lunedì 23 settembre 2019

LO SPIRITO DI DIO ABITA IN VOI

AT 2,1-11; RM 8,8-17; GV 14,15-16.23B-26
Pentecoste, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, maggio 2014
Pentecoste, acquarello di Maria Cavazzini Fortini

Il dono dello Spirito Santo: per dirla con il vangelo, il compimento della promessa di Gesù di non lasciarci orfani dopo la sua Ascensione: pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre (Gv 14,15). La liturgia della parola del giorno offre, come sempre, il racconto dell’evento presente negli Atti degli Apostoli; questa volta però ci soffermeremo sulla 2a lettura, un brano tratto dalla lettera ai Romani che invita a meditare sul mistero della inabitazione dello Spirito Santo nel cuore umano dal giorno del suo battesimo. Tremo e nello stesso tempo gioisco al solo fermarmi a pensare questa verità di fede. Una regola esegetica ci dice che quando meditiamo un testo biblico bisogna fermarsi ad osservare attentamente quella parola o quella espressione che ricorre maggiormente nel brano esaminato: ebbene qui Paolo dice “lo Spirito di Dio abita in voi” per ben 3 volte in 3 versetti (Rm 8,8-11). E’ innegabile che voglia attirare l’attenzione sulla presenza dello Spirito Santo nella nostra anima.
Di solito quando battezzo un bimbo rinnovo sempre con piacere la mia fede insieme a familiari e amici convenuti al rito liturgico. E di solito mi soffermo sempre a spiegare che nel corso della nostra breve vita l’uomo rincorre tanti obiettivi e titoli, ma per noi cristiani si tratta di cose che impallidiscono di fronte alla luce invisibile e abbagliante di ciò che accade nel battesimo. La vita umana viene immersa nella vita divina, viene liberata dalla forza del peccato originale, Dio “entra” nella sua creatura come nel suo proprio tempio e ci assicura il titolo maggiormente ambito da tutti gli esseri viventi dell’universo visibile ed invisibile: figli di Dio. Da lì lo Spirito di Dio non se ne va più e ci accompagnerà lungo tutto il cammino della nostra esistenza per farci comprendere, se lo vogliamo, che cosa significa che dopo il battesimo siamo figli di Dio. S.Giovanni nella sua 1a lettera ce lo spiega con una breve ma densissima espressione: quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!…Noi sin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato (1Gv 3,1-2). Questo grande amore è lo Spirito Santo. Ed è lo stesso Spirito Santo che, rivelandosi nell’arco della vita del credente, insegnerà ogni cosa e ricorderà tutto ciò che vi ho detto (Gv 16,26); è Lui stesso che attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio (Rm 8,16). Lo Spirito Santo presente nei nostri cuori è la prova concreta che Dio ci ama: l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5).
Da qualche tempo una buona parte delle domande “teologiche” che ricevo in colloqui personali riguarda la persona dello Spirito Santo. Molti mi dicono: dov’è lo Spirito Santo? Cos’è? Io non sento lo Spirito Santo, come posso avvertire la sua presenza? Devo invocarlo come qualcuno che è fuori o dentro di me? Come posso capire quando è lo Spirito Santo che mi parla? Segno evidente che quando ci si interroga su di Lui, emerge una sorta di fatica a stabilire una relazione che lo consideri persona. Non mi sembra il caso di dare risposte puntuali o di definizioni precise, anche perché non ne ho: le lascio volentieri a chi se ne occupa. Eppure dirò qualcosa in merito. Infatti, se leggi una parola della Scrittura e questa si illumina improvvisamente dando una comprensione nuova al tuo intelletto o riscaldando/guarendo il tuo fragile cuore: non avere dubbi, è lo Spirito Santo che fa questo. Se una persona molesta offende con la parola o con un gesto la tua dignità e invece di reagire ripagandola con la stessa moneta pazienti e lasci cadere l’offesa, non tenendo conto del male ricevuto: non avere dubbi, è lo Spirito Santo che ti ha guidato in questa scelta. Se dopo un periodo trascorso nelle gozzoviglie di qualche peccato senti il vuoto e il dispiacere dentro di te per aver sciupato tanto tempo e risorse in quello che non può dare felicità al proprio cuore, e ti senti spinto ad andare a confessare il male accumulato: non avere dubbi, è lo Spirito Santo che ha creato questo. E se in quella confessione, attraverso le parole del sacerdote, ti senti di nuovo libero interiormente e convinto del perdono di Dio: non avere dubbi, è lo Spirito Santo che ha operato tutto questo. Se guardando uno straniero povero in difficoltà che cerca accoglienza ti viene da avvicinarlo mentre gli altri rimangono indifferenti, ascolti la sua storia e la sua sofferenza provando compassione e poi ti adoperi con gioia per far qualcosa per lui: non avere dubbi, è lo Spirito Santo che ti spinge a far questo. Se davanti a una scelta importante da prendere, dopo tanta incertezza trovi il coraggio di prendere risolutamente quella decisione che era da prendere superando la paura che ti bloccava: non avere dubbi, lo Spirito Santo era dentro quella decisione. Potrei continuare, ma penso possa bastare.
Cari amici, forse ora state pensando che non è poi così difficile riconoscere la sua presenza ed entrare in una relazione confidenziale con lo Spirito Santo, o almeno questo mi e vi auguro. Perciò, mi viene ora da concludere con semplicità insieme a voi invocandolo come la Chiesa lo invoca da secoli:
Vieni, o Spirito creatore,
visita le nostre menti,
riempi della tua grazia
i cuori che hai creato.
O dolce consolatore,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore,
santo crisma dell’anima.
Dito della mano di Dio,
promesso dal Salvatore,
irradia i tuoi sette doni,
suscita in noi la parola.
Sii luce all’intelletto,
fiamma ardente nel cuore;
sana le nostre ferite
col balsamo del tuo amore.
Difendici dal nemico,
reca in dono la pace,
la tua guida invincibile
ci preservi dal male.
Luce d’eterna sapienza,
svelaci il grande mistero
di Dio Padre e del Figlio
uniti in un solo Amore.
Sia gloria a Dio Padre,
al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.

