venerdì 28 giugno 2019

MARIA è la divina Immacolata Concezione, concepita dallo Spirito Santo.

Supplica per la Mia Chiesa 
(1° settembre 2003)

GESÙ: "Figlia Mia, quella che ti detterò è una supplica. Ti domando di andare a portare al Santo Padre (Giovanni Paolo II; ndt), vostro Papa, ciò che ti ho già dato il 23 giugno, accompagnato da quest'ultimo scritto.

È urgente far conoscere alla Mia Chiesa la Divinità della Madre Mia Santa, affinché si compia l'ultima fase del Piano di Dio. La Salvezza del mondo si troverà nelle mani della Chiesa. Essa deve riconoscere la Sua Nascita divina.

Quando la Beata Vergine Maria annuncia a Bernardette: «Io sono l'Immacolata Concezione», lo è anche da tutta l'eternità. Io ve l'ho detto: il mondo non troverà la Pace fintanto che la Chiesa non riconoscerà pienamente in Maria la Sua Santissima Divina Concezione.

Oggi, il tempo è tra le mani della Mia Chiesa* per ristabilire la Verità di Dio: essa ha la responsabilità del Mio popolo. Non intralciate il Piano Divino.

* (Il Cristo parlava così nel 2003, quando ancora c'era Papa Giovanni Paolo II, ma se adesso dovessimo aspettarci il ristabilimento del Vero nella Chiesa, a meno che Dio non intervenga come promesso QUI, ne rimarremmo molto delusi! Ndt).

MARIA è la Porta del Cielo! MARIA è la Madre della Chiesa!

Nella Sua Bontà Infinita, Nostro Padre ha scelto MARIA per far passare l'Unigenito nel mondo degli uomini.

Adesso, Nostro Padre ha scelto MARIA per far passare tutta questa Umanità provata nella Terra Nuova con Cieli Nuovi, mediante MARIA, che è Figlia, Sposa e Madre del Dio, Unico e Vero.

MARIA è sì la Porta del Cielo, ma ha anche la CHIAVE di questa Porta.

La Chiave è in Lei: Ella è stata concepita dallo Spirito Santo che ha posto in Lei la Sua Dimora. Se Dio, l'Eterno, ha scelto MARIA affinché i Suoi figli rinascessero nel loro stato originario, così com'erano prima di intraprendere il duro pellegrinaggio della Terra, è perché Ella li può ricondurre a Lui fino all'ultima Sua "pecorella" mediante la Purezza, l'Obbedienza e l'Umiltà.

Il Regno di Dio è molto vicino, ma Mio Padre vuole che questa Umanità ritrovi tutti i talenti che ha ricevuto dal Cielo. Una sola Creatura non li ha mai perduti e li ha fatti fruttificare, così numerosi come le stelle del firmamento: il Suo nome è MARIA!




Affinché si compia il Piano di Dio, la prima che deve rinascere per mezzo della Mia Santa Madre è la Chiesa (quella di Giovanni e non di Pietro, ved. QUI; ndt). Per questo, essa deve riconoscere integralmente la Sua Immacolata Concezione in quanto Divina.

I membri della Mia Chiesa attendono la Purificazione finale che si compirà il giorno stesso in cui essa riconoscerà il Dogma seguente:

MARIA è l'Immacolata Concezione, concepita dallo Spirito Santo.

Gli uomini e la Terra sono in attesa della conferma di tale Dogma integrale da parte della Santa Chiesa di Gesù Cristo, per rinascere insieme alla Nuova Vita del Pianeta e dei Cieli.

Costoro devono unirsi in preghiera ardente affinché arrivi presto il Regno di Dio a ristabilire l'Ordine per la cessazione di tutte le calamità e gli sconvolgimenti che affliggono il vostro globo e il genere umano. [...]

"Questa supplica è un effetto della Mia Bontà per il mondo intero che è già in decomposizione;  tale decadenza si nota a tutti i livelli,  che sia una semplice riunione o un grande assembramento.

L'uomo ha rigettato Dio ed ogni cosa si sgretola poco a poco. Un unico fattore può ripristinare la Forza perduta per vincere il Male e ridarvi Cieli e Terra Nuovi, ed è l'Umiltà.

