questi Esseni era molto severo: non si poteva sperare di essere accolti nell'Ordine prima dei 14 anni; coloro che erano già stati esaminati preliminarmente con esito favorevole erano ammessi come neofiti a un anno di prova, poi dovevano superare due anni di noviziato per divenirne membri. I membri dell'Ordine non potevano commerciare per i loro bisogni, ma solo scambiare i prodotti del loro campo per lo stretto fabbisogno. Se qualcuno degli Esseni cadeva in un peccato grave veniva emessa una sentenza di esilio dal superiore. La guida spirituale riconosceva i simboli della colpa dagli Oracoli e poteva ben identificare il peccatore e scomunicarlo. Tale scomunica aveva un potere come quella che ebbe Pietro su Anania. Per tutti i peccati minori gli Esseni ricevevano solo penitenze, come per esempio dovevano restare in piedi vestiti di una tunica rigida, le cui maniche immobili e allargate in forma crocifissa erano piene di spilli. Abitavano in celle naturali, cioè in piccole grotte sul monte Oreb. In una grotta più grande era stata costruita con intrecci di canne una sala in cui i religiosi si riunivano ogni giorno alla stessa ora, le undici, per mangiare. Vidi che ognuno aveva dinanzi a sé un piccolo pezzo di pane e un bicchiere. Dopo che il superiore aveva benedetto il pane, si mangiava. Poi tutti ritornavano nelle loro singole celle. In questa sala per il pasto comune si trovava pure un altare e sopra, coperti, c'erano pani benedetti, questi erano considerati come qualcosa di sacro. Io penso che poi venissero distribuiti ai poveri. Gli Esseni allevavano e addomesticavano molte colombe, che si cibavano sulle loro mani e con le quali avevano un'usanza misteriosa: dicevano qualcosa e subito le colombe si levavano in volo. Vidi anche che essi adoperavano la stessa funzione con i capretti che lasciavano andare nel deserto, dopo aver detto loro qualcosa. Ebbi la percezione che gli animali assumessero in se stessi i peccati di questa gente. Vidi gli Esseni recarsi al tempio, a Gerusalemme, tre volte all'anno. I sacerdoti sul monte Oreb pulivano e confezionavano i paramenti sacri. Li vidi prodigarsi nella cura degli allevamenti; dell'agricoltura e specialmente dell'orticoltura. Questa montagna era piena di giardini e alberi da frutta che stavano tra le capanne degli Esseni. La comunità non produceva la seta, occorrente per esempio per i paramenti sacerdotali, ma veniva scambiata con altri prodotti e smerciata a matasse. A Gerusalemme gli Esseni dell'Ordine avevano una loro zona particolare riservata per abitare e commerciare, così nel tempio avevano anche un proprio spazio separato dagli altri. A causa dei loro costumi severi, si attiravano l'avversione dei Giudei. Li vidi inviare molti doni per i sacrifici del tempio, per esempio giganteschi grappoli d'uva appesi a lunghe aste e portate da due uomini, come anche l'offerta di molti agnelli, non per farli uccidere, bensì per lasciarli correre liberi nei giardini del tempio. Non ho mai visto che gli Esseni compissero sacrifici cruenti per il tempio. Si recavano in questo luogo di preghiera con portamento molto serio, in spirito contemplativo, orazione, digiuno e penitenza; perfino preparati precedentemente da autoflaggellazioni.
Ma se qualcuno di questi non aveva espiato abbastanza per le sue colpe e commetteva l'errore di recarsi ancora carico di peccati al tempio e inoltrarsi fino al Santissimo, moriva improvvisamenteQuando sul cammino verso Gerusalemme gli Esseni incontravano qualche ammalato, oppure persone bisognose d'aiuto, interrompevano il viaggio per soccorrere costoro con tutte le cure del caso. Li vidi prodigarsi con guarigioni prodigiose. Questa gente raccoglieva soprattutto erbe medicinali e preparava bevande e lozioni per gli infermi. In un'altra visione ebbi chiaramente alcune immagini su delle persone dai lineamenti spirituali che adagiavano gli ammalati su una lettiera di erbe medicinali e li curavano con infusi di erbe e misture di fiori, oppure con l'imposizione delle mani sul capo e sulle differenti parti del corpo. Li ho veduti anche guarire in lontananza, in un modo meraviglioso. Solo tempo dopo appresi che costoro erano gli Esseni del monte Oreb.