La Sapienza Madre ammirabile

la Sapienza 7

11 Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
12 Godetti di tutti questi beni, perché la sapienza li guida,
ma ignoravo che di tutti essa è madre.
14 Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;
quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento
15 Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza
21 Tutto ciò che è nascosto e ciò che è palese io lo so,
poiché mi ha istruito la sapienza,
artefice di tutte le cose.
22 In essa c'è uno spirito intelligente, santo,
unico, molteplice, sottile,
mobile, penetrante, senza macchia,
terso, inoffensivo, amante del bene, acuto,
23 libero, benefico, amico dell'uomo,

stabile, sicuro, senz'affanni,
onnipotente, onniveggente
e che pervade tutti gli spiriti
intelligenti, puri, sottilissimi.
24 La sapienza è il più agile di tutti i moti;
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
25 È un'emanazione della potenza di Dio,
un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,
per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.
26 È un riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia dell'attività di Dio
e un'immagine della sua bontà.
27 Sebbene unica, essa può tutto;
pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova
e attraverso le età entrando nelle anime sante,
forma amici di Dio e profeti
.

28 Nulla infatti Dio ama se non chi vive con la sapienza.
29 Essa in realtà è più bella del sole
e supera ogni costellazione di astri;
paragonata alla luce, risulta superiore;
30 a questa, infatti, succede la notte,
ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.

Sapienza 8
3 Essa manifesta la sua nobiltà,
in comunione di vita con Dio,
perché il Signore dell'universo l'ha amata.
6 Se l'intelligenza opera,
chi, tra gli esseri, è più artefice di essa?
7 Se uno ama la giustizia,
le virtù sono il frutto delle sue fatiche.
Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza,  
la giustizia e la fortezza,
delle quali nulla è più utile agli uomini nella vita.
8 Se uno desidera anche un'esperienza molteplice,
essa conosce le cose passate e intravede le future,
conosce le sottigliezze dei discorsi
e le soluzioni degli enigmi,
pronostica segni e portenti,
come anche le vicende dei tempi e delle epoche.
9 Ho dunque deciso di prenderla a compagna della mia vita,
sapendo che mi sarà consigliera di bene
e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore.
13 Per essa otterrò l'immortalità
17 Riflettendo su tali cose in me stesso
e pensando in cuor mio
che nell'unione con la sapienza c'è l'immortalità
18 e nella sua amicizia grande godimento
e nel lavoro delle sue mani una ricchezza inesauribile
e nell'assiduità del rapporto con essa prudenza
e nella partecipazione ai suoi discorsi fama,
andavo cercando come prenderla con me.