L'Umiltà (MARIA) distruggerà l'Orgoglio e il suo Principe maledetto, Satana."

Conclusione

La supplica di Gesù è stata trasmessa in Vaticano l'11 ottobre 2003 per mezzo di un alto dignitario della Chiesa di nome Giovanni, accompagnatore di JNSR.

Quest'ultima non ha potuto incontrare il Santo Padre a causa della precarietà del suo stato di salute che si era aggravato improvvisamente. Il messaggio, tuttavia, è stato regolarmente consegnato alle autorità preposte, ma a distanza di 15 anni ora, e non più 8 come ha detto JNSR nel 2011, non è mai pervenuto alcun riscontro.

Non è la prima volta, come si constata, che il Vaticano fa orecchie da mercante e non risponde, né accoglie la Volontà del Cielo tramite Maria Santissima o addirittura, come in questo caso, del Cristo stesso, e non mi si venga a dire che è così perché i messaggi della mistica JNSR non sono ancora stati riconosciuti dalla Chiesa, perché allora, il terzo Segreto di Fatima dove lo mettiamo? (Cfr. QUIQUI e QUI, ma anche QUIQUI e QUI).

domenica 23 giugno 2019

L'omelia del Corpus Domini. «Gesù Cristo sacerdote dell'amore a Dio e all'uomo» sacerdote profetico alla maniera di Melchisedek


  1.  il mistero della sofferenza (trasformante)
  2.  significato del Cristo  (vittima espiatrice)
  3.  significato del sacerdozio profetico (Melchisedek)

                                       


Cari fratelli e sorelle!
Il sacerdozio del Nuovo Testamento è strettamente legato all’Eucaristia. Per questo oggi, nella solennità del Corpus Domini e quasi al termine dell’Anno Sacerdotale, siamo invitati a meditare sul rapporto tra l’Eucaristia e il Sacerdozio di Cristo. In questa direzione ci orientano anche la prima lettura e il salmo responsoriale, che presentano la figura di Melchisedek. Il breve passo del Libro della Genesi (cfr 14,18-20) afferma che Melchisedek, re di Salem, era «sacerdote del Dio altissimo», e per questo «offrì pane e vino» e «benedisse Abram»,

reduce da una vittoria in battaglia; Abramo stesso diede a lui la decima di ogni cosa. Il salmo, a sua volta, contiene nell’ultima strofa un’espressione solenne, un giuramento di Dio stesso, che dichiara al Re Messia: «Tu sei sacerdote per sempre / al modo di Melchisedek» (Sal 110,4); così il Messia viene proclamato non solo Re, ma anche Sacerdote. Da questo passo prende spunto l’autore della Lettera agli Ebrei per la sua ampia e articolata esposizione. E noi lo abbiamo riecheggiato nel ritornello: «Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore»: quasi una professione di fede, che acquista un particolare significato nella festa odierna. È la gioia della comunità, la gioia della Chiesa intera, che, contemplando e adorando il Santissimo Sacramento, riconosce in esso la presenza reale e permanente di Gesù sommo ed eterno Sacerdote.

