venerdì 30 giugno 2017

LE LACRIME E LA CORREDENZIONE


34.17 Dice Gesù: «È sempre Maria che prende la mano di Gesù e la guida. Anche ora. Delle volte la Sua mano trafitta cade stanca e sfiduciata, perché sa che è inutile benedire. Voi distruggete la Mia Benedizione. Cade anche sdegnata, perché voi Mi maledite. E allora è Maria che leva lo sdegno a questa mano col baciarla.
Oh, Il bacio di Mia Madre! Chi resiste a quel bacio? E poi prende con le Sue dita sottili, ma così amorosamente imperiose, il Mio polso e Mi forza a benedire.
Non posso respingere Mia Madre. Ma bisogna andare da Lei per farla Avvocata vostra. Essa è la Mia Regina prima d’essere la vostra, ed il Suo amore per voi ha indulgenze che neppure il Mio conosce. Ed Essa, anche senza parole ma con le perle del Suo pianto e col ricordo della Mia Croce, il cui segno Mi fa tracciare nell’aria, perora la vostra causa e Mi ammonisce: “Sei il Salvatore. Salva”».

44.12 Dice Gesù:  «Maria, che sapeva la Sua sorte durante quei tre anni e quella che L’attendeva alla fine degli stessi e la sorte Mia, non recalcitrò co­me voi fate, pianse… Pianse perché era la Corredentrice e la Madre del genere umano rinato a Dio, e doveva piangere per tutte le mamme che non sanno fare, del loro dolore di madri, una corona di Gloria eterna.
Quante madri nel mondo, a cui la morte svelle dalle braccia una creatura! Quante madri a cui un soprannaturale Volere strappa dal fianco un figlio! Per tutte le Sue figlie, come Madre dei cristiani, per tutte le Sue sorelle, nel dolore di madre orbata, ha pianto Maria. E per tutti i figli che, nati da donna, sono destinati a divenire apostoli di Dio o martiri per amore di Dio, per fedeltà a Dio, o per ferocia umana.
Il Mio Sangue e il pianto di Mia Madre sono la mistura che fortifica questi segnati a eroica sortequella che annulla in loro le imperfezioni, o anche le colpe commesse dalla loro debolezza, dando, oltre al martirio, comunque subito, la Pace di Dio e, se sofferto per Dio, la Gloria del Cielo…
Pianse perché era la Corredentrice e la Madre del genere umano rinato a Dio, e doveva piangere per tutte le mamme che non sanno fare, del loro dolore di madri, una corona di Gloria eterna…
Queste lacrime le trovano le Mie care “vittime”, perché Maria è la prima vittima delle vittime per amore di Gesù, ed alle Sue seguaci Ella dà, con mano di Madre e di Medico, le Sue lacrime che ristorano ed inebriano a più alto sacrificio.
Santo pianto quello della Madre Mia!»

     157.7 (dialogo di Gesù a Maria SS.)
«Dovrai mettere questa Tua mano di candore sulle piaghe, chinarTi con i Tuoi sguardi di colomba paradisiaca sulle deformità infernali, aspirare il lezzo del peccato, e non fuggire. Ma anzi raccoglierTi sul cuore questi mutilati da satana, questi aborti, questi putridumi, e lavarli col pianto, e portarli a Me...».

168.9 Dice Maria:  «Lascia che io ti parli del supremo Amore che Mi ha dato il Figlio perché Io Lo doni al mondo. Mi ha tratto dalla beata ignoranza della Mia Verginità consacrata perché il mondo avesse il Perdono. Mi ha tratto non sangue dal parto ma dal cuore col rivelarMi che la Mia Creatura è la Gran Vittima.
GuardaMi, figlia.
In questo cuore è una gran ferita. Geme da trenta e più anni e sempre più si allarga e Mi consuma. Sai che nome ha?...
Amore. È amore questo che Mi svena per fare che non sia solo il Figlio nel salvare. È amore che Mi dà fuoco perché Io purifichi coloro che non osano andare al Figlio Mio. È amore che Mi dà pianto perché Io lavi i peccatori. Tu volevi la Mia carezza. Ti do le Mie lacrime che ti fanno già bianca per poter guardare il Mio Signore…”

       420.11 Dice Gesù: “Ma pensate che, come per la donna entrò il Male, per la Donna è giusto entri il Bene nel mondo. Vi è da annullare una pagina scritta da satana. E lo farà il pianto di una Donna... Capovolgerà Eva col suo triplice peccato.”

442.8 Dice Gesù: «Le lacrime della Madre di Dio... di Quella che, senza Colpa, non fu esente dal dolore e soffrì più di ogni altra donna, per essere la Corredentrice».


I quaderni del ‘43 pag. 345
L’incenso delle lacrime di Maria SS. contro l’ira di Dio

Dice Gesù: “Se è detto nell’Apocalisse che agli ultimi tempi un Angelo farà l’offerta dell’incenso più santo al trono di Dio, avanti di spargere il fuoco primo dell’ira divina sulla terra, come non pensate che fra le preghiere dei santi, incenso imperituro e degno dell’Altissimo, non siano, prime fra tutte, le lacrime, oranti più di qualsiasi parola, della Mia Santa benedettadella Mia Martire dolcissima, della Madre Mia, raccolte dall’Angelo che portò l’Annuncio e che raccolse l’adesione, del testimone angelico degli Sponsali soprannaturali per i quali la Natura Divina contrasse legame con la natura umana, attrasse alle Sue altezze una carne e abbassò il Suo Spirito a divenire carne per la pace fra l’uomo e Dio?
Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato da Me, Giudice supremo e Re altissimo.”

I quaderni del 45-50 pag. 513
Maria Madre vittima per i peccati degli uomini

Dice Maria: “Per quanto non si mediti, e non si accetti, e non si creda, sul Mio dolore, e la descrizione di esso paia avvilente, e la si voglia negare, proprio perché non si sa meditare sul Mio dolore di Madre e di credente, io sono stata la vittima insieme al Figlio Mio. E lo sono. Perché ogni offesa a Lui fatta percuote il Mio cuore, flagella il Mio amore per Lui, così come ogni suo soffrire di quel giorno di Passione fu flagello, percossa, spina, chiodo, urto, caduta Mia.
SalutaMi, Maria, così: “Ave, Maria, Madre Vittima per i peccati degli uomini, prega per noi.” Il Mio nuovo titolo è questo: Maria immacolata vittima trafitta dai peccati del mondo.”

