sabato 26 agosto 2017

«Ti saluto Maria, Sposa fedele dello Spirito Santo»

«Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo» (Lc 1,35). 


Padre Battista Cortinovis, s.m.m.
Maggio 2004

Si sta per realizzare il mistero della incarnazione, il grande evento della storia della salvezza, che contiene già in sé, come in germe, anche gli sviluppi che si avranno man mano nella vita di Gesù e nel tempo della Chiesa.


 I protagonisti di questo mistero sono da una parte le tre Persone della SS. Trinità, e dall'altra Maria, che in quell'evento rappresenta l'umanità con la quale Dio vuole dialogare e stabilire una comunione di amore. 

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio» (Gal 4,4.6). 

Il Padre prende l'iniziativa di mandare a Maria l'angelo Gabriele per chiederle il consenso e attuare in lei l'incarnazione del Figlio; il Verbo si fa carne nel seno della Vergine, per la potenza dello Spirito Santo. E Maria acconsente e si rende disponibile al disegno del Padre, accoglie il Figlio come Madre, collaborando con lo Spirito Santo come sua Sposa e fedele Alleata.

Noi professiamo nel Credo che «il Signore Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio... per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo».

È nello Spirito Santo che Maria si rende disponibile al Padre e diventa Madre di Cristo; ed è in Maria che il Verbo si fa uomo. L'incarnazione è frutto della collaborazione tra lo Spirito Santo e Maria.

 Ma questo primo grande mistero della storia della salvezza è come un prototipo, e funziona da modello dell'agire della SS. Trinità anche per il seguito, sia durante la vita terrena di Gesù e di Maria, che durante il tempo della Chiesa e fino alla fine dei secoli.
 I vangeli riferiscono esplicitamente la dimensione trinitaria di alcuni eventi, come il Battesimo di Gesù, la sua Trasfigurazione, la Morte e Risurrezione, la Pentecoste. Altre volte, e frequentemente, viene evidenziata l'opera dello Spirito Santo nella vita di Gesù; egli è «pieno di Spirito Santo» (Lc 4,1), agisce «con la potenza dello Spirito Santo» (Lc 4,14), «esulta nello Spirito Santo» (Lc 10,21).

 Anche l'agire di Maria è sotto l'influsso dello Spirito Santo e manifesta i doni e i frutti dello Spirito:


  • all'annunciazione, nella fede, si rende docile allo Spirito con il suo «Eccomi!»; 


  • nella visita a Elisabetta porta la benedizione, la lode e la gioia; per i pastori di Betlemme prepara il segno del «bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia» (Lc 2,7.12.16); 


  • al vecchio Simeone offre la risposta alla ricerca suscitata il lui dallo Spirito Santo (Lc 2,26-27); 


  • a Cana di Galilea provoca il segno che darà inizio alla fede dei discepoli (cfr. Gv 2,11); 


  • ai piedi della croce è presente, nell'Ora suprema della manifestazione dello Spirito in Gesù; 


  • alla Pentecoste è in preghiera insieme con la nuova comunità ecclesiale per implorare lo Spirito, così come era stata sempre attenta al discernimento personale nello Spirito, conservando e meditando nel suo cuore (cfr. Lc 2,19.51) tutto ciò che vedeva accadere attorno a sé.

San Luigi Maria di Montfort (1673-1716) è l'autore spirituale che negli ultimi secoli ha meglio illustrato il rapporto tra lo Spirito Santo e Maria.
Nel suo Trattato della vera devozione a Maria (VD) ne parla molto. «Dio Padre ha dato il suo unico Figlio al mondo soltanto per mezzo di Maria... Il Figlio di Dio si è fatto uomo per la nostra salvezza, ma in Maria e per mezzo di Maria. Dio Spirito Santo ha formato Gesù Cristo in Maria, ma dopo averle chiesto il consenso per mezzo di uno dei primi ministri della sua corte» (VD 16). E poco dopo afferma subito che «la condotta che le tre Persone della SS. Trinità hanno tenuto nell'incarnazione e nella prima venuta di Gesù Cristo, è da loro mantenuta ogni giorno, in modo invisibile, nella santa Chiesa e sarà mantenuta fino alla consumazione dei secoli, nell'ultima venuta di Gesù Cristo» (VD 22).