La seconda lettura e il Vangelo portano invece l’attenzione sul mistero eucaristico. Dalla Prima Lettera ai Corinzi(cfr 11,23-26) è tratto il brano fondamentale in cui san Paolo richiama a quella comunità il significato e il valore della "Cena del Signore", che l’Apostolo aveva trasmesso e insegnato, ma che rischiavano di perdersi. Il Vangelo invece è il racconto del miracolo dei pani e dei pesci, nella redazione di san Luca: un segno attestato da tutti gli Evangelisti e che preannuncia il dono che Cristo farà di se stesso, per donare all’umanità la vita eterna. Entrambi questi testi mettono in risalto la preghiera di Cristo, nell’atto dello spezzare il pane. Naturalmente c’è una netta differenza tra i due momenti: quando divide i pani e i pesci per le folle, Gesù ringrazia il Padre celeste per la sua provvidenza, confidando che Egli non farà mancare il cibo per tutta quella gente. Nell’Ultima Cena, invece, Gesù trasforma il pane e il vino nel proprio Corpo e Sangue, affinché i discepoli possano nutrirsi di Lui e vivere in comunione intima e reale con Lui. La prima cosa che occorre sempre ricordare è che Gesù non era un sacerdote secondo la tradizione giudaica. La sua non era una famiglia sacerdotale. Non apparteneva alla discendenza di Aronne, bensì a quella di Giuda, e quindi legalmente gli era preclusa la via del sacerdozio. La persona e l’attività di Gesù di Nazaret non si collocano nella scia dei sacerdoti antichi, ma piuttosto in quella dei profeti. E in questa linea, Gesù prese le distanze da una concezione rituale della religione, criticando l’impostazione che dava valore ai precetti umani legati alla purità rituale piuttosto che all’osservanza dei comandamenti di Dio, cioè all’amore per Dio e per il prossimo, che, come dice il Signore, «vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici» (Mc 12,33). Persino all’interno del Tempio di Gerusalemme, luogo sacro per eccellenza, Gesù compie un gesto squisitamente profetico, quando scaccia i cambiavalute e i venditori di animali, tutte cose che servivano per l’offerta dei sacrifici tradizionali. Dunque, Gesù non viene riconosciuto come un Messia sacerdotale, ma profetico e regale. Anche la sua morte, che noi cristiani giustamente chiamiamo "sacrificio", non aveva nulla dei sacrifici antichi, anzi, era tutto l’opposto: l’esecuzione di una condanna a morte, per crocifissione, la più infamante, avvenuta fuori dalle mura di Gerusalemme. Allora, in che senso Gesù è sacerdote? Ce lo dice proprio l’Eucaristia. Possiamo ripartire da quelle semplici parole che descrivono Melchisedek: «Offrì pane e vino» (Gen 14,18). È ciò che ha fatto Gesù nell’ultima Cena: ha offerto pane e vino, e in quel gesto ha riassunto tutto se stesso e tutta la propria missione. In quell’atto, nella preghiera che lo precede e nelle parole che l’accompagnano c’è tutto il senso del mistero di Cristo, così come lo esprime la Lettera agli Ebrei in un passo decisivo, che è necessario riportare: «Nei giorni della sua vita terrena – scrive l’autore riferendosi a Gesù – egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo dalla morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparٍar l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek» (5,8-10). In questo testo, che chiaramente allude all’agonia spirituale del Getsemani, la passione di Cristo è presentata come una preghiera e come un’offerta. Gesù affronta la sua "ora", che lo conduce alla morte di croce, immerso in una profonda preghiera, che consiste nell’unione della sua propria volontà con quella del Padre. Questa duplice ed unica volontà è una volontà d’amore. Vissuta in questa preghiera, la tragica prova che Gesù affronta viene trasformata in offerta, in sacrificio vivente. Dice la Lettera agli Ebrei che Gesù «venne esaudito». In che senso? Nel senso che Dio Padre lo ha liberato dalla morte e lo ha risuscitatoÈ stato esaudito proprio per il suo pieno abbandono alla volontà del Padre: il disegno d’amore di Dio ha potuto compiersi