Il 23 giugno 1943 Maria Valtorta vede la Vergine dell'Eucaristia

Gesù in Maria Valtorta parla della Sua Chiesa futura
e delle Sue future voci

362.2    Dice Gesù: “L’uomo si stanca. Vuole le cose rapide. E sogna le cose stolte. Quando si avvede che altro è il sogno dalla realtà, si turba e, se non è di buona volontà, flette. Non ricorda che l’Onnipotente, che poteva in un attimo fare del caos l’Universo, lo fece con fasi ordinate e separate in spazi di tempo detti giorni.
Io devo dal Caos spirituale di tutto un mondo trarre il Regno di Dio. E lo farò. Io ne costruirò le basi, le sto costruendo, e devo spezzare la roccia durissima per tagliarvi dentro le fondamenta che non crolleranno. Voi (apostoli) alzerete lentamente i muri. I vostri successori continueranno l’opera, in altezza e in larghezza. Come Io morirò nell’opera, così voi morirete, e ce ne saranno altri e altri che moriranno cruentemente o incruentemente, ma consumati da questo lavoro che richiede spirito di immolazione, di generosità, e lacrime, e sangue, e pazienza senza misura...
Contro le vostre frette, stanchezze, sconforti e così via, la Chiesa richiede calma, costanza, sforzo, fiducia. Ella richiede il sacrificio di tutti i suoi membri. Da Me che ne sono Fondatore e che ne sono la mistica Testa, a voi, a tutti i discepoli, a tutti quelli che avranno nome di cristiani e appartenenti alla Chiesa universale.
E in verità nella grande scala delle gerarchie saranno sovente i più umili, coloro che sembreranno semplicemente dei “numeri”, quelli che renderanno veramente vitale la Chiesa. In verità dovrò sovente rifugiarMi in questi per continuare a mantenere viva la fede e la forza dei sempre rinnovati collegi apostolici, e di questi apostoli dovrò farne dei tormentati da satana e dagli uomini invidiosi, superbi e increduli.
Né il loro martirio morale sarà meno penoso di quello materiale, presi come saranno fra la volontà attiva di Dio e la volontà malvagia dell’uomo, strumento di satana, che cercherà con ogni studio e violenza di farli apparire menzogneri, folli, ossessi, per paralizzare la Mia opera in loro e i frutti della stessa che sono altrettanti colpi vittoriosi contro la Bestia. E resisteranno anche senza averMi materialmente con loro.
Dovranno credere non solo a ciò che è dovere di credere, ma anche alla loro segreta missione, crederla santa, crederla utile, crederla venuta da Me, mentre intorno a loro fischierà satana per terrorizzarli, e urlerà il mondo per deriderli, e i non sempre perfettamente luminosi ministri di Dio per condannarli.
Questo è il destino delle Mie future voci.
Eppure non avrò altro modo che questo per scuotere, riportare al Vangelo e al Cristo gli uomini! Ma per tutto quello che avrò richiesto da loro, imposto loro e da loro ricevuto, oh! darò loro eterna gioia, una gloria speciale!
In Cielo è un Libro chiuso.
Solo Dio può leggerlo.
In esso sono tutte le verità.
Ma Dio talora leva i sigilli e risveglia le verità già dette agli uomini costringendo un uomo, eletto a tale sorte, a conoscere passato, presente e futuro quale il misterioso Libro lo contiene. Avete mai visto un figlio, il più buono della famiglia, od uno scolaro, il più buono della scuola, essere chiamato dal padre o dal maestro a leggere in un libro di adulti e ad averne spiegazione? Sta a fianco del padre o del maestro, circondato da un loro braccio, mentre l’altra mano del padre o del maestro segna con l’indice le righe che vuole lette e conosciute dal prediletto.
Così fa Dio con i Suoi consacrati a tal sorte. Li attira e li tiene col Suo braccio, e li forza a leggere ciò che Egli vuole, e saperne il significato, e a dirlo poi, e averne scherno e dolore.
Io, l’Uomo, sono il Capostipite di coloro che dicono la Verità del Libro celeste, e ne ho scherno, dolore e morte. Ma il Padre già prepara la Mia Gloria. Ed Io, salito ad essa, preparerò la gloria di quelli che avrò forzato a leggere nel Libro chiuso i punti che ho voluto, e al cospetto di tutta l’Umanità risorta e dei cori angelici Io li indicherò per quello che furono, chiamandoli presso di Me mentre aprirò i sigilli del Libro che ormai sarà inutile tenere chiuso, ed essi sorrideranno rivedendo scritte, rileggendo le parole che già furono loro illuminate quando soffrivano sulla terra ...
Non ci saranno solo i beati a vedere questo. Ma tutta l’Umanità. E nella parte dei dannati molti saranno di coloro che hanno deriso le voci di Dio come quelle di folli e di indemoniati, e li avranno tormentati per quel loro dono. Lunga ma doverosa rivincita concessa a questi martiri della ottusità malvagia del mondo”.


Maria Valtorta riceve la missione il 23 aprile 1943
I quaderni del 45-50 pag. 363

«Mai avrei pensato, sino al 1943, 23 aprile, Venerdì Santo, che il Maestro divino volesse, da Amico divino che mi guidava da decenni, farsi mio Maestro e rivelarmi tanti misteri e fatti; mai avrei pensato di poter capire cose tanto alte mentre il lume del suo Raggio mi faceva capace di capire..»..

.
L’Immagine della Vergine dell’Eucaristia

23.9 Dice Maria SS.: «Io sono l’eterna Portatrice di Gesù. Egli è nel Seno Mio, come tu (Maria Valtorta) Lo hai visto lo scorso anno, come Ostia nell’ostensorio. Chi viene a Me, Lui trova. Chi a Me si appoggia, Lui tocca. Chi a Me si volge, con Lui parla.
Io sono la Sua veste.
Egli è l’anima Mia.
Più, più ancora unito, ora, di quanto non fosse nei nove mesi che Mi cresceva in Seno, il Figlio Mio è unito alla Sua Mamma. E si assopisce ogni dolore, e fiorisce ogni speranza, e fluisce ogni Grazia a chi viene a Me e Mi posa il suo capo sul Seno».


Maria è la Pisside

30. 11 Dice Gesù: «È sempre Maria quella che vi dà Gesù. È Lei la Portatrice dell’Eucaristia. È Lei la Pisside viva. Chi va a Maria trova Me. Chi Mi chiede a Lei, da Lei Mi riceve.”


34.15 Un Grembo portante l’Ostia
(La visita dei Magi a Gesù-Bambino)

Dice Gesù: «E, giunti davanti ad una povera casa, nella più meschina città di Giuda, essi non crollano il capo dicendo: “Impossibile”, ma curvano la schiena, le ginocchia e specie il cuore, e adorano. Là, dietro quel povero muro è Dio… Egli è là, dietro quel povero muro. Chissà se il Suo Cuore di bambino, che è pur sempre il cuore di un Dio, non sente questi tre cuori che, proni nella polvere della via, squillano:
“Santo, Santo, Santo. Benedetto il Signore Iddio nostro. Gloria a Lui nei Cieli altissimi e pace ai Suoi servi. Gloria, gloria, gloria e benedizione”?
Essi se lo chiedono con tremore di amore. E per tutta la notte e la seguente mattina preparano con la preghiera più viva lo spirito alla comunione con il Dio-Bambino. Non vanno a questo altare, che è un grembo portante l’Ostia divina, come voi vi andate con l’anima piena di sollecitudini umane. Essi dimenticano sonno e cibo e, se prendono le vesti più belle, non è per sfoggio umano ma per fare onore al Re dei re…».


