mercoledì 8 maggio 2019

LA VITA DI UNIONE CON MARIA

DALLA COLLANA DIMENSIONI SPIRITUALI – IV/V

TESTIMONIANZA E MESSAGGIO DI SANTA VERONICA GIULIANI


ATTI DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI STUDI SU SANTA VERONICA GIULIANI.
Roma, Pontificio Ateneo Antonianum, 27 – 31 Ottobre 1982 – A cura di Lazaro Iriarte OFM Cap.   Volume 1 – Editrice Laurentianum – GRA. Km. 68,800, Roma, 1983

Veronica, nata a Mercatello nelle Marche nel 1660, a diciassette anni entrò nel monastero delle Cappuccine di Città di Castello (Perugia). Passò la sua vita nella preghiera e nella penitenza per portare anime a Dio. Segnata dal dono delle stimmate fu infiammata da un grandissimo amore per  Cristo Crocifisso. Raccontò le sue esperienze mistiche in un voluminoso “Diario”, che scrisse per obbedienza al suo confessore. Morì nel 1727, e fu canonizzata da Gregorio XVI.


LA VITA DI UNIONE CON MARIA ALLA LUCE DEL “DIARIO”


Padre Paolo Berti, OFM Capp. Bologna

Nel convegno di studi su S. Veronica Giuliani, tenuto a Città di Castello nel 1978, il promotore, mons. Cesare Pagani, allora vescovo di quella diocesi, poneva a premessa dei lavori l’invito ad accostarsi all’opera di S. Veronica nello spirito di un dialogo: “un dialogo diretto e pertinente su lei e su noi, sulla sua e nostra vita, sulla sua e nostra esperienza”.
Tali parole, rinnovate nel 1981 in occasione dell’incontro annuale celebrativo della Santa, mi hanno invitato a offrire sul tema mariano un contributo, che è atteso in quella linea culturale che gli scritti di S. Veronica promuovono.
Tali scritti, infatti, sono fecondi di stimoli di vita interiore per il lettore, per il fatto che l’asse del Diario è costituito dalla vita sacramentale e lo straordinario mistico vi si rivela