Sapienza 9

 «Dio dei padri e Signore di misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
2 che con la tua Sapienza hai formato l'uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
3 e governi il mondo con santità e giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
4 dammi la Sapienza, che siede in trono accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
5 perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
 Con te è la Sapienza che conosce le tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
10 Inviala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,                                          


perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
11 Essa infatti tutto conosce e tutto comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.
12 Così le mie opere ti saranno gradite
18 Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza»


Dice Gesù:
«Che dice il libro della Sapienza cantando le lodi di essa? "Nella sapienza è infatti lo spirito d'intelligenza, santo, unico, molteplice, sottile". E continua enumerandone le doti, terminando il periodo con le parole: "...che tutto può, tutto prevede, che comprende tutti gli spiriti, intelligente, puro, sottile. La Sapienza penetra con la sua purezza, è vapore della virtù di Dio... per questo nulla in Lei vi è d'impuro... immagine della bontà di Dio. Pur essendo unica può tutto, immutabile come è rinnovella ogni cosa, si comunica alle anime sante e forma gli amici di Dio e
i profeti". (Sap. 7, 22-27)
La Sapienza del Giusto, che aumenta per l'unione e vici­nanza con la Tutta Grazia, lo prepara a penetrare nei segreti più alti di Dio e a poterli tutelare e difendere da insidie d'uo­mo e di demone.

Non è la carne che diviene immortale, è l'anima. E va nutrita per portarla all'immortalità, alla quale, per amore, essa poi porterà la carne nella risurrezione beata. Nutrimento dell'anima è la Sapienza, è la Giustizia. Come liquido e cibo esse vengono aspirate e corroborano, e più se ne gusta e più cresce la santa avidità del possedere la Sapienza e di conoscere la Giustizia. Ma verrà pure un giorno in cui l'anima insaziabile di questa santa fame sarà saziata. Verrà. Dio si darà al suo nato, se lo attaccherà direttamente al seno e il nato al Paradiso si sazierà della Madre ammirabile che è Dio stesso, e non conoscerà mai più fame, ma si riposerà beato sul seno divino. Nessuna scienza umana equivale a questa divina. La curiosità della mente può essere appagata, ma la necessità dello spirito no. Anzi nella diversità del sapore lo spirito prova disgusto e torce la bocca dall'amaro capezzolo, preferendo soffrire la fame all'empirsi di un cibo che non sia venuto da Dio.

Fonte : Valtorta VOLUME III CAPITOLO 170 - CLXX. Secondo discorso della Montagna: il dono della Grazia e le beatitudini.   24 maggio 1945

domenica 8 settembre 2019

Nascita divina di Maria

Pochi, se non pochissimi, sanno che si riferisce al concepimento straordinario della Vergine Maria, non soltanto perché esente dalla Colpa d'Origine (vedere QUI) ma per la Sua nascita soprannaturale.

Ecco come i Vangeli Apocrifi (che vuol dire SEGRETI, e NON "FALSI" come si crede) la riportano:



La Miracolosa Nascita di Maria.

Si avvicinò il giorno della Festa delle Encenie (Riconsacrazione del Tempio da parte di Giuda Maccabeo nel 164 a.C. Ndr) e i figli di Israele, facenti parte di tutti i popoli e tribù, andavano a Gerusalemme, nel Tempio del Signore, per offrire singolarmente i propri doni.

Tra loro c'era pure Gioacchino che preparò le sue offerte da presentare al cospetto dell'Altissimo.