637.6   La Vergine è il Ciborio

Dice Gesù: «Sta’ sicura, Mamma, che Io non Ti lascerò mai. Uscirò dal Tuo Cuore quei pochi istanti necessari alla Consacrazione del Pane e del Vino per tornarvi poi, dopo esserMi staccato da Te a fatica, con un’ansia d’amore pari alla Tua, o Mio Cielo vivo di cui Io sono il Cielo.
Non saremo mai tanto uniti come d’ora in poi. Prima c’era la Mia incapacità embrionale, poi la Mia puerizia, e poi la lotta della vita e del lavoro, e poi la missione, e poi la Croce e il Sepolcro a tenerMi lontano e impedito a dirti quanto Io Ti amo. Ma ora sarò in Te non più creatura che si forma, non più presso a Te fra gli ostacoli del mondo che interdice la fusione di Due che si amano. Ora sarò in Te come Dio, e nulla, nulla nella Terra e nel Cielo sarà atto a separare Me da Te, Tu da Me, Madre santa. Ti dirò parole di ineffabile amore, Ti darò carezze di inesprimibile dolcezza. E Tu Mi amerai per chi non Mi ama.
Oh, Tu colmi la misura dell’amore, che il mondo non darà al Cristo, col Tuo amore perfetto, Mamma.
Perciò, più che un addio, il Mio è il saluto di chi esce per un momento, come andassi a coglier rose e gigli in questo giardino fiorito. Ma Ti porterò dal Cielo altre rose ed altri gigli più belli di questi, qui fioriti. Te ne empirò il Cuore, Mamma, per farTi dimenticare il puzzo della Terra, che non vuole essere santa, e anticiparTi l’aura del beato Paradiso, dove sei attesa da tanto amore.
E l’Amore, che non sa attendere, verrà su Te fra dieci giorni. Fatti bella della Tua più bella letizia, o Madre Vergine, ché il Tuo Sposo viene. L’inverno è passato...le vigne in fiore mandano il loro profumo, ed Egli canta: “Sorgi, o tutta bella. Vieni, o mia Sposa, sarai coronata” Del Suo Fuoco Ti coronerà, o Santa e Ti farà felice del Suo Spirito, che si infonderà in Te con tutti i Suoi splendori, o Regina della Sapienza, Sua Regina, che hai saputo comprenderLo sin dal mattino della Tua vita ed amarLo come creatura al mondo mai amò».

Gesù ai lettori di Maria Valtorta:
«Non discutete se Io potevo essere realmente in Maria. Se voi dite che Dio è in cielo e in terra e in ogni luogo, perché potete dubitare che Io potessi essere contemporaneamente in Cielo e nel Cuore di Maria, che era un vivo Cielo. Se voi credete che Io sia nel Sacramento e chiuso nei vostri cibori, perché potete dubitare che Io fossi in questo purissimo e ardentissimo Ciborio che era il Cuore di Mia Madre?
Che cos’è l’Eucaristia? È il Mio Corpo e il Mio Sangue uniti alla Mia Anima e alla Mia Divinità. Ebbene, quando Ella si incinse di Me, che aveva nel seno di diverso? Non aveva il Figlio di Dio, il Verbo del Padre col Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità? Voi non Mi avete forse perché Maria Mi ha avuto e Mi ha dato a voi dopo averMi portato per nove mesi? Ebbene, come Io ho lasciato il Cielo per dimorare nel seno di Maria, così, ora che lasciavo la terra, eleggevo il seno di Maria per Mio Ciborio. E quale ciborio, in quale cattedrale, più bello e santo di questo?
La Comunione è un miracolo di amore che Io ho fatto per voi, uomini. Ma, in cima al Mio pensiero d’amore, raggiava il pensiero di infinito amore di poter vivere con Mia Madre e di farLa vivere con Me sinché non fossimo riuniti in Cielo.
Il primo miracolo lo feci per la gioia di Maria, a Cana di Galilea. L’ultimo miracolo, anzi gli ultimi miracoli, per il conforto di Maria, a Gerusalemme. L’Eucaristia e il  velo della Veronica. Questo, per dare una stilla di miele all’amaritudine della Desolata. Quello, per non farLe sentire che non c’era più Gesù sulla Terra.
Tutto, tutto, tutto, ma capitelo una volta (per tutte), voi avete per Maria! Dovreste amarLa e benedirLa ad ogni vostro respiro».


I quaderni del ‘43 pag. 184
Maria è la Vittima e la sua è una vita eucaristica

«La vita di Maria, Mia Madre, fu tutta eucaristica. La vita di Maria, la piccola vittima, deve essere tutta eucaristica.
Se Eucaristia vuol significare comunione, Maria visse eucaristicamente per quasi tutta la vita. Poiché Io in Mia Madre ero prima d’essere, come uomo, al mondo. Né, quando come uomo al mondo non fui più, cessai d’essere in Lei. Non ci siamo più separati dal momento in cui l’ubbidienza fu santificata sino all’altezza di Dio, ed Io divenni Carne nel Suo seno così puro che gli Angeli lo sono meno al paragone, così santo che tale non è nessun ciborio che M’accolga.
Solo nel Seno di Dio vi è perfezione di Santità maggiore a quella di Maria. Ella è, dopo Dio Uno e Trino, la Santa dei Santi. Se fosse concesso a voi mortali di vedere la bellezza di Maria quale essa è, ne restereste rapiti e santificati. Non c’è paragone nell’Universo che valga a dirvi cosa è Mia Madre. Siate santi e La vedrete.
E se vedere Dio è la gioia dei beati, vedere Maria è la gioia di tutto il Paradiso. Perché in Lei non soltanto si beano i cori angelici e le schiere dei Santi, ma il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo La contemplano come l’opera più bella della loro Trinità d’amore.
Non ci siamo mai separati tra Noi due. Ella aspirava a Me con tutta la forza del Suo cuore verginale e immacolato attendendo il promesso Messia. Comunione purissima di desiderio che attirava Me dal profondo del Cielo. Più viva comunione dal momento della beata Annunciazione sino all’ora della morte sulla Croce.
I Nostri spiriti erano sempre uniti dall’amore.
Comunione d’amore intensissimo e di immenso dolore durante il Mio marti­rio e nei giorni della Mia sepoltura. Comunione eucaristica dopo la gloriosa Risurrezione e l’Ascensione sino all’Assunzione che fu eterna unione della Madre purissima col Figlio divino.
Maria è stata l’anima eucaristica perfetta. Sapeva trattenere il Suo Dio con un amore ardente, una purezza superangelica, un’adorazione continua. Come separarsi da quel cuore che viveva di Me? Io rimanevo anche dopo la consumazione delle specie.
Le parole dette a Mia Madre nei Miei trentatré anni che Le fui figlio sulla terra, non sono niente di fronte ai colloqui che Io-Eucaristia ebbi con Lei-Ciborio. Ma quelle parole sono troppo divine e troppo pure perché mente d’uomo le possa conoscere e labbra d’uomo ripetere. Nel Tempio di Gerusalemme solo il sacerdote entrava nel Santo dei Santi dove era l’Arca del Signore. Ma nel Tempio della Gerusalemme celeste solo Io, Dio, entro e conosco i segreti dell’Arca santissima che è Maria, Mia Madre.
Sforzati d’imitare Maria. E, poiché è troppo ardua cosa, di’ a Maria che ti aiuti. Ciò che all’uomo è impossibile, è possibile a Dio, possibi1issimo poi se chiesto in Maria, con Maria, per Maria».