perfettamente in Gesù, che, avendo obbedito fino all’estremo della morte in croce, è diventato "causa di salvezza" per tutti coloro che obbediscono a Lui. E’ diventato cioè sommo Sacerdote per avere Egli stesso preso su di sé tutto il peccato del mondo, come "Agnello di Dio". E’ il Padre che gli conferisce questo sacerdozio nel momento stesso in cui Gesù attraversa il passaggio della sua morte e risurrezione. Non è un sacerdozio secondo l’ordinamento della legge mosaica (cfr Lv 8-9), ma «secondo l’ordine di Melchisedek», secondo un ordine profetico, dipendente soltanto dalla sua singolare relazione con Dio. Ritorniamo all’espressione della Lettera agli Ebrei che dice: «Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì». Il sacerdozio di Cristo comporta la sofferenza. Gesù ha veramente sofferto, e lo ha fatto per noi. Egli era il Figlio e non aveva bisogno di imparare l’obbedienza ma noi sì, ne avevamo e ne abbiamo sempre bisogno. Perciò il Figlio ha assunto la nostra umanità e per noi si è lasciato "educare" nel crogiuolo della sofferenza, si è lasciato trasformare da essa, come il chicco di grano che per portare frutto deve morire nella terra. Attraverso questo processo Gesù è stato "reso perfetto", in greco teleiotheis. Dobbiamo fermarci su questo termine, perché è molto significativo. Esso indica il compimento di un cammino, cioè proprio il cammino di educazione e trasformazione del Figlio di Dio mediante la sofferenza, mediante la passione dolorosa. È grazie a questa trasformazione che Gesù Cristo è diventato "sommo sacerdote" e per salvare tutti coloro che si affidano a Lui. Il termine teleiotheis, tradotto giustamente con "reso perfetto", appartiene ad una radice verbale che, nella versione greca del Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia, viene sempre usata per indicare la consacrazione degli antichi sacerdoti. Questa scoperta è assai preziosa, perché ci dice che la passione è stata per Gesù come una consacrazione sacerdotale. Egli non era sacerdote secondo la Legge, ma lo è diventato in maniera esistenziale nella sua Pasqua di passione, morte e risurrezione: ha offerto se stesso in espiazione e il Padre, esaltandolo al di sopra di ogni creatura, lo ha costituito Mediatore universale di salvezza. Ritorniamo, nella nostra meditazione, all’Eucaristia, che tra poco sarà al centro della nostra assemblea liturgica. In essa Gesù ha anticipato il suo Sacrificio, un Sacrificio non rituale, ma personale. Nell’Ultima Cena Egli agisce mosso da quello "spirito eterno" con il quale si offrirà poi sulla Croce (cfr Eb 9,14). Ringraziando e benedicendo, Gesù trasforma il pane e il vino. È l’amore divino che trasforma: l’amore con cui Gesù accetta in anticipo di dare tutto se stesso per noi. Questo amore non è altro che lo Spirito Santo, lo Spirito del Padre e del Figlio, che consacra il pane e il vino e muta la loro sostanza nel Corpo e nel Sangue del Signore, rendendo presente nel Sacramento lo stesso Sacrificio che si compie poi in modo cruento sulla Croce. Possiamo dunque concludere che Cristo è sacerdote vero ed efficace perché era pieno della forza dello Spirito Santo, era colmo di tutta la pienezza dell’amore di Dio, e questo proprio "nella notte in cui fu tradito", proprio nell’"ora delle tenebre" (cfr Lc 22,53). È questa forza divina, la stessa che realizzò l’Incarnazione del Verbo, a trasformare l’estrema violenza e l’estrema ingiustizia in atto supremo d’amore e di giustizia. Questa è l’opera del sacerdozio di Cristo, che la Chiesa ha ereditato e prolunga nella storia, nella duplice forma del sacerdozio comune dei battezzati e di quello ordinato dei ministri, per trasformare il mondo con l’amore di Dio. Tutti, sacerdoti e fedeli, ci nutriamo della stessa Eucaristia, tutti ci prostriamo ad adorarLa, perché in essa è presente il nostro Maestro e Signore, è presente il vero Corpo di Gesù, Vittima e Sacerdote, salvezza del mondo. Venite, esultiamo con canti di gioia! Venite, adoriamo! Amen.