 Parlando più in particolare dello Spirito Santo, san Luigi Maria scrive: «Dio Spirito Santo... è diventato fecondo per mezzo di Maria, che egli ha sposato. 
Con lei, in lei e da lei ha prodotto il suo capolavoro: un Dio fatto uomo, e ogni giorno sino alla fine del mondo genera i veri cristiani e i membri del corpo di questo capo adorabile: perciò quanto più in un'anima egli trova Maria, sua cara e indissolubile Sposa, tanto più diviene operante e potente nel riprodurre Gesù Cristo in quest'anima e quest'anima in Gesù Cristo» (VD 20).

 E ne spiega poi le modalità: «Quando Maria ha posto le sue radici in un'anima, vi produce meraviglie di grazia che lei sola può produrre... Quando lo Spirito Santo, suo Sposo, l'ha trovata in un'anima, vi vola, vi entra in pienezza e si comunica a quest'anima con abbondanza e nella misura in cui essa fa spazio alla sua Sposa... A lei è riservata la formazione e l'educazione dei grandi santi che vivranno verso la fine del mondo; infatti non c'è che questa Vergine singolare e miracolosa che possa operare, in unione con lo Spirito Santo, le cose singolari e straordinarie» (VD 35-36).

 Nel suo breve testo sull'apostolato nella Chiesa, al quale si è dato il titolo di Preghiera infuocata (PI), san Luigi Maria di Montfort riprende le medesime convinzioni:
«Ricordati, Spirito Santo, di formare figli di Dio con Maria, tua fedele sposa. Hai formato con lei e in lei il capo del corpo mistico, perciò con lei e in lei devi formare tutte le sue membra... Tutti i santi del passato e del futuro sono opere del tuo amore unito a Maria» (PI 15).

 I ragionamenti di questo santo autore spirituale sono fatti propri dalla Chiesa di oggi nei documenti del Concilio Vaticano II: «(Maria) per la sua fede e la sua obbedienza generò sulla terra lo stesso Figlio del Padre, senza conoscere uomo, ma sotto l'ombra dello Spirito Santo... ella ha dato alla luce un Figlio che Dio ha fatto il primogenito di una moltitudine di fratelli, cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre» (LG 63).

 Se questa è la missione che Dio ha dato alla SS. Vergine, noi dobbiamo riconoscerla accogliendo Maria nella nostra vita spirituale come madre, cioè come modello e guida, per condurre una vita nello Spirito Santo, come è nostra vocazione. In obbedienza a Gesù Cristo, che ha detto a chiunque voglia essere suo discepolo: «Ecco la tua madre!» (Gv 19,27), noi la dobbiamo prendere con noi, per imitare le sue virtù, per avere il suo stesso spirito, che è lo spirito di Gesù, cioè lo Spirito Santo.

 Ascoltiamo ancora san Luigi Maria: «Bisogna obbedire in ogni cosa alla Santissima Vergine e lasciarsi condurre dal suo spirito, che è lo Spirito Santo di Dio... Quanto è felice un'anima... quando è tutta posseduta e guidata dallo spirito di Maria» (VD 258). Allora «l'anima della Santa Vergine si comunicherà a te per glorificare il Signore; il suo spirito entrerà al posto del tuo per rallegrarsi in Dio, suo Salvatore... Quand'è che le anime respireranno Maria come i corpi respirano l'aria? Allora accadranno cose meravigliose su questa terra, dove lo Spirito Santo, trovando la sua cara Sposa come riprodotta nelle anime, discenderà con abbondanza e le ricolmerà dei suoi doni, soprattutto del dono della sapienza, per operare meraviglie di grazia» (VD 217).
 «Santo Spirito, concedimi una grande devozione e una grande inclinazione verso Maria, tua divina Sposa, un grande abbandono sul suo seno materno e un continuo ricorso alla sua misericordia, affinché in lei e per mezzo di lei tu abbia a formare in me Gesù Cristo al naturale, grande e potente, fino alla pienezza della sua età perfetta. Amen» (Segreto di Maria, 67).