I quaderni del ‘43 pag. 57-8
Visione della Vergine dell’Eucaristia del 23 giugno 1943
(La data del 23 giugno corrisponde a quella in cui Gesù rivela a J.N.S.R. “il segreto di Maria”).

Stamane vedo la Madonna. Pare seduta, sorridente con amore, e mestizia insieme però. Ha il manto scuro che Le scende dal capo, aperto sulla veste pure scura, sembra marrone. Alla vita ha una cintura scura. Sembrano tre toni di marrone. In testa, sotto al manto, deve avere un velo bianco perché ne intravedo un lieve filino.
Sul mezzo del petto raggia un’Ostia grandissima e bellissima.
E – quello che costituisce il mirabile della visione – pare che attraverso le Specie (che qui paiono come un quarzo bellissimo: sono pane, ma paiono cristallo brillante), appaia un bellissimo bimbo. Il Bimbo-Dio.
La Madonna, che ha le braccia aperte per tenere aperto il manto, guarda me e poi china il volto e lo sguardo adoranti sull’Ostia che sfavilla nel Suo seno. Nel Suo petto, non sopra al petto. È come se, per dei mistici raggi X, io potessi vedere nel petto di Maria, o meglio è come se dei raggi X facessero apparire al di fuori quello che è dentro a Maria. Quasi Questa fosse di un corpo senza opacità. Non so spiegare.
Insomma io vedo questo e Gesù me lo spiega. La Vergine non parla. Sorride solo. Ma il Suo sorriso è eloquente come mille parole e più ancora.
Come mi piacerebbe saper dipingere per fargliene ( al padre spirituale) copia e fargliela vedere. E soprattutto le vorrei far vedere le diverse luminosità. Sono tre: una, di una pacata soavità, costituita dal corpo di Maria, è l’involucro esterno e protettore della seconda, raggiante e viva luminosità costituita dalla grande Ostia.
Una luce vittoriosa, direi, per usare parola umana, la quale fa da involucro interno al Gioiello divino che splende come fuoco liquido di una bellezza che non si descrive e che è, nella Sua infinita bellezza, infinitamente dolce, ed è il piccolo Gesù che sorride con tutte le Sue carni tenerelle e innocenti per la natura Sua di Dio e per la età Sua di infante.
È uno splendore, questo terzo sotto i veli degli altri due splendori, che non c’è paragone a descriverlo. Bisogna pensare al sole, alla luna, alle stelle, prendere le luci diverse di tutti gli astri, farne un unico vortice di luce che è oro fuso, diamante fuso, e questo dà una pallida similitudine di quanto vede il mio cuore in quest’ora beata. Cosa sarà il Paradiso avvolto da quella luce?
Ugualmente non c’è paragone atto a dire la dolcezza del sorriso di Maria. Regale, santo, casto, amoroso, mesto, invitante, confortevole…sono parole che dicono uno e dovrebbero dire mille per accostarsi a quello che è quel sorriso verginale, materno, celeste.


Maria Valtorta definisce la visione di Maria SS. del ’43 col titolo di Vergine dell’Eucaristia.
I quaderni del ‘44 pag. 347(visione della Pentecoste).

Maria è vestita di azzurro cupo. Sotto ha il velo bianco. Ma ha anche il manto sul capo. L’unica a capo coperto. E mi ricorda molto la Vergine dell’Eucaristia quale Mi apparì lo scorso mese di giugno (1943).

 


I quaderni del ‘45-50 pag. 274 

Mia Madre fu la perfezione delle anime eucaristiche. Eucaristia vuol dire avere in sé Dio con la Sua Divinità e con la Sua Umanità


«Maria, Mia Madre, fu la perfezione delle anime eucaristiche. Eucaristia vuol dire avere Dio in se stessi con la Sua Divinità e con la Sua Umanità. Maria ebbe Dio nel Suo spirito con la Sua Divinità da quando fu concepita nel seno di Anna; ebbe Dio con la Sua Umanità quando da figlia divenne Sposa di Dio e di Dio fu gravida; ebbe Dio con il Suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, dalla sera del Giovedì Santo alla Sua Dormizione, perché l’Eucaristia fu il Suo Cibo, e il Suo Seno e il Suo spirito fu il ciborio dell’Eucaristia».


I quaderni del ‘44 pag. 560
Maria è la Santa Pisside

«Nessuno, per grande che sia, può venire nel Mio cospetto se non riconosce in Maria, Porta chiusa da cui solo Dio è entrato, la Madre del Salvatore, la Madre-Vergine, la Madre divina.
Io l’ho accomunata alla Mia sorte di Vivente in Cielo per dirvi quale sia la Sua gloria. Unicamente inferiore a Dio Ella è, perché da Lui creata. Ma la Sua Maternità e il Suo Dolore di Corredentrice La fanno eccelsa su ogni creatura. Porta di Dio, da Essa sgorga Fede, Speranza, Carità; da Essa temperanza, giustizia, fortezza, prudenza; da Essa Grazia e grazie; da Essa salute, da Essa vi viene il Dio fatto Carne.
O Madre Mia!
Per il Pontefice e per l’ultimo dei credenti sei Tu la santa Pisside in cui l’Eucaristia attende di essere data a chi crede. Tutte le Grazie passano attraverso il Tuo corpo Inviolato, attraverso il Tuo Cuore immacolato. E misteri e Verità, e Sacramenti e doni, vengono conosciuti con vera sapienza e gustati con conoscenza e frutto solo da quelli che sanno chiederli a Te, davanti a Te.
Tu schermo fra il Sole e le anime e fra le anime e Dio, per cui la Divinità può esser contemplata dall’uomo e l’umanità esser presentata al Perfetto. Tu, Madre che hai dato Dio all’uomo e dai l’uomo a Dio, istruendolo col Tuo sorriso e col Tuo amore.
Mio piccolo Giovanni (Maria Valtorta), vieni sempre a Me passando per Maria. È il segreto dei santi. E la Porta chiusa, che non si aprì né s’aprirà mai per violenza umana, la Porta santa per cui solo Dio può passare, si apre al tocco di amore di un figlio di Dio. Si apre benigna. Quanto più umile e semplice è quello spirito che a Lei si volge e tanto più Ella si apre e vi accoglie. Vi accoglie per insegnarvi la Sapienza e l’Amore tenendovi fra le Sue braccia di Madre».