martedì 18 giugno 2019

Gesù l'Adamo novello

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 569


1 giugno 1946                              

   Stavo ordinando le mie preghiere del mese di giugno ed ero incerta se far precedere quella allo Spirito Santo o quella al Sacro Cuore. Con una beatificante ondata di pace si precipita su me lo Spirito Paraclito dicendomi:
   «Puoi mettere l'orazione a Me in testa ad ogni altra, senza timore di offendere il Cuore amoroso e divino.
   Quel Cuore è perché Io l'ho formato. Io, l'Amore, sono il generatore dell'Umanità Ss. del Verbo, e il suo Cuore è l'amor degli amori dello stesso Amore divino, è l'Anima più ardente del trino Fuoco. In esso Cuore è il Padre, il Verbo e lo Spirito, ma lo Spirito, essendo ciò che forma un Uno delle e con le due prime Persone e con Esse compie la Triade Ss., è l'Ospite eletto del Cuore amorosissimo. Tutto Dio si compiace in quel Cuore e vi abita. Ché, se è detto che voi siete templi dello Spirito Santo e si suppone, dalla limitatezza umana, che il trono allo Spirito sia nell'organo generatore della vita e suscitatore degli affetti, quale trono, in quel tempio più sacro di qual che si sia tempio, o costrutto dall'uomo o dall'uomo generato, avrò mai più bello, più santo, più sacro, più mio di questo?
   Il Cuore di Gesù Cristo! Formato dai fuochi della Carità e dai gigli della Purissima! Se gli uomini sapessero capire ciò che è il Cuore di Cristo! Ma appena i Serafini possono penetrare nell'incandescenza di questa perfezione di amore che è il Cuore di DioPerfezione della Perfezione. Pensa, anima mia. Dio, l'Incorporeo, l'Eterno, che si orna dell'organo perfetto nella perfetta creazione dell'uomo e in esso vi rinchiude tutto il Paradiso perché sia testimonio dell'annichilimento sublime del Verbo e si perfezioni nella Carità. Se gli angeli potessero svelare i misteri del Cielo, vi direbbero che alla evangelizzazione della Terra col Cristo docente corrispose la grande lezione data a tutti i celesti cori di come si raggiunge l'amore perfetto: annichilendosi un Dio sino alla morte per amore di Dio e degli uomini.
  Santo, tre volte santo Cuore del Cristo, raggiante Sole in cui si affissano tutte le luci del Cielo, glorificazione della materia che ha meritato di condividere la gloria dell'anima perché nella Carità, nella Fortezza, Giustizia, Temperanza e nell'Ubbidienza ha raggiunto la Perfezione. Perché, ricordatelo tutti, o figli carissimi della Sapienza, il Cristo era Carne ed Anima come ogni uomo e, per un decreto imperscrutabile, benché senza macchia, dovette conoscere tentazione. Era l'Uomo. Era l'Adamo novello. Doveva mostrare come avrebbe dovuto agire il primo per possedere la gloria senza aver conosciuto il tormento, e come era possibile avere gloria senza avere tormento solo col fare eroicamente la volontà del Creatore. E il Cristo ha mostrato questo. E poi ha sofferto ed è morto per riparare a ciò che Adamo aveva commesso. E tutto – ubbidienza, resistenza alle tentazioni, buona volontà, generosità, perdono, sapienza, sacrificio – sono scaturiti dal Cuore che ora palpita in Cielo, e per voi, per te, per tutti coloro che hanno compreso l'Amore.
   Dio è Carità. Il Cuore di Gesù-Dio è il trono della Carità-Dio.»

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Analizzando questo testo, possiamo finalmente capire come stanno realmente le cose. Cosa sia l'anima che è creata e cosa sia lo Spirito che è increato (le due nature, umana e divina). 
Gesù era uomo come Maria, con un anima creata dal Padre. Gesù aveva nell'anima lo spirito increato del Padre (una parte dello spirito del Padre chiamato Figlio, si è incarnato nell'anima creata di Gesù). Maria allo stesso modo aveva un'anima creata dal Padre e lo spirito increato dello Spirito santo, generata dalla Carità/Spirito santo, Madre increata. (Approvato da Maria )
Daltronde non esiste nessun testo che comprovi l'esistenza e le imprese del Verbo, in nessun libro e in nessuna cultura che non sia la chiesa cattolica.
"la grande lezione data a tutti i celesti cori di come si raggiunge l'amore perfetto: annichilendosi un Dio sino alla morte per amore di Dio e degli uomini"-     
 è quello che gli angeli non hanno mai visto e neppure noi uomini mai lo vedemmo. Intanto un Dio non può morire, perchè se fosse Dio sarebbe eterno; lo Spirito Santo infatti è sostanza divina e non può morire. 
"Quindi il Verbo non era sostanza divina, era soltanto il pensiero del Padre che avrebbe preso carne nel tempo da Maria e quindi prese lo spirito trinitario come lo prese Maria. " (Approvato da Maria SS)
Dunque il verbo era in principio un pensiero eterno ma creato nel tempo a suo tempo che una volta creato/generato diventerà il Figlio.  Ma il Figlio dovrà poi diventare il Cristo per avere le caratteristiche di figliolanza divina. (approvato dal Padre
In questo diventare il Cristo Gesù dovette vincere tutte le tentazioni, e perfino la morte, perchè la morte si vince senza averne paura. Poi dovette perfezionare la temperanza e la giustizia, due virtù cardinali che appunto incardinano a Dio, esercitando l'ubbidienza che « è l'unica virtù che unisce a sé le altre virtù e che le custodisce e le conserva», dice sant'Antonio.  
La fortezza
 è una virtù che assicura, nelle difficoltà, la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Viene anche indicata come coraggio.