Ma gli si avvicinò uno scriba di nome Ruben che gli disse:

"A te non è lecito offrire doni e sacrifici nel Tempio, giacché tu non hai suscitato una discendenza in Israele. Infatti la Scrittura dice: Maledetto chiunque non abbia generato un maschio in Israele".

Gioacchino rimase grandemente umiliato a causa di quell'affronto davanti a tutto il popolo e, colmo di grande vergogna, si allontanò dal Tempio del Signore assai contristato.

NON RITORNÒ A CASA SUA, NÉ PIÙ SI FECE VEDERE DALLA MOGLIE, ma si ritirò nel deserto; si recò dai pastori che erano nei pascoli con le loro bestie, e pose la sua tenda là tra i monti per lungo tempo, CIOÈ PER CINQUE MESI.

Non volle ritornare a casa, per non essere additato con le stesse parole offensive dai suoi conterranei che erano stati presenti e che le avevano udite dal sacerdote.

Gioacchino disse tra sé: "Non discenderò di qui né per mangiare né per bere fino a quando non mi visiti il Signore Dio: mio cibo sarà la preghiera, e bevanda le mie lacrime".

Si ricordò del patriarca Abramo e come nella sua tarda vecchiaia, il Signore gli avesse dato un figlio di nome Isacco.

Rimasta a casa, sua moglie Anna innalzava piangendo due lamentazioni; diceva: "Piangerò la mia vedovanza, e poi la mia sterilità, poiché sono senza figli". Mentre piangeva, pronunciava ogni giorno questa preghiera:

"Signore Dio mio, non avendomi dato figli, perché mi hai tolto anche il marito? Ecco che ORMAI SONO PASSATI CINQUE MESI dacché io non lo vedo, non so dove cercarlo; qualora fosse già morto, certo mi curerei della sua sepoltura".

Un giorno, mentre piangeva molto amaramente, discese nel giardino di casa sua per passeggiare, e alzati gli occhi al cielo, pregava il Signore, dicendo: "Signore, Dio dei miei padri ti benedico nei secoli!




Degnati di visitare me, tua misera serva, con la misericordia salvifica, come hai visitato la madre della nostra stirpe Sara, dandole un figlio; e come hai esaudito la sua preghiera, così esaudisci anche me e guarda verso la tua ancella" [...]

Detto questo alzò nuovamente la voce gemendo, e disse al Signore: "Signore Dio, Creatore Onnipotente che hai dato prole ad ogni Tua creatura, perché escludi me sola, misera, dai doni della Tua benevolenza?

Ma tutto è possibile a Te, Signore. Restami soltanto propizio. Tu, Signore, sai che fin dall'inizio del mio matrimonio, questo io ho voluto, questo solo ho desiderato: che qualora Tu mi avessi dato un figlio o una figlia, lo avrei offerto a Te nel Tuo Sacro Tempio".

Dopo che Anna aveva detto questo, apparve improvvisamente davanti ai suoi occhi un Angelo di Dio e la confortò. Si rivolse a lei, dicendo:

"Anna, non piangere! È invece indispensabile che tu ti rallegri e gioisca, poiché l'Eterno ha esaudito la tua preghiera e ha guardato le lacrime che tu hai versato.

L'Altissimo ha infatti annuito alla tua domanda, giacché la tua stirpe sarà al Suo cospetto, e quanto nascerà da te desterà l'ammirazione di tutti i secoli, e la tua discendenza sarà celebrata in tutta la Terra". Ciò detto, l'Angelo del Signore scomparve ai suoi occhi. [...]

In quello stesso tempo, Gioacchino era relegato tra i monti in mezzo ai suoi pastori ove pascolava le greggi e un giorno, mentre era solo, gli apparve un giovane che gli disse: "Che cosa aspetti qui, e perché non vuoi tornare da tua moglie?"

Gioacchino rispose: "Ho vissuto con lei per vent'anni, ma Dio chiuse il suo utero e non mi volle dare figli da lei, perciò con dolore e vergogna sono uscito dal Tempio del Signore, dopo avere subìto dai sacerdoti la più grande ingiuria davanti a tutto il popolo.