I quaderni del 45-50 ( 16-5-47) pag. 456
Visione del Cuore-Ostia di Maria SS. così come è anche nella Rivelazione di Amsterdam della “Signora di tutti i popoli” quando la Vergine apparirà in cielo il giorno del Suo riconoscimento con i titoli di Corredentrice, Avvocata e mediatrice, giorno questo anche del “Miracolo” di Garabandal (Spagna).

«Ho la visione e la comprensione di quello che è il Cuore Immacolato di Maria.
Visione: uno splendidissimo Cuore simile a una raggiante luna, simile a luminosa perla dalla luce lunare... È tutto luce. Una paradisiaca luce! Più bianca di Ostia raggiante in un ostensorio!Più luminoso di luna splendente in tersissimo cielo! Più vago di enorme perla! Tutto luce! Splende là, al  centro del petto purissimo. Un candore che brilla nel candore del corpo glorificato di Maria SS. di Fatima...
E lo Spirito Santo mi dà questa lezione e comprendo:
Da quel Cuore vennero le stille per formare il Cuore all’incarnato Verbo. Da quale candore doveva venire quel sangue necessario a formare l’embrione umano del SS. Figlio di Dio! Sangue purissimo da purissima Sorgente. Candore che sgorga da fonte immacolata per circondare di candore l’Anima creata al Verbo, concepito dall’Amore col Candore. Sui palpiti di stella purissima di questo Cuore, Delizia Mia, si è informato il pulsare del Cuor divino.
Pensa tu quale perfezione totale di sentimenti e di movimenti avrà avuto questo Cuore immacolato sul ritmo del quale – ritmo di palpiti fisici, ritmo di palpiti morali, ritmo di palpiti spirituali – si formò ad esser Cuore d’Uomo-Dio il cuore del Figlio concepito dalla Vergine.
Guarda, bèati. Non c’è luce più bella in Paradiso, dopo la Nostra, di questa. E non c’è luce più dolce. Non c’è. Noi, i Tre gloriosi, troviamo in questa luce la gioia nostra. I beati la loro. Gli Angeli la loro. Il Paradiso splende di questa luce dell’immacolato Cuore di Maria Nostra. Quella  luce che tu dici indescrivibile, ed è voce e letizia del paradiso, promana da questo Seno, da questo Cuore dell’eterna Vergine.
Volesse l’uomo che si spandesse sulla Terra! Sarebbe la seconda redenzione, il secondo perdono... la finale Salvezza! Oh! il perdono al mondo per Maria!
Ma il mondo respinge la Madre che lo partorirebbe alla pace.

martedì 20 giugno 2017

Il mantello della Vergine di Guadalupe

E’ veramente incredibile quello che la scienza ha scoperto su questa tilma, che avrebbe dovuto distruggersi dopo 20/30 anni!
  1. GuadalupeStudi oftalmologici realizzati sugli Occhi di Maria hanno scoperto che avvicinando loro la luce, la retina si contrae e ritirando la luce, torna a dilatarsi, esattamente come accade a un occhio vivo.
  2. La temperatura della fibra di maguey (ricavata da una pianta) con cui è costruito il mantello mantiene una temperatura costante di 36.6 gradi, la stessa di una persona viva.
  3. Uno dei medici che analizzò il manto collocò il suo stetoscopio sotto il nastro con fiocchi che Maria ha intorno alla vita (segnale che è incinta) e ascoltò battiti che si ripetevano ritmicamente, contò 115 pulsazioni al minuto, come per un bebè nel ventre materno.
  4. Non si è scoperto nessun tratto di pittura sulla tela.  In realtà, a una distanza di 10 centimetri dall’immagine, si vede solo la tela cruda: i colori scompaiono. Studi scientifici non riescono a scoprire l’origine della colorazione che forma l’immagine, né la forma in cui la stessa è stata dipinta. Non si riscontrano tracce di pennellate né di altra tecnica conosciuta. Gli scienziati della NASA affermarono che il materiale che origina i colori non è nessuno degli elementi conosciuti sulla Terra.
  5. Si è fatto passare un raggio laser lateralmente sopra la tela, e si è evidenziato che la colorazione non è né al dritto né al rovescio, ma che i colori fluttuano a una distanza di tre decimi di millimetro sopra il tessuto, senza toccarlo. I colori fluttuano nell’aria, sopra la superficie del Mantello.

Ti sembra sorprendente? Allora sorprenditi ancor più con queste altre scoperte:
 
  1. La fibra di maguey che costituisce la tela dell’immagine, non può durare più di 20 o 30 anni.  Vari secoli fa si dipinse una replica dell’immagine su una tela di fibra di maguey simile, e la stessa si disintegrò dopo alcuni decenni. Mentre, a quasi 500 anni dal miracolo, l’immagine di Maria continua a essere perfetta come il primo giorno. La scienza non si spiega l’origine dell’incorruttibilità della tela.
  2. Nell’anno 1791 si rovescia accidentalmente acido muriatico sul lato superiore destro della tela. In un lasso di 30 giorni, senza nessun trattamento, se ricostituì miracolosamente il tessuto danneggiato.
  3. Le stelle visibili nel Manto di Maria riflettono l’esatta configurazione e posizione del cielo che il Messico presentava nel giorno in cui avvenne il miracolo.
  4. All’inizio del secolo XX, un uomo nascose una bomba ad alto potenziale in un arredo floreale, che collocò ai piedi della Tela. L’esplosione distrusse tutto ciò che era intorno, meno la Tela, che rimase in perfetto stato di conservazione.
  5. La scienza scoprì che gli occhi di Maria possiedono i tre effetti di refrazione dell’immagine di un occhio umano.
  6. Nelle pupille di Maria (di soli 7,8 mm) si sono scoperte minute immagini umane, che nessun artista avrebbe mai potuto dipingere. Sono due scene e si ripetono in tutte e due gli occhi. L’immagine del vescovo Zumárraga negli occhi di Maria fu ingrandita mediante tecnologia digitale, e ha rivelato che nei suoi occhi è ritratta l’immagine dell’indio Juan Diego, che apre la sua Tilma davanti al vescovo. 
    La misura di questa immagine? – la quarta parte di un milionesimo di millimetro.