Il Cristo, chi è il Cristo? Gesù è il primo Cristo, ma anche Maria è Cristo e anche noi infine sulle orme di Gesù e Maria dovremmo sacrificarci per raggiungere appunto queste caratteristiche di figliolanza divina che ci sono richieste dal nostro Creatore per raggiungere la nostra eredità in cielo. 


Ora il Dio-Verbo si doveva perfezionare nella  "Carità, nella Fortezza, Giustizia, Temperanza e nell'Ubbidienza " aveva certamente questa natura divina (che anche noi abbiamo), quindi l'unica differenza con Maria è 

I sette doni dello Spirito Santo
  • sapienza;
  • intelletto;
  • consiglio;
  • fortezza;
  • scienza;
  • pietà;
  • timore di Dio.

L'obbedienza è l'unica virtù che unisce a sé le altre virtù e che le custodisce e le conserva», dice sant'Antonio. 

LA DUPLICE NATURA DELL'UOMO

OPERA MAGGIORE



VOLUME X CAPITOLO 652



DCLII. Commiato all'Opera. 
Estratto dal messaggio del:

   [28 aprile 1947]

IV. Restituire nella loro 
verità le figure del Figlio dell'Uomo e di Maria, veri figli di Adamo per la carne e il sangue, ma di un Adamo innocente. Come noi, così dovevano essere i figli dell'Uomo, se il Progenitore e la Progenitrice non avessero avvilito la loro perfetta umanità — nel senso di uomo, ossia di creatura nella quale è la duplice natura spirituale, a immagine e somiglianza di Dio, e la natura materialecome voi sapete che hanno fatto. Sensi perfetti, ossia sottomessi alla ragione pur nella loro grande acutezza. Nei sensi includo quelli morali insieme a quelli corporali. Amore completo e perfetto perciò, e per lo sposo al quale non la stringe sensualità, ma soltanto vincolo di spirituale amore, e per il Figlio. Amatissimo. Amato con tutta la perfezione di una perfetta donna per la creatura nata da lei. Così avrebbe dovuto amare Eva: come Maria, ossia non per quello che di godimento carnale era il figlio, ma perché quel figlio era figlio del Creatore e ubbidienza compiuta al suo comando di moltiplicare la specie umana. E amato con tutto l'ardore di una perfetta credente, che sa quel suo Figlio non figuratamente ma realmente: Figlio di Dio.

martedì 11 giugno 2019

Visione : il Cuore Immacolato di Maria

QUADERNI DAL 1945 AL 1950 CAPITOLO 609


16 maggio 1947

   Venerdì 
   Dice Gesù:
Ore 21,30, stesso giorno

  Ho la visione e la comprensione di quello che è il Cuore Immacolato di Maria.

 Visione: uno splendidissimo cuore simile a una raggiante luna, simile a luminosa perla dalla luce lunare. Siamo soliti a vedere il Cuor di Gesù emanante raggi d'oro, fiamme d'oro. Una raggiera intorno al suo rosso Cuore. Ma questo di Maria è tutto luce. Una paradisiaca luce! Più bianca di Ostia raggiante in un ostensorio! Più luminoso di luna splendente in tersissimo cielo! Più vago di enorme perla! Tutto luce! Che bellezza!… Splende là, al centro del petto purissimo… Un candore che brilla nel candore del corpo glorificato di Maria Ss. di Fatima. E per essere splendore che supera lo splendore purissimo di tutta la Vergine, pensi ognuno quale splendore deve essere…