Or dunque resterò qui con i miei armenti fino a quando Dio vorrà che io resti in questa vita. Per mano dei miei ragazzi (i suoi pastori; ndr), darò una parte ai poveri, alle vedove, agli orfani e a coloro che temono Dio.

Perché ritornare alla mia casa, io che, come indegno, sono stato scacciato con vilipendio dal Tempio del mio Signore?"


"Gioacchino" di Juan Simon Gutiérrez 1700

Dopo che disse questo, il giovane gli rispose: "Non temere, Gioacchino, e non turbarti per la mia apparizione. Io sono un Angelo del Signore, sempre davanti alla Maestà di Dio ed ho portato dinnanzi a Lui le vostre preghiere ed elemosine.

Ed ora, da Lui sono stato mandato ad annunziarti che le ha gradite. Sono apparso oggi a tua moglie Anna che piangeva e pregava e l'ho consolata.

Sappi che ti partorirà una figlia chiamata Maria e sarà benedetta dal Signore al di sopra di tutte le sante donne.

Ella infatti sarà il Tempio del Dio vivo, e lo Spirito Santo riposerà su di Lei, sicché tutti diranno che non ve n'è mai stata un'altra così; ma anche nei secoli futuri non ve ne sarà una simile.

Perciò, scendi dai monti e ritorna da tua moglie e LA TROVERAI CHE HA UNA CREATURA NEL VENTRE: infatti Dio ha suscitato in lei un germe di vita (dunque, rendi ringraziamento a Dio) e questo germe sarà benedetto, ed Ella stessa sarà costituita Madre di benedizione eterna [...]

E COME NASCERÀ MIRABILMENTE DA MADRE STERILE, così, qual Vergine incomparabile e ineffabile, GENERERÀ IL FIGLIO DELL'ALTISSIMO che sarà chiamato Gesù, il Quale conformemente al Suo nome, SARÀ IL SALVATORE DI TUTTE LE GENTI E DI TUTTO IL MONDO."

Così, quando Gioacchino raccontò la visione ai suoi pastori, essi gli dissero: "Guardati dal trascurare ancora gli ordini dell'Angelo di Dio, ma levati e partiamo. Cammineremo a lenti passi, facendo pascolare le greggi."

Mentre camminavano DA TRENTA GIORNI ed erano ormai vicini, ad Anna, che stava pregando, apparve un Angelo del Signore che le disse: "Va' alla Porta che si chiama «Aurea» e fatti incontro a tuo marito, perché egli oggi verrà da te. [...]

Ad un certo punto, alzando gli occhi, vide Gioacchino che arrivava con le sue bestie e, correndogli incontro, gli si appese al collo ringraziando Dio e dicendogli: "Ero vedova, ed ecco non lo sono più; ERO STERILE, ed ECCO HO CONCEPITO."

E ci fu grande gioia tra tutti i suoi vicini e conoscenti, tanto che tutta la Terra di Israele si rallegrò a quella notizia.


Giotto - Incontro di Gioacchino ed Anna alla Porta Aurea - (Affresco) Cappella degli Scrovegni - Padova

Come se ne deduce, e facendo qualche semplice considerazione, è impossibile dunque che vi sia stato concepimento umano normale, perché i tempi non coincidono affatto!

Per giunta, bisogna tener conto, anche se non fosse così, che l'età avanzata dei due coniugi non avrebbe permesso loro più di procreare!

A CONFERMA della validità dei testi antichi, anche se non canonici, vi è l'Ultrafanìa di cui ho reiteratamente parlato nel mio blog, ad esempio QUI.

Nei prestigiosi volumi "Scintille dall'Infinito", mai entrati in commercio per Volontà Superiore, viene riportato questo dall'Entele Maestro:

Il Mistero Maria e il Cristo

Il percepire diventa vibrazione pulsante! Venite con Me nell'immensità dei Cieli infiniti.

Come potete figurarvi i Cieli infiniti? Essi sono paragonabili agli oceani. Un movimento di colori che va all'incolore: l'incolore è lo stato di Grazia, di Luce di Sapienza. In questo luogo, che non è né alto né basso, vivono le Masse intelligenti, Intelligenze Purissime.

Quando dico "Intelligenza" non confondete ciò con l'espressione umana: Intelligenza equivale ad Entità, Individualità, Essenza Sostanziale; dicendo "Purissime" intendo dire che esse non hanno abitato la Terra.

In questo ambiente mirabile, una di queste Essenze Purissime fu chiamata da Dio, scese nel mondo, in apparenza come scendono tutti, concepita.

Analizziamo il concepimento di questo Essere. Una donna, che si chiamava Anna; l'uomo, che si chiamava Gioacchino: due individui umanamente buoni, puri secondo la Legge. Già in tarda età, essi volgevano al tramonto i loro giorni offrendo l'anima al richiamo, alla metamorfosi gloriosa.

Una voce mirabile disse: "Partorirai, Anna, una figlia a cui verrà posto il nome di Maria". Essi tremarono, prostrandosi a terra e dicendo: "Sia fatta la volontà di Colui che È".


"La Natività della Vergine" di Filippo Abbiati (1640 - 1715)

L'INNESTO AVVENNE NON PER CONNUBIO poiché essi vissero in stato di castità, quindi il soffio dell'uomo non sfiorò la compagna: Maria nacque, per Volontà Eterna, vergine.

Anche voi siete nati, ma non vergini; su di voi grava la reincarnazione; su di Essa nessuna reincarnazione, poiché allo stato di Essenza apparteneva alle Intelligenze Pure.

PRESE DUNQUE MARIA DELLE FORME DIAFANE, perché il concepimento fu Divino. Il Seme del Genitore, che è il Principio, il Padre, la Potenza, è buttato qua e là sulle Creature che Egli segna per la Sua gestazione, non per la prolificazione della carne.

Questo è il punto scottante. La Creatura generata dall'Eterno scese nel tempo con l'impronta dell'unica Missione: doveva essere Madre Divina.

La stessa voce dell'Angelo annuncia alla Medesima il grave compito (che Ella ignorava, perché la Legge d'oblio l'aveva avvolta) secondo l'ordine dall'Alto: i genitori mai avevano raccontato circa la Sua nascita.

"Sia fatta la Tua volontà, o Signore". Maria si turbò per timore di non saper servire, non per quello di una maternità che Ella umanamente non poteva dare.

Così il Seme che l'aveva generata divenne per il mondo il Figlio; quindi Ella, mentre fu Madre, fu figlia di cotanto Figlio: "Sono figlia di cotanta Potenza".

La porta chiusa si apre, l'intreccio è fluidicamente composto; quando dico fluidicamente intendo energie radianti e pulsanti che legano i due movimenti: sostanza definita Spirito, cioè Potenza, intreccio astrale, che può sembrare agli occhi fisici manifestazione corporea.

Tutto quello che voi conoscete circa Maria non è la realtà. Ebbe un protettore? Sì. Fu affiancata umanamente ad un individuo che era servo del Signore, un obbediente alla Legge, un'intelligenza di uomo limitatissima, che doveva solo chinarsi agli ordini che prendeva tramite l'Angelo.

Giuseppe era il mezzo che riceveva. Per intuito? No. Udiva la voce. Matrimonio? Non si compì alcun matrimonio davanti ad altare. Non ce n'era bisogno, perché Maria era sposata ab aeterno alla Sua Missione.

Maria rappresenta la Grazia che il Cristo offre all'Umanità, perché Ella è ancora sul mondo. È diventata tal quale era, cioè potenza di Spirito, Puro Spirito, Intelligenza ritornata al dominio, là dove tutti si riuniscono, là dove hanno convegno coloro che non furono toccati dalla carne.

ECCO PERCHÉ FU ASSUNTA IN CIELO! Il corpo fisico, nato non per germe fisiologico, era incorruttibile; sciolte le energie che lo formavano, si dispersero poi nell'etere, mentre l'Intelligenza Purissima ascendeva.


"L'Immacolata Concezione" di Bartolomé Esteban Murillo 1618 - 1682