È evidente che tutti questi fatti inspiegabili ci siano stati dati per una ragione: volevano catturare la nostra attenzione. Per finire considera tre fatti in più:
  1. “Guadalupe” significa nell’idioma indigeno: “schiaccia la testa al serpente”. È appunto il vangelo nella Genesi 3:15: Maria, vincitrice del maligno.
  2. L’immagine è una pittura identica al dettaglio dell’Apocalisse 12: “apparve nel cielo un grande segnale, una donna avvolta nel sole, con la luna sotto i suoi piedi.”
  3. La Vergine ha un nastro con dei fiocchi sul ventre, è “incinta“ per indicare che Dio vuole che Gesù nasca in America, nel cuore di ogni Americano.




Preghiera alla Vergine di Guadalupe

Benedetta Vergine di Guadalupe,
Ti chiedo a nome di tutti i miei fratelli del mondo, 
di benedirci e proteggerci. 
Dacci una prova del tuo amore e bontà 
e ricevi le nostre preghiere e orazioni.
Oh Purissima Vergine di Guadalupe! 

Ottieni da tuo figlio il perdono dei miei errori, 
benedizione per il mio lavoro. 
Rimedi per le mie infermità e necessità, 
e tutto ciò che credi conveniente chiedere per la mia famiglia. 
Oh Santa Madre di Dio, 
non deludere le suppliche che t’indirizziamo nelle nostre necessità.

Da uno scritto di
 p. Enzo Scaduti

Nostra Signora di Guadalupe

LA STORIA STRAORDINARIA DELLE APPARIZIONI E DELL’IMMAGINE MIRACOLOSA
guadalupe (1)Un giorno in cui contemplava una riproduzione dell’Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, Papa Giovanni Paolo II fece questa confidenza: 
«Mi sento attirato da quest’Immagine, perché il viso è pieno di tenerezza e di semplicità; mi chiama…». 
Più tardi, il 6 maggio 1990, in occasione di un pellegrinaggio in Messico, il Santo Padre beatificava il messaggero di Nostra Signora, Juan Diego, e diceva: 
«La Vergine ha scelto Juan Diego fra i più umili, per ricevere quella manifestazione affabile e benigna che fu l’apparizione di Nostra Signora di Guadalupe. Il suo viso materno sulla santa Immagine che ci lasciò in dono ne è un ricordo imperituro».
Nel secolo XVI, la Santa Vergine, piena di pietà per il popolo azteco che, vivendo nelle tenebre dell’idolatria, offriva agli idoli innumerevoli vittime umane, si è degnata di prendere in mano essa medesima l’evangelizzazione degli Indiani dell’America Centrale che erano anch’essi suoi figli. 
Un dio degli Aztechi, cui era attribuita la fertilità, si era trasformato, con l’andar del tempo, in dio feroce. 
Simbolo del sole, quel dio, in lotta permanente con la luna e le stelle, aveva bisogno – così si credeva – di sangue umano per restaurare le proprie forze, poiché, se fosse perito, la vita si sarebbe spenta. 
Sembrava dunque indispensabile offrigli, in perpetuo sacrificio, sempre nuove vittime.

Un’aquila su un cactus
I sacerdoti aztechi avevano profetizzato che il loro popolo nomade si sarebbe insediato nel luogo in cui si fosse mostrata un’aquila che, appollaiata su un cactus, divorasse un serpente. 
L’aquila figura sulla bandiera del Messico attuale. Giunti su un’isola palustre, in mezzo al lago Texcoco, gli Aztechi vedono compiersi il preannunciato presagio: un’aquila, appollaiata su un cactus, sta divorando un serpente; siamo nel 1369. 
Fondano quindi lì la città di Tenochtitlán, che diventerà Città del Messico. Essa si sviluppa fino a diventare una vasta città su palafitte con numerosi giardini in cui abbondano fiori, frutti e verdure. 
L’organizzazione progressiva del regno azteco fa di esso un impero gerarchizzato e molto strutturato. 
Le conoscenze dei matematici, degli astronomi, filosofi, architetti, medici, artisti ed artigiani sono molto avanzate per l’epoca. Ma le leggi fisiche rimangono poco note. 
La potenza e la prosperità di Tenochtitlán sono dovute soprattutto alla guerra. Le città conquistate devono pagare un tributo di derrate varie e di uomini per la guerra e per i sacrifici. I sacrifici umani e l’antropofagia degli Aztechi hanno pochi riscontri analoghi nel corso della storia.
Nel 1474, nasce un bambino cui vien dato il nome di Cuauhtlatoazin («aquila parlante»). Alla morte di suo padre, è lo zio che si incarica del piccolo. Fin dall’età di tre anni, gli si insegna, come a tutti i bambini aztechi, a partecipare ai lavori domestici ed a comportarsi dignitosamente. A scuola, impara il canto, la danza e soprattutto la religione con i suoi molteplici dèi. I sacerdoti hanno una grande influenza sulla popolazione, che mantengono in una sottomissione che va fino al terrore. 
Cuauhtlatoazin ha tredici anni, quando si procede alla consacrazione del gran Tempio di Tenochtitlán. Nel corso di quattro giorni, i sacerdoti sacrificano al loro dio 80.000 vittime umane. Dopo il servizio militare, Cuauhtlatoazin si sposa con una ragazza della sua condizione. Insieme, conducono una modesta vita di agricoltori.
Nel 1519, lo spagnolo Cortés sbarca nel Messico, alla testa di più di 500 soldati. Conquista il paese per conto della Spagna, ma non senza zelo per l’evangelizzazione degli Aztechi; nel 1524, ottiene la venuta a Città del Messico di dodici Francescani. I missionari s’integrano facilmente nella popolazione; la loro bontà contrasta con la durezza dei sacerdoti aztechi e con quella di certi conquistatori. Si cominciano a costruire chiese. Tuttavia, gli Indiani si mostrano assai refrattari al Battesimo, soprattutto a causa della poligamia che dovrebbero abbandonare.
Cuauhtlatoazin e sua moglie sono fra i primi a ricevere il Battesimo, ed assumono rispettivamente i nomi di Juan Diego e Maria Lucia. Alla morte di quest’ultima, nel 1529, Juan Diego si ritira a Tolpetlac, a 14 km da Città del Messico, presso lo zio Juan Bernardino, diventato pure lui cristiano.
Il 9 dicembre 1531, come sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a Città del Messico. 
Passa ai piedi della collina di Tepeyac (vicino alla odierna Città del Messico, denominate di Guadalupe, vocabolo spagnolo derivato per semplice somiglianza di suono dalla parola azteca Cuatlaxupeh = colei che calpesta il serpente).
. Improvvisamente, sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola bianca e sfavillante. Guarda intorno a sé e si chiede se non stia sognando. Improvvisamente il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo chiama: 
«Juanito! Juan Dieguito!» 
S’inerpica rapidamente sulla collina e si trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.