martedì 22 agosto 2017

Maria negli scritti di S. Veronica Giuliani

il cuore di Maria fonte di tutte le grazie 

Le prime parole dette a Fatima: «Molte anime vanno all'Inferno perché non c'è chi prega e fa sacrifici per loro» la Madonna aggiunge subito dopo: «Per impedire questo, la Santissima Trinità vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato». La risposta verrà chiarificata inoltrandosi in questo capitolo mariano, culmine del messaggio profetico della Santa, vedendo che la vergine Veronica aveva inteso e vissuto un totale affidamento personale e comunitario profetico a Maria SS.ma, fino a diventarne quasi un incomparabile segno e apostolo.
Ecco, dunque, un altro punto molto discusso oggi: Il posto e il ruolo che Maria Santissima occupa nella Chiesa e nella Storia di Salvezza è esagerato come lo pretende qualcuno? O invece è ancora da scoprire, sviluppare e rispettare, come ribadiscono altri?
Ci sembra che non bisogna essere molto dotti e ìntelligenti, ma bensì piccoli e semplici, per vedere come questi nostri tempi portano un chiaro sigillo mariano mai visto prima nella storia. Dalla catena delle sue apparizioni, - "Rue du Bac" con la medaglia miracolosa, Lourdes, La Salette, Fatima e altre apparizioni approvate dalla Chiesa, o ancora sotto studi e discernimento -, come anche da diversi movimenti mariani e realtà ecclesiale suscitate dallo Spirito Santo e dalla Madonna stessa, si profila chiaramente quello che è diventato un'espressione comune: «I tempi mariani», espressione che sentiamo o leggiamo spesso, anche nei discorsi di Papi e di grandi Prelati della Santa Chiesa.
I tempi mariani sembrano essere i tempi in cui Lo Spirito Santo sta conducendo la Chiesa, e di conseguenza il mondo, a capire - e poi proclamare - la «verità» (Gv 14, 17a), tutta intera, su Maria, sul Suo ruolo decisivo: quello della «Donna» che schiaccerà la testa dell'antico serpente, «metterò inimicizia tra te e la donna...» (Gn 3, 15); quello della «Donna» vestita di sole che combatte il drago (vedi: Ap 12); la «Donna» alla quale il Signore, solo dopo averle affidato nel Discepolo amato tutta l'umanità come figli che Ella genera con il Salvatore, ai piedi della Croce, disse: «Tutto è compiuto» (Cv 19, 30a); la «Donna» delle Nozze di Cana, che intercede per l'umanità alla quale viene a mancare il vino della Grazia (vedi: Cv 2); la «Donna» alla quale Dio non può rifiutare niente, perché Lei non Gli ha rifiutato niente, nemmeno Il Sacrificio del Suo Unico Figlio, che è Dio, diventando, come Abramo, Madre di tanti popoli.
Questa "invasione" mariana progredisce su due fronti che vanno a pari passi: Il primo, teologico e dogmatico; il secondo, popolare e devozionale, però a livello ecclesiale universale.
Ora, sul primo fronte, vediamo il "germogliare" di dogmi mariani: Il primo è il dogma dell'Immacolata (1854) confermato subito dal cielo, dalla Madonna stessa a Lourdes, 4 anni dopo: «Io sono l'Immacolata Concezione» (1858); poi il dogma dell'Assunzione in cielo in corpo e anima, nel 1950, da Papa Pio XII, con tutto quello che questi due dogmi contengono di fondamentale per l'uomo e per la Storia della Salvezza, e che sarebbe, purtroppo, troppo lungo sviluppare qui.
Dove è destinato a arrivare questo primo fronte?
La Madonna l'ha chiarito nelle apparizioni della «Regina di tutti i popoli» ad Amsterdam, apparizione approvata dal vescovo nella seconda metà degli anni 1990, dove si proclama Mediatrice di tutte le grazie celesti e «Corredentrice».