   E lo Spirito Santo mi dà questa lezione e comprendo:
   «Da quel Cuore vennero le stille per formare il Cuore all'incarnato Verbo. Da quale candore doveva venire quel sangue necessario a formare l'embrione umano del Ss. Figlio di Dio! Sangue purissimo da purissima sorgente. Candore che sgorga da fonte immacolata per circondare di candore l'anima creata al Verbo, concepito dall'Amore col Candore. Sui palpiti di stella purissima di questo Cuore, Delizia mia, si è formato il pulsare del Cuor divino. Pensa tu quale perfezione totale di sentimenti e di movimenti avrà avuto questo Cuore immacolato sul ritmo del quale – ritmo di palpiti fisici, ritmo di palpiti morali, ritmo di palpiti spirituali – si formò ad esser Cuore d'Uomo-Dio il cuore del Figlio concepito dalla Vergine.
   Guarda, guarda, béati. Non c'è luce più bella in Paradiso, dopo la nostra, di questa. E non c'è luce più dolce. Non c'è. Noi, i Tre gloriosi, troviamo in questa luce la gioia nostra. I beati la loro. Gli angeli la loro. Il Paradiso splende di questa luce dell'immacolato Cuore di Maria nostra. Quella luce che tu dici indescrivibile, ed è voce e letizia del Paradiso, promana da questo Seno, da questo Cuore dell'eterna Vergine. Volesse l'uomo che si spandesse sulla Terra! Sarebbe la seconda redenzione, il secondo perdono… la finale salvezza! Oh! il perdono del mondo! Il perdono al mondo per Maria! Ma il mondo respinge la Madre che lo partorirebbe alla pace.
   Ama, ama per tutto il mondo. E la luce del Cuor di Maria ti penetrerà della gioia che fa Noi stessi beati.»
   Mi letifico guardando il raggiante Cuore-Ostia di Maria Immacolata, dalla luce intensa e soavissima di perla accesa…

venerdì 7 giugno 2019

LA SAPIENZA - Vieni e leggi le glorie di Lei nel libro dell'avo


VALTORTA
I. Dettato del 27 agosto 1944, in seguito alla visione della nascita di Maria Ss. 




In merito dice Gesù: «Poi che essi non comprendono che come la Sapienza fu attributo di Dio da quando Dio è, ed è infinita come Lui e come Lui eterna, e che questa Sapienza senza limiti nel tempo e nella perfezione tutto ha saputo dal principio senza principio di Dio, e che quindi Dio ab eterno contemplò la sua futura Figlia, Madre e Sposa Maria, e nel suo Pensiero la tenne mentre creava il creato e l'uomoUmanità, che da Maria avrebbe ottenuto il Mezzo per redimersi,


 posto che essi non vogliono capire, sia levata dal testo la frase "Vieni e leggi le glorie di Lei nel libro dell'avo". E levato sia il brano dei Proverbi, cap. VIII, v. 22-31. E levato ancora sia il periodo che segue. Sino alla parola... "ti parlo". Il seguente: "Ho voluto che tu scrivessi il primo verso" ecc., sino alla fine del dettato, siano pubblicati».

Proverbi 8,22-31

22 Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, fin d'allora.
23 Dall'eternità sono stata costituita,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
24 Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua;
25 prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io sono stata generata.
26 Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi,
né le prime zolle del mondo;
27 quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull'abisso;
28 quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell'abisso;
29 quando stabiliva al mare i suoi limiti,
sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia;
quando disponeva le fondamenta della terra,
30 allora io ero con lui come architetto
ed ero la sua delizia ogni giorno,
dilettandomi davanti a lui in ogni istante;
31 dilettandomi sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo.


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In questo brano valtortiano Gesù conferma ciò che Maria rivelò al Cornacchiola alle Tre Fontane: "sono l'incarnazione dello Spirito Santo/Sapienza".
Perciò ora sappiamo con certezza che Maria non era creata ma generata, anzi direi che il suo spirito è increato, cioè generato dallo Spirito santo e incarnato.
 Come il Padre ha generato il Figlio (lo spirito del Figlio) incarnato in un anima creata (Gesù) così la Madre increata Spirito Santo ha generato la Figlia (lo spirito della Figlia, incarnata in un anima creata (Maria).