«Un tempio in cui manifesterò il mio amore»
Rivolgendosi a lui in nahuatl, la sua lingua materna, gli dice: 
«Figlio mio, Juanito, dove vai? – Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le cose divine che ci insegna il sacerdote. – Voglio che tu sappia con certezza, caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del cielo e della terra.
Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia protezione. Sono vostra madre, piena di pietà e d’amore per voi e per tutti coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono. Ascolterò le loro lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perché possa manifestare tutto il mio amore, va’ ora dal vescovo, a Città del Messico, e digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di veder costruire, qui, un tempio a me consacrato».
 Juan Diego si reca immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo il cui cuore trabocca di bontà per gli Indiani; ascolta attentamente il pover’uomo, ma, temendo un’illusione, non gli dà credito. Verso sera, Juan Diego prende la via del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di ritrovare l’Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge: 
«Vi supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno più noto e rispettato, affinché possa essere creduto. Io sono solo un modesto Indiano che avete mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò non sono stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione. – Figlio carissimo, risponde la Signora, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà. Torna domani dal vescovo… digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda».
La domenica mattina dopo la Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi chiede un segno tangibile della realtà dell’apparizione. Quando Juan Diego se ne torna a casa, il vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici. Sul ponte di Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più. Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna assolutamente credergli. Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il vescovo: «Torna domattina a prendere il segno che reclama», risponde l’Apparizione.

Rose, in pieno inverno!
Tornando a casa, l’Indiano trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andare a cercare un sacerdote. 
All’alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, la vede venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare non appena avrà trovato un sacerdote per dare l’olio santo allo zio. 
«Figliolo caro, replica l’Apparizione, non affliggerti per la malattia di tuo zio, perché egli non morirà. Ti assicuro che guarirà… Va’ fin in cima alla collina, cogli i fiori che ci vedrai e portameli». 
Arrivato in cima, l’Indiano è stupefatto di trovarvi un gran numero di fiori sbocciati, rose di Castiglia, che spandono un profumo quanto mai soave. In questa stagione invernale, infatti, il freddo non lascia sussistere nulla, ed il luogo è troppo arido per permettere la coltura dei fiori. Juan Diego coglie le rose, le deposita nel mantello, o tilma, poi ridiscende dalla collina. 
«Figlio caro, dice la Signora, questi fiori sono il segno che darai al vescovo… Questo lo disporrà a costruire il tempio che gli ho chiesto». Juan Diego corre al vescovado.
guadalupe2Quando arriva, i domestici lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo, il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare immediatamente. L’Indiano racconta la sua avventura, apre la tilma e lascia sparpagliarsi per terra i fiori ancora brillanti di rugiada. Con le lacrime agli occhi, Monsignor Zumárraga cade in ginocchio, ammirando le rose del suo paese. Ad un tratto, scorge, sulla tilma, il ritratto di Nostra Signora. Vi è Maria, come impressa sul mantello, bellissima e piena di dolcezza. I dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta all’ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote. Racconta: «L’ho vista anch’io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perché». Il nome di Guadalupe è ben noto agli Spagnoli, poiché esiste nel loro paese un antichissimo santuario consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.
La notizia del miracolo si sparge rapidamente; in poco tempo, Juan Diego diventa popolare: «Accrescerò la tua fama», gli aveva detto Maria; ma l’Indiano rimane sempre altrettanto umile. Per facilitare la contemplazione dell’Immagine, Monsignor Zumárraga fa trasportare la tilma nella cattedrale. Poi intraprende la costruzione di una chiesetta e di un eremo, per Juan Diego, sulla collina delle apparizioni. Il 25 dicembre seguente, il vescovo consacra la cattedrale alla Santissima Vergine, al fine di ringraziarla per i favori insigni di cui Ella ha ricolmato la diocesi; poi, in una magnifica processione, l’Immagine miracolosa viene portata verso il santuario di Tepeyac, che è appena stato ultimato. Per manifestare la loro gioia, gli Indiani tirano frecce. Una di esse, lanciata senza precauzioni, trafigge la gola di uno dei presenti che cade a terra, ferito mortalmente. Subentra un silenzio impressionante ed una supplica intensa sale verso la Madre di Dio. Improvvisamente, il ferito, che è stato depositato ai piedi dell’Immagine miracolosa, riprende i sensi e si rialza, pieno di vigore. L’entusiasmo della folla è al colmo.

Milioni d’Indiani diventati Cristiani
Juan Diego si sistema nel piccolo eremo e veglia alla manutenzione ed alla pulizia del luogo. La sua vita rimane molto modesta: coltiva con cura un campo messo a sua disposizione presso il santuario. Riceve i pellegrini, sempre più numerosi, parlando loro con molto piacere della Santa Vergine e raccontando senza stancarsi i particolari delle apparizioni. Gli vengono affidate intenzioni di preghiere di ogni genere. Ascolta, compatisce, conforta. Passa una gran parte del suo tempo libero in contemplazione davanti all’immagine della sua Signora; i suoi progressi sulla via della santità sono rapidi. Un giorno dopo l’altro, compie la sua missione di testimone, fino alla morte che avverrà il 9 dicembre 1548, diciassette anni dopo la prima apparizione.
Quando gli Indiani appresero la notizia delle apparizioni di Nostra Signora, si sparsero fra loro un entusiasmo ed una gioia indicibili. Rinunciando agli idoli, alle superstizioni, ai sacrifici umani ed alla poligamia, molti chiesero il Battesimo. Nei nove anni che seguirono le apparizioni, nove milioni di loro furono convertiti alla fede cristiana, vale a dire 3000 al giorno!
I particolari dell’Immagine di Maria colpiscono profondamente gli Indiani: quella donna è più grande del “dio-sole”, poiché appare in piedi davanti al sole; supera il “dio-luna”, poiché tiene la luna sotto ai suoi piedi; non è più di questo mondo, poiché è circondata di nuvole ed è tenuta al di sopra del mondo da un angelo; le mani giunte la mostrano in preghiera, il che significa che c’è qualcuno di più grande di lei…
Ma, ancora oggi, il mistero dell’Immagine miracolosa è grande. La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con fibre di cactus, porta l’Immagine sacra di un’altezza di 1,43 m. Il viso della Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi hanno un’intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un’Indiana meticcia, è incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta. Un’ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la copre fino ai piedi. Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d’oro e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui brillano raggi d’oro.
La conservazione della tilma, dal 1531 ad oggi, rimane inspiegabile. In capo a più di quattro secoli, la stoffa, di qualità mediocre, conserva la stessa freschezza, la stessa vivacità di toni che aveva in origine. In confronto, una copia dell’Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è completamente degradata in pochi anni. All’inizio del secolo XX, periodo doloroso di rivoluzioni per il Messico, una carica di dinamite fu depositata da miscredenti sotto l’Immagine, in un vaso pieno di fiori. L’esplosione ha distrutto i gradini di marmo dell’altare maggiore, i candelabri, tutti i portafiori; il marmo dell’altare fu fatto a pezzi, il Cristo di ottone del tabernacolo si piegò in due. I vetri della maggior parte delle case circostanti la basilica si ruppero, ma quello che proteggeva l’Immagine non fu nemmeno incrinato; l’Immagine rimase intatta.