Ecco, dunque, il punto d'arrivo! Maria non è una scelta in più, anche se importante, nella Chiesa. Maria è indispensabile nella redenzione storica e personale di ogni uomo. Maria è, non per virtù propria, ma per volontà di Dio, Vera Corredentrice del mondo, di tutta l'umanità. Questo ci sembra molto evidente nella simbologia della medaglia miracolosa, data da Maria stessa nella sua apparizione, nel 1830, a Parigi, a santa Caterina Labouré:
L'Immacolata, sulla prima faccia della medaglia rappresenta il dogma di partenza, e il simbolo della «M» intrecciata in modo inseparabile con la Croce sulla seconda faccia rappresenta il dogma d'arrivo: la Corredenzione; un percorso che passa attraverso il Sacro Cuore di Gesù, e anche attraverso quello Immacolato e Addolorato di Maria, presenti tutti e due sulla Medaglia; infatti, la Madonna annunzierà, più avanti: «La Santissima Trinità vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato» (Fatima 1917).
E qui siamo già nell'ambito del secondo fronte, quello della devozione personale ed ecclesiale a Maria Santissima. Questi due fronti sono complementari tra loro. La devozione deve arrivare al suo culmine, secondo l'insegnamento mariano per eccellenza di san Luigi Maria Grignion di Montfort nel suo famoso Trattato della vera devozione, nella consacrazione personale e comunitaria totale alla Santissima Vergine Maria; un insegnamento che è frutto della maturazione sempre più approfondita dalla scuola francese di spiritualità, fondata sul mistero dell'Incarnazione; un affidamento e abbandono totale a Colei che più di tutti conosce Gesù, alla Maestra che ci può guidare nella via più sicura e diretta al suo Figlio Benedetto, alla quale Gesù stesso si è affidato.
Questo insegnamento è stato ripreso, assimilato, approfondito, concretizzato e offerto a tutto il mondo da Papa Giovanni Paolo II, con il suo famoso Totus Tuus, e la consacrazione del mondo intero e del terzo millennio a Maria Santissima, invitando tutti ripetutamente a leggere «i segni dei tempi», e a comprendere questa Consacrazione, per attuarla, secondo la richiesta della Madonna a Fatima.
Stranamente, o meglio provvidenzialmente, vedremo che la figura e il ruolo di Maria è il punto più rilevante e sottolineato nell'esperienza di vita e negli scritti di santa Veronica, che ha molto da dirci in proposito. Perciò, ci pare doveroso chiamarla non solo «discepola di Maria», come troviamo nel Diario, ma anche «apostola di Maria».
Basta uno sguardo alla cronologia della sua vita, per vedere il ruolo "invadente" di Maria SS.ma. Sfogliando il Diario, troveremo che, per lei, Maria Santissima è indubbiamente e palesemente Mediatrice di tutte le grazie e Corredentrice; anzi questo le viene detto dal cielo esplicitamente. E quanto alla Consacrazione a Maria, la nostra santa è arrivata al culmine personale e comunitario.
Dunque, già da bambina, abbiamo visto come si rivolgeva familiarmente alla Madonna, quando voleva il Bambino Gesù, o voleva darGli da mangiare, ricevendo spesso quel che chiedeva; e come si è sentita dire tante volte non solo dalle labbra del Divino Sposo, ma anche di Maria Santissima: «Tu sei la mia prediletta».
E abbiamo anche visto, nel terzo e quarto capitolo, come questa relazione è andata sempre crescendo, specialmente dopo la stimmatizzazione, fin «quasi a sostituire Gesù», come scrive padre Làzaro Iriarte, che non è minimamente un sentimentale, ma uno studioso che pesa meticolosamente le sue espressioni, spiegando dopo che è «un sostituire» a favore di un «arrivare» più sicuro e facile a Gesù. E' la stessa logica del Montfort nel suo Trattato della vera devozione: «Gesù è venuto a noi tramite Maria, e vuole che andiamo a Lui dalla stessa strada ».
Dopo aver visto nella sua vita il ruolo concreto di Maria, vediamolo ora nella dimensione mistica, soprannaturale, piena di insegnamenti celesti e dottrinali.
In questo libretto, non possiamo pretendere di sviluppare studi e analisi per tirarne conclusioni teologiche, ma vogliamo spingere a ciò, perché siamo sicuri che, nel suo Diario, vero «tesoro nascosto», si trova un materiale dottrinale sicuro, e può darsi unico, che sarà molto necessario per aiutare a chiarire questi traguardi così importanti nella storia della Salvezza:
- Maria Mediatrice di tutte le grazie e Corredentrice.
- La necessità della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Sperando che i seguenti passi del Diario, scelti con occhio veloce, possano servire a destare una santa curiosità e voglia di cercarne altri più sostanziosi in materia:
* Il 1° novembre 1702, Veronica riceveva addirittura un velo miracoloso, che si conserva ancora nel monastero di Città di Castello, mentre era invitata ad aggiungere al suo nome di religiosa: Veronica di Gesù e di Maria, di Gesù Crocifisso, e di Maria compaziente... La vittima doveva provare le sofferenze del Redentore, i tormenti della Corredentrice.
* Maria le dettava le parole da scrivere... Le dava la Comunione tutti i giorni nella prigione, finché durò la prova imposta dal S. Ufficio... La comunicava nei giorni in cui la comunità non faceva la Comunione... Per mezzo di Maria, ella guariva le suore ammalate... Per ispirazione di Maria, il giorno della Presentazione del 1708, solennemente si consacrò alla Madonna... Il 28 ottobre 1711, presenti san Francesco e santa Chiara, la Madonna le donò un anello con sopra impresso il Nome di Maria e la chiamò figlia sua, carissima tra tutte le figlie. Poi le pose due calici: Uno con il Sangue di Gesù, l'altro pieno delle lacrime di Maria, calici che la Santa offrì all'Eterno Padre ottenendone ogni sorta di grazie. Maria la fece partecipe dei dolori provati ai piedi della Croce e delle spade che le avevano trapassato il Cuore... (cfr. La Passione rinnovata, pp. 126-127).
* «...Questo amore infinito mi pareva che rapisse il mio cuore al Cuore di Maria SS.ma, fonte e mare ove sta rinserrato un incendio di vero amore, e che l'anima stesse nuotando nell'amore divino, per mezzo del Cuore di Maria SS.ma... che facevami capire, per via di comunicazione, che Ella m'infondeva un non so che di quello che Ella partecipava, quando aveva il Verbo Divino nelle sue viscere. Oh! Carità grande di Maria!» (25-5-1717: Diario, III, 922-924).
* «... L'anima ha penetrato e provato che anche Maria Ssa.ma ha fatto lo stesso. La pietà di Lei è tutta uniforme alla Misericordia di Dio; ambedue sono tutte a pro dell'anima mia; e l'anima è tutta ferma e fiduciosa in Dio e in Maria SS.ma.
«Qui, vi è stato l'unione dei tre cuori in uno solo, e l'unione di tre volere in un volere solo, nel volere di Dio...» (12-10-1719: Diario IV, 112s.)
* «Figlia, la notte fosti ai miei piedi, ed io adornai l'anima dell'anima mia colle mie virtù, donai ad essa i miei meriti acciò ella con essi meriti si offrisse a Dio. In quel mentre vi fu il rapimento, e avesti la grazia di unirti col cuore dell'anima mia. Uno e l'altro unirono te a Dio, in Dio. Trovandoti avanti a Dio, conoscendo la tua meschinità e da niente nel niente stesso, Dio comunicò il suo amore in te per mezzo del mio cuore e dell'anima mia...» (28-10-1725: Diario IV, 796s.)
* «Figlia mia, voglio che tu scriva le grazie che Dio ed io ti facemmo per la festa della mia Purificazione... Ricordati che la santa obbedienza ti mandò ai miei piedi; ed io ti diedi un caro abbraccio. In quel punto avesti nel cuore per via di comunicazione un saggio di amore, il quale comunicò nell'anima dell'anima mia il sentimento di purità angelica, e questo fu per mezzo della stessa mia purità. Il mio cuore e l'anima mia fecero sentire penetrantemente nel cuore del mio cuore il valore della mia purità. Figlia, fa conto di questa grazia, la quale è tanto gradita a Dio. L'anima semplice e pura è sempre mirata da Dio, graziata colle sue divine grazie e doni. Figlia, il divino sguardo di Dio santifica, vivifica le anime innocenti e pure» (febbraio 1726: Diario IV, 829-834).
* «... E partecipando le pene medesime, il cuore del mio cuore si univa al cuore mio, e più volte in detto giorno si rinnovarono i miei dolori in detto cuore, e questi davano il dolore, ma con penetrante modo di amore imparavi a patire. La vita penante del mio Figlio e la mia, servivano a te per imparare a vivere... ed io stavo presso di te, ti ammaestravo e ponevo te nell'esercizio più perfetto» (05-4-1726: Diario IV, 840s.).
* «A questa confermazione la stessa anima mia per te cooperò con un atto di ringraziamento a Dio, e Dio operatore in quel mentre ti diede l'invito, e confermò quest'anima eletta fra gli eletti. Si fece festa in paradiso di questa conferma fatta, e tu restasti legata colla volontà di Dio. Cominciò in te l'anticipato paradiso...» (25-3-1727: Diario IV, 909s.).
* «... Tre volte hai lagrimato lacrime di sangue... Il demonio ha fatto quanto ha potuto per levarti dalla Divina Volontà e per farti cascare in peccati e colpe, ma io ti difendevo e facevo precipitare esso nell'inferno, e davo forza a te di superare tutto l'inferno. Esso moveva, e trovava modo di farti inquietare per mezzo delle creature; ed io davo modo a te come potevi fare per esercitare virtù e pace...» (25-12-1725: Diario IV, 815).
* «... In quel punto, vi è stato un nuovo dolore dei dolori di Maria, come appunto mi succede la notte... Vi è stata la rinnovazione della Crocifissione e, nel fine, si sono rinnovati i dolori di Maria... Maria SS.ma mi accennava verso il sigillo e comprendevo che ogni bene sta ivi ove sta esso, cioè che nel Cuore di Maria è il fonte d'ogni grazia...» (Diario III, 584s.).
* «... ti feci vedere distinto il tuo Serafico Padre (san Francesco), e tu lo pregasti che t'impetrasse qualche grazia, e gli raccomandasti la tua Religione, le anime del purgatorio, i peccatori e molte altre cose. Esso allora, rivolto a me, ti disse: Corri, corri ivi, ove è il fonte di grazie, ti fece cenno verso il mio cuore...» (Diario IV, 315).
* «... mi faceva cenno verso il suo Cuore passato da sette spade, e dicevami: Questo è il fonte delle grazie» (Diario III, 1232).
* «... in un tratto, mi è parso che quello specchio sia divenuto, nuovamente, come un sigillo dove è scritto: Fonte di grazie; e ho veduto scolpite nel Cuore di Maria sette spade» (Diario 111, 442).
* «... tutto potete, se volete, perché in voi e da voi escano le grazie, siete fonte di grazie, avete in mano tutte le grazie, e ci pare vedere, nel vostro cuore, i vostri dolori che, come sigillo, tutti dicono: Fonte di grazie. Dunque, il vostro cuore è fonte di tutte le grazie, e noi siamo tutte umiliate e prostrate davanti di esso...» (Diario V, 836).
Chi ha orecchi da intendere, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese! (Ap 2, 7.11.29; 3, 6.13.22) e che nel mondo intero risuoni questa bellissima giaculatoria: «Sacro Cuore di Gesù, fa che io ti ami sempre più. Dolce Cuore di Maria, siate la salvezza dell'anima mia!». 

giovedì 17 agosto 2017

Maria, Nuova Eva, in Ireneo di Lione (II secolo)

Maria e i principi di "ricapitolazione" e "ricircolazione" in Ireneo di Lione. Dalle dispense di A. Gila, PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE DALLE ORIGINI AL VI SECOLO, Marianum, Roma 1999-2000



 Ireneo di Lione 

Tra i Padri del II secolo, Ireneo è sicuramente la personalità di maggior rilievo e il primo teologo nel senso proprio del termine.
Le notizie biografiche che abbiamo di lui sono poche e frammentarie. Nacque sicuramente a Smirne tra il 140 e il 160. Qui conobbe e frequentò il vescovo Policarpo discepolo dell’Apostolo Giovanni. Profondo conoscitore delle Scritture, percorse l’Oriente e l’Occidente per conoscere le tradizioni apostoliche vigenti nelle primitive comunità cristiane. Non conosciamo i motivi per cui lasciò definitivamente l’Asia Minore e si trasferì in Gallia, a Lione. Qui fu ordinato presbitero e venne inviato a Roma quale mediatore in una controversia riguardante il montanismo. Tornato a Lione viene nominato successore del vescovo Potino che nel frattempo era morto martire. Fu scelto nuovamente come mediatore tra il Papa Vittore I e i vescovi asiatici nella controversia riguardante le modalità della celebrazione della Pasqua. La sua morte avvenne presumibilmente intorno al 202. Gregorio di Tours scrisse che Ireneo morì martire, ma non abbiamo conferme su questo dato che questa informazione è del VI secolo e quindi troppo tardiva.
La testimonianza di Ireneo è preziosa e fondamentale dati i suoi contatti con Policarpo e con altre personalità che avevano conosciuto direttamente gli Apostoli. Egli dovette essere quindi ben informato sulla tradizione apostolica che trasmette fedelmente, come appare dai suoi scritti.
Ireneo scrisse diverse opere. La più importante e monumentale è la “ADVERSUS HAERESES” in cinque libri in cui, non soltanto confuta gli errori degli gnostici, ma al loro insegnamento oppone la retta dottrina della Chiesa, di cui offre una sintesi chiara e persuasiva. Altra opera è la “DIMOSTRAZIONE DELLA DOTTRINA APOSTOLICA”.
Circa la sua dottrina mariana, Ireneo riprende il tema di Maria – Nuova Eva inserendolo nella sua visione storico – salvifica della “Ricapitolazione” e della “Ricircolazione”.

 Il principio della Ricapitolazione in Cristo

LA RICAPITOLAZIONE IN CRISTO SECONDO ADAMO
Secondo S. Paolo, il Redentore ha ripreso o “ricapitolato” in se stesso tutte le cose e gli avvenimenti che accaddero dalla prima creazione, riconciliando così tutto con Dio. In questa visuale, la salvezza dell’uomo appare come una seconda creazione, la quale non è altro che una specie di ripetizione della prima. Mediante questa seconda creazione, Dio riabilita il suo piano primitivo di salvezza, frustrato dalla colpa di Adamo; lo riprende e lo riorganizza nella persona del Figlio suo, che diventa per noi il secondo Adamo. E siccome a causa del peccato di un solo uomo tutto il genere umano andò in perdizione, era necessario che questo Figlio si facesse uomo per diventare il capostipite di una nuova umanità e per attuare un piano di salvezza che ricalcasse, ma in modo contrastante le medesime tappe percorse dal primo Adamo nella sua ribellione contro Dio.
Fedele a questa dottrina di S. Paolo, Ireneo mette bene in evidenza i due grandi obiettivi ottenuti dal Cristo nella sua opera redentrice: un risultato negativo, consistente nella distruzione del peccato e della morte che sono le due principali conseguenze della disobbedienza di Adamo; e un risultato positivo, vale a dire la restaurazione dell’intero genere umano secondo l’immagine di Dio, distrutta dal peccato d’origine. Questi due risultati il secondo Adamo li ha ottenuti mediante la sua totale obbedienza al Padre, controbilanciando in tal modo la disobbedienza del primo Adamo e riaprendo vittoriosamente l’antico conflitto contro Satana. Si può dunque dire che nel secondo Adamo tutto è stato rinnovato.

MARIA NUOVA – EVA
E’ sulla base del principio appena esposto che Ireneo spiega, in maniera consequenziale, il ruolo della Vergine nel piano divino della Salvezza, ricorrendo al parallelismo Eva – Maria come aveva fatto con Adamo – Cristo. Ireneo stabilisce un parallelismo perfetto tra le due donne:
- Eva e Maria, pur essendo ambedue sposate, erano ancora vergini;
- Mentre Eva disobbedì causando rovina e morte per sé e per il genere umano, Maria con la sua obbedienza agì come causa di salvezza;
- La disobbedienza di Eva impose all’umanità dei legami di schiavitù spirituale; l’obbedienza di Maria sciolse questi legami, riportando l’uomo alla sua primitiva libertà;
- La disubbidienza di Eva è conseguenza della sua incredulità; l’obbedienza di Maria è frutto della sua fede;
- Come Eva fu sedotta dalla parola dell’angelo decaduto al pnto di fuggire davanti a Dio, avendo trasgredito la sua parola; così Maria ricevette il lieto annuncio per mezzo dell’angelo, cosicché obbedendo alla sua parola riportò Dio dentro di sé;
Con tutto questo Ireneo non soltanto attribuisce a Maria un ruolo all’interno dell’opera della redenzione, ma specifica anche che questo ruolo è strettamente congiunto con l’azione compiuta dal Salvatore, alla stessa maniera in cui Eva ebbe una funzione purtroppo negativa accanto al primo Adamo. Ireneo giunge ad affermare che come Adamo è stato ricapitolato in Cristo, alla stessa stregua Eva è stata ricapitolata in Maria: “Era conveniente e giusto che Adamo fosse ricapitolato in Cristo, affinché la morte fosse assorbita nell’immortalità e che Eva fosse ricapitolata in Maria, affinché la Vergine, divenuta avvocata di un’altra vergine, potesse annullare e distruggere, con la sua verginale obbedienza, la disobbedienza verginale”.


Il principio di Ricircolazione 
Il principio della ricapitolazione viene integrato da Ireneo da un altro principio, quello della “Ricircolazione” che introduce nella teologia di Ireneo una chiara nota storico – salvifica.
Se il principio della “Ricapitolazione” afferma che l’umanità, caduta a causa del suo primo capo Adamo, doveva essere ricondotta a Dio da un altro uomo che fosse il suo secondo capo, cioè il Cristo, il principio della “Ricircolazione” afferma che questo processo di restaurazione compiuto dal Salvatore doveva corrispondere passo a passo, ma su un piano antitetico, alla storia della caduta. Maria rientra quindi in questo principio nuovamente come l’antitipo di Eva. La storia umana è, quindi per Ireneo, un fenomeno unitario, nel quale il Nuovo Testamento non è altro che la continuazione dell’Antico. L’unica economia divina, interrotta da Adamo, al quale Eva fu associata, venne ripresa e portata alla sua completa perfezione dal Cristo, al quale Maria è pure associata. Giustamente Ireneo chiama Maria causa salutis proprio perché antetipo di Eva che fu causa mortis. Tale cooperazione di Maria include non soltanto una cooperazione fisiologica in qualità di madre vergine, ma include anche iniziative di ordine morale e spirituale. La sua obbedienza alla parola di Dio, in antitesi con la disubbidienza di Eva, fu consapevole e volontaria e il suo consenso al piano salvifico ebbe un carattere soteriologico, dal momento che ella sapeva che l’incarnazione del Figlio di Dio avveniva in vista della redenzione dell’umanità.


Conclusione e fonti dell'articolo

Conclusione
Ireneo colpisce per i termini particolarmente forti ed efficaci con cui esprime le proprie convinzioni teologiche. Egli afferma senza ombra di dubbio la presenza attiva ed efficace della Vergine santa nella storia della salvezza e lo fa con straordinaria determinazione. L’influsso della dottrina di Ireneo sugli ulteriori sviluppi della mariologia salta immediatamente agli occhi. La dottrina attuale circa la collaborazione di Maria lla redenzione degli uomini e alla mediazione della grazia divina, ha le sue lontane radici nel sicuro insegnamento del vescovo di Lione.


Fonti
1. Luigi Gambero
Maria nel pensiero dei Padri della ChiesaEdizioni Paoline 1991

2. Angelo Maria Gila
Padri e tradizione ecclesiale dalle origini al VI secolo
Dispense del professore

Marianum, Anno Accademico 1999/2000