3 - La nonna di Anna si consulta con il profeta del monte Oreb all'approssimarsi della nascita della Santa Vergine Maria


Una visione mi portò alla conoscenza di Chariot; era un Esse-no dedito ad una vita contemplativa e di espiazione. Aveva la sua dimora nelle vicinanze di Gerico e visse circa cento anni prima di Gesù Cristo Redentore. Vidi poi che gli
Esseni avevano un modo di vivere molto austero e misurato: essi mangiavano per la maggior parte solo la frutta che cresceva nei loro giardini. Anche Arcos mangiava della frutta amara e gialla. Il vecchio profeta del monte Oreb, guidò gli Esseni per novant'anni. Sembra strano che questo veggente abbia profetizzato sempre la nascita di creature di genere femminile e che i progenitori di Anna e quest'ultima stessa ebbero per la massima parte una discendenza femminile. Vidi la nonna di Anna consultano in merito alle sue nozze. Sembra che questo profeta rivolgesse tutte le sue preghiere e devozioni a Dio, affinché benedicesse le pie madri dalle quali sarebbe discesa la famiglia della Vergine Maria, la Madre del Salvatore, e le famiglie dei servi e dei discepoli di Gesù Cristo. Anche il luogo di preghiera e dei vaticini del profeta era situato sul monte Oreb, nella grotta che era stata la dimora di Elia. Questa grotta era posta lungo una salita sul Monte e vi si accede-va per un'entrata scomoda, dopo aver disceso alcuni gradini naturali scavati nella roccia. Arcos ci andava sempre solo. Quando il profeta si recava in questo luogo assumeva lo stesso significato del supremo sacerdote del tempio quando si recava nel Santissimo, poiché nella grotta di Elia si trovava il Santissimo degli Esseni. In questo posto erano celati alcuni misteri sacrali, che non si possono svelare e perciò non posso nemmeno ricordare. Spiegherò poi quello che è nelle mie possibilità. Come dissi, ebbi una visione nella quale la nonna di Anna, prossima alle nozze, si recò dal profeta Arcos per avere un consiglio. Questa pia donna abitava nel deserto, a Mara, con la sua famiglia che faceva parte della comunità degli Esseni coniugati e aveva in questo luogo dei beni. Udii una voce che mi disse il nome di questa antenata: Moruni o Emorun. La voce mi disse che significava "buona madre" o "sublime madre " Quando giunse il tempo per prendere marito, furono in molti a chiedere la sua mano, ed ella si recò sul monte Oreb per consultare il supremo sacerdote, affinché l'aiutasse nella scelta consultando gli Oracoli. Le donne potevano parlare in udienza privata con il sacerdote solo attraverso un'inferriata, in un angolo riservato nella grande sala delle adunanze. Vidi Archos, con addosso i sacri paramenti, salire molti gradini, e giunto alla cima del Monte ne discese altri che lo condussero alla soglia della grotta di Elia. Entrò e chiuse dietro di sé la piccola porta della caverna. L'interno, ordinato e riempito di sacri arredi, era immerso in una luce crepuscolare con venature azzurre. Alcuni vasi contenevano delle erbe basse dalle proprietà terapeutiche e miracolose. Saranno le stesse che cresceranno e si rinvigoriranno al passaggio del lembo della veste di Gesù Io conosco quest'erba, cresce anche presso di noi, sebbene di costituzione più debole. Serviva alle rivelazioni profetiche di Archos perché col fiorire o con l'appassire forniva gli indizi negativi o positivi degli Oracoli. Il simbolismo è chiaro. Tra queste erbe vidi un piccolo alberello con le foglie giallicce rivolte in alto a forma di spirali.
Alla mia vista interiore apparvero tante piccole immagini sulle foglie dell'alberello, mi sembrò che fosse il tronco di Jesse~5 o l'albero genealogico che mostrava quanto fosse vicina la venuta della Madre di Dio. Archos teneva sempre nelle mani il bastone di Aronne, particolarmente quando pregava nella grotta di Elia. Lo vidi con questo bastone durante il vaticinio del matrimonio dei progenitori della Santa Vergine. Egli chiese alla divina Provvidenza se il matrimonio contribuisse positivamente alla venuta del Messia, allora il bastone fiorì alcuni virgulti e fu chiaro che, secondo la volontà di Dio, la specie doveva continuare in quella direzione. Vidi Archos che, osservando in che modo si sviluppavano i virgulti, profetava, interpretando quel vivo simbolismo. Gli Esseni possedevano pure un'altra preziosa reliquia nella caverna di Elia sul monte Oreb; era una parte del più sacro segreto dell'Arca dell'Alleanza. Il sacro oggetto era celato da un velo nell'Arca. Solamente i più santi sacerdoti e profeti ne conoscevano il mistero. Questa reliquia era un mistero divino che preannunciava la venuta della Santa Vergine piena di grazia, nella quale per volontà dello Spirito Santo si sarebbe incarnato il Verbo fattosi uomo. Gli Esseni conservavano parte di quella santissima reliquia in un calice lucente fatto di pietre preziose; prima della schiavitù babilonese era stata custodita nell'Arca dell'Alleanza. Vidi che da questo sacro calice crescevano talvolta dei piccoli fiori. Archos pregò rivolto verso un'apertura in alto da dove entrava la luce, poi si gettò a terra col viso rivolto al suolo. In questo momento Archos aveva ricevuto un'estasi e una rivelazione profetica: egli vide crescere sotto il cuore di Emorum, che gli aveva domandato consiglio, un bastone di rose con tre rami, ciascuno dei rami portava una rosa. La rosa del secondo ramo era ornata di una lettera, credo che fosse la N o la M. Il sacerdote poi vide un Angelo che scriveva delle lettere, potè leggere e capirne subito il significato. Subito dopo uscì dalla caverna ed annunciò alla progenitrice di Anna, la quale lo aveva interrogato, che si sarebbe maritata col sesto pretendente al matrimonio e avrebbe partorito una bambina eletta da Dio, contraddistinta da un segno.

 Emorum infatti sposò Stolano, che era anch'egli un Esseno ma non di Mara, dopo il matrimonio assunse il nome di Garescha o Sarzirius. Stolano ed Emorum ebbero tre figlie: Ismeria, Emerenzia e Enue. La famiglia si trasferì da Mara a Ephroa. Ho visto Ismeria diventare la madre di Sant'Anna, e non Emerenzia come fu detto da alcuni. Emerenzia invece sposò Aphras o Ophras, un levita. Dalla coppia nacque Elisabetta, la madre di Giovanni il Battista. Un'altra figlia si chiamò Enue come la zia, e all'epoca della nascita di Maria Santissima era già diventata vedova. La figlia primogenita di Ismeria e di Eliud si chiamava Sobe ma, siccome in questa fanciulla non si era manifestato il segno della promessa, la coppia ne era assai afflitta e perciò i coniugi si recarono dal profeta del monte Oreb. Archos li consigliò di pregare, di offrire sacrifici, e supplicare insistentemente Dio. Ismeria rimase sterile per diciotto anni poi fu di nuovo benedetta da Dio, che le diede una visione notturna: vide un Angelo scrivere sulla parete vicino al suo letto la lettera "M". Quando la coppia si svegliò scorse il segno realmente sulla parete. Dopo nove mesi Ismeria diede alla luce Sant'Anna che portava la lettera sul petto. A cinque anni la bambina fu inviata alla scuola del tempio, come farà anche Maria. Dodici anni dopo ritornò a casa e trovò una sorellina di nome Maraha. Un anno dopo Ismeria si ammalò gravemente. Dal letto di morte diede alcune istruzioni e ammonizioni ai suoi parenti, raccomandò loro Anna, come futura madre della famiglia. Infine volle parlare solo con Anna, la consigliò di sposarsi e di lasciarsi guidare dal profeta del monte Oreb; le raccomandò di prepararsi a divenire un vaso della Grazia divina. Poi lasciò questo mondo. I genitori di Anna erano ricchi, ma donavano moltissimo ai bisognosi e tenevano per loro solo una piccolissima parte. Li avevo già visti, insieme a devoti e religiosi, portare l'Arca dell'Alleanza, la quale emanava una luce maestosa che presagiva il prossimo evento delle sacre nascite di Sant'Anna e della Santa Vergine Maria. Sobe, la sorella maggiore di Anna, si maritò con un certo Salomone e generò due figli: Eliud e la figlia Maria Salome, la quale si sposò con Zebedeo e partorì Giacomo il Maggiore. Anna aveva ancora una terza sorella, molto povera ma che era molto saggia. Sant'Anna era nata a Betlemme, tempo dopo i suoi genitori si erano trasferiti a Sephoris poco distante da Nazareth. Essi avevano poderi e terreni nella valle di Zabulon. Dopo la morte della consorte, il padre della Santa decise di ritirarsi in questo podere con il resto della famiglia. Così entrò in amicizia con i genitori di Gioacchino, della tribù di David. Il padre di Gioacchino, che pure si era stabilito da tempo in quella valle, si chiamava Matthat ed era il fratello minore di Giacomo, il padre di San Giuseppe. Sebbene Anna non fosse bellissima, sembrava la più bella tra le altre ragazze. Semplice ed innocente. Sua figlia, Maria Santissima, sarà la più bella di tutte. Anna si conservò per tutta la vita semplice ed innocente. Non voleva prendere marito e rifiutava tutti i giovani che la chiedevano in sposa. Ne aveva subito allontanati almeno sei. Secondo la tradizione di famiglia e la volontà di sua madre, Anna si recò a chiedere consiglio agli Esseni e seppe che era giusto che sposasse un certo Gioacchino; lei però non lo aveva mai conosciuto e mai ne aveva sentito parlare. Quando il padre di Anna si trasferì nella 16 valle di Zabulon, Matthat chiese la mano di Anna per conto di suo figlio. Così avvenne che la futura madre di Maria Santissima conobbe Gioacchino. Questi era un giovane molto pio ma non era bello, e San Giuseppe non era più tanto giovane, però era molto più bello di lui. Il modo di chiedere moglie era semplice: accomodata la cosa con i genitori, si faceva la promessa nella sinagoga del paese. il sacerdote pregava sul santo luogo dove erano i sacri Libri della Legge, mentre i genitori pregavano a casa loro. Poi il sacerdote accettava la dichiarazione degli sposi, i loro patti e le loro intenzioni. Il giorno seguente venivano congiunti con numerose cerimonie che si svolgevano all'aperto. Quando Anna si sposò aveva circa diciannove anni. Un solo sacerdote assistè alla cerimonia. Essi andarono ad abitare a casa di Eliud, il padre di Anna, la cui casa era poco distante da Sephoris; vi abitarono per sette anni. Il loro aspetto era chiaramente ebraico, ma lasciava intravedere tratti somatici fini ed insoliti. La serietà e la compostezza che sprigionava dal loro atteggiamento e dai costumi di vita erano assai rari. Nonostante fossero giovani, mostravano una maturità e una saggezza da persone più che anziane. Come i loro antenati, essi donavano quasi tutti i loro averi al tempio, ai poveri e ai parenti bisognosi; vivevano con molta temperanza, donando il superfluo ai più bisognosi. Vidi spesso che quel poco che la coppia tratteneva per sé, dopo poco si moltiplicava per essere diviso ancora. Per questo da ragazza pensavo che chi dà, riceve sempre il doppio. In ogni occasione parlavano con grande ansia dell'attesa del Messia. Spesso li vedevo, insieme ad amici e parenti, seduti al suolo in cerchio, parlare di cose sante. Tra i parenti bisognosi vidi alcuni malvagi che, invidiosi ed arroganti, chiedevano solo doni. Nonostante quest'atteggiamento, costoro ricevevano molto e venivano trattati bene. A causa di una disgrazia in famiglia, Anna partorì una bambina prematuramente, non era quella dell'antica Promessa perché non ci furono i segni. Sant'Anna ritenne per questo di aver peccato e temendo che fosse stata la conseguenza del castigo di Dio, divenne molto triste. Malgrado ciò furono felici per la nascita della fanciulla che venne chiamata Maria. Essi amarono questa bambina ma, non avendo ricevuto il tanto atteso santo frutto, erano contemporaneamente inquieti e tristi.
Vissero in reciproca astinenza e penitenza per un lungo periodo di tempo. Anna diventò sterile e ritenendo ciò come conseguenza dei suoi peccati, aumentò le sue opere buone. Vidi le sue preghiere solitarie e gli sposi vivere divisi per molto tempo. Le loro offerte al tempio furono quasi raddoppiate. Decisero di vivere in solitudine per guadagnarsi di nuovo la benedizione di Dio, allora lasciarono la casa del padre Eliud e si recarono in un podere nei dintorni di Nazareth, un lascito dei genitori di Gioacchino. I parenti. di Anna prepararono tutte le cose occorrenti: divisero il gregge, sortirono le stoffe, impacchettarono i vasi fragilissimi, e le tante altre cose che occorrono alla partenza definitiva di una famiglia che è vissuta sette anni in una stessa casa con i parenti.
Vidi i parenti dare in una borsa alla coppia in partenza un piccolo oggetto, ma pesante, simile ad un pezzo di metallo prezioso. Quando tutto fu pronto, Anna e Gioacchino presero commiato da quella brava gente con profonda commozione. Il corteo di servi e ancelle che spingevano avanti il bestiame, si mosse per primo, seguito da Anna e Gioacchino seduti sugli asini. Nella colonna, tra la polvere alzata dai buoi, gli asini e le pecore, scorsi pure il viso di Maria Heli, la prima figlia di Anna, dell'età di circa cinque o sette anni. La nuova abitazione si trovava a circa un'ora di cammino da Nazareth e si erigeva su una collina circondata da prati, era tra la valle di Nazareth e quella di Zabulon. La casa era fatta di pietra. Più avanti si erigeva una tettoia e le stalle per il bestiame, non lontani si trovavano gli alloggi della servitù. Vicinissimo alla casa vidi un albero molto strano, era grandissimo e i suoi rami scendevano fino a terra, mettevano radici e spuntavano da queste nuovi alberi più piccoli. L'interno della casa aveva la struttura di una chiesa non tanto grande, era suddiviso molto bene in numerose stanze con pareti mobili, fatte di intrecci di vimini, che non giungevano fino al soffitto, le pareti erano alte poco più di una persona. C'era la grande sala del banchetto e un'antisala, alcune separazioni di vimini potevano servire all'occorrenza per formare piccolissime stanze da letto per numerosi ospiti, per esempio in occasione di un grande banchetto nuziale di più giorni. Al centro della casa si trovavano quattro stanze da letto a destra e quattro a sinistra, tutte erano formate con lo stesso sistema 17 delle pareti di vimini. Dalle medesime si penetrava nella terza parte della casa, la posteriore, che finiva con la forma di mezzo cerchio come il coro di una chiesa. Al centro di questo spazio si trovava il grande focolare davanti al quale al soffitto era appeso un candelabro con cinque candele. Dietro al focolare alcuni arazzi coprivano ancora due locali: quello in cui la famiglia pranzava e il luogo di preghiera e di meditazione, l'oratorio. Fuori della casa c'era un giardino meraviglioso con un bel frutteto, dietro apparivano i campi di grano e un grande bosco che si estendeva fino ai piedi di un monte. Quando la pia famiglia giunse nella nuova dimora trovò tutto in ordine perché la servitù aveva già provveduto ad organizzare e pulire la casa. I servi furono di grande aiuto, erano coscienti e intelligenti, come lo era la servitù in quell'epoca. In poco tempo tutto fu in ordine ed ebbe inizio la nuova vita. Vidi i membri della famiglia spesso seduti in cerchio sul tappeto con altre persone mentre discorrevano della santa attesa. Essi continuavano a donare buona parte dei loro averi ai poveri e al tempio mentre ritenevano solo la parte minore e peggiore di tutte le loro sostanze. Miracolosamente, quanto più li vidi donare gran parte del raccolto e delle mandrie, tanto più tutto si moltiplicava improvvisamente. Spesso vidi dormire Anna e Gioacchino in stanze separate. Vivevano nella più grande continenza e spirito di abnegazione. Vidi Gioacchino pregare mentre pascolava le pecore e gli agnelli. La tristezza di questa coppia andava sempre aumentando perché Anna era sterile da diciannove anni, da quando era nata la loro prima figlia. Sebbene lei si vergognasse di non essere feconda, era fiduciosa nella venuta del Messia per mezzo di qualche sua parente. La gente cattiva del vicinato parlava male di loro perché non avevano altri figli. Anna frattanto si sforzava con Gioacchino di raggiungere una sempre maggiore purezza. Vidi Gioacchino, di costituzione piccola e robusta, recarsi a Gerusalemme col bestiame destinato al tempio. Anna era divenuta molto debole e infossata nelle guance, che però mantenevano il colore roseo.


fine  PARTE I
continua




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