Le proprietà straordinarie dell’immagine
Nel 1936, uno studio realizzato su due fibre della tilma, una rossa ed una gialla, giunse a conclusioni stupefacenti.
Le fibre non contengono nessun colorante noto. L’oftalmologia e l’ottica confermano la natura inspiegabile dell’immagine: essa assomiglia ad una diapositiva proiettata sul tessuto. Un esame approfondito mostra che non vi è nessuna traccia di disegno o di schizzo sotto il colore, anche se ritocchi perfettamente riconoscibili sono stati realizzati sull’originale, ritocchi che, del resto, si degradano con l’andar del tempo; inoltre, il supporto non ha ricevuto nessun appretto, il che sembrerebbe inspiegabile se si trattasse veramente di una pittura, poiché, anche su una tela più fine, si mette sempre un rivestimento, non fosse che per evitare che la tela assorba la pittura e che i fili affiorino alla superficie. Non si distingue nessuna pennellata. A seguito di un esame a raggi infrarossi, effettuato il 7 maggio 1979, un professore della NASA scrive: «Non c’è nessun modo di spiegare la qualità dei pigmenti utilizzati per la veste rosa, il velo azzurro, il volto e le mani, né la persistenza dei colori, né la freschezza dei pigmenti in capo a parecchi secoli durante i quali avrebbero dovuto normalmente degradarsi… L’esame dell’Immagine è stata l’esperienza più sconvolgente della mia vita».
Certi astronomi hanno constatato che tutte le costellazioni presenti nel cielo nel momento in cui Juan Diego apre la tilma davanti al vescovo Zumárraga, il 12 dicembre 1531, si trovano al loro posto sul mantello di Maria. Si è anche scoperto che, applicando una carta topografica del Messico centrale sulla veste della Vergine, le montagne, i fiumi ed i laghi principali coincidono con l’ornamentazione della veste medesima.
guadalupe_costellazioni
Esami oftalmologici giungono alla conclusione che l’occhio di Maria è un occhio umano che sembra vivo, ivi inclusa la retina in cui si riflette l’immagine di un uomo con le mani aperte: Juan Diego. L’immagine nell’occhio ubbidisce alle leggi note dell’ottica, in particolare a quella che afferma che un oggetto in piena luce può riflettersi tre volte nell’occhio (legge di Purkinje-Samson). Uno studio posteriore ha permesso di scoprire nell’occhio, oltre al veggente, Monsignor Zumárraga e parecchi altri personaggi, presenti quando l’immagine di Nostra Signora è apparsa sulla tilma. Infine, la rete venosa normale microscopica sulle palpebre e la cornea degli occhi della Vergine è perfettamente riconoscibile. Nessun pittore umano avrebbe potuto riprodurre simili particolari.

Una donna incinta di tre mesi
Misure ginecologiche hanno stabilito che la Vergine dell’Immagine ha le dimensioni fisiche di una donna incinta di tre mesi. Sotto la cintura che trattiene la veste, al posto stesso dell’embrione, spicca un fiore con quattro petali: il Fiore solare, il più familiare dei geroglifici degli Aztechi che simboleggia per loro la divinità, il centro del mondo, del cielo, del tempo e dello spazio. Dal collo della Vergine pende una spilla il cui centro è adorno di una piccola croce, che ricorda la morte di Cristo sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini. Vari altri particolari dell’Immagine di Maria fanno di essa uno straordinario documento per la nostra epoca, che li può constatare grazie alle tecniche moderne.
Così la scienza, che ha spesso servito quale pretesto per l’incredulità, oggi ci aiuta a mettere in evidenza segni che erano rimasti sconosciuti per secoli e secoli e che non può spiegare. L’immagine di Nostra Signora di Guadalupe porta un messaggio di evangelizzazione: la Basilica di Città del Messico è un centro «dal quale scorre un fiume di luce del Vangelo di Cristo, che si diffonde su tutta la terra attraverso l’Immagine misericordiosa di Maria» (Giovanni Paolo II, 12 dicembre 1981).
 Inoltre, con il suo intervento in favore del popolo azteco, la Vergine ha contribuito alla salvezza di innumerevoli vite umane, e la sua gravidanza può esser interpretata come un appello speciale in favore dei nascituri e della difesa della vita umana; tale appello è di grande attualità ai giorni nostri, in cui si moltiplicano e si aggravano le minacce contro la vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando si tratta di una vita debole ed inerme. Il Concilio Vaticano II ha deplorato con forza i crimini contro la vita umana: “Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario, TUTTO CIÒ CHE VIOLA L’INTEGRITÀ’ DELLA PERSONA UMANA… (…); tutte queste cose, e altre simili, sono certamente VERGOGNOSE. Mentre GUASTANO LA CIVILTÀ UMANA, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli che le subiscono e ledono grandemente l’onore del Creatore” (“Gaudium et Spes”, n.27).
Di fronte a tali flagelli, che si sviluppano grazie ai progressi scientifici e tecnici, e che beneficiano di un ampio consenso sociale e di riconoscimenti legali, invochiamo Maria con fiducia. Essa è un «modello incomparabile di accoglienza della vita e di sollecitudine per la vita… Mostrandoci suo Figlio, ci assicura che in Lui le forze della morte sono già state vinte» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitæ, 25 marzo 1995, nn. 102, 105). «In gigantesco duello si sono battute la morte e la vita. Il Signore della vita, già morto, ora vive e regna» (Sequenza di Pasqua).
Domandiamo a San Juan Diego, canonizzato da Papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002, di ispirarci una vera devozione per la nostra Madre Celeste, poiché «la compassione di Maria si estende a tutti coloro che la chiedono, non fosse che con un semplice saluto: “Ave, Maria…”» (Sant’Alfonso de Liguori). Lei, che è Madre di Misericordia, ci otterrà la Misericordia di Dio, specialmente se saremo caduti in peccati gravi.
.
tratto da http://www.fuocovivo.org 
le immagini sono tratte da ricerche sul web
 .
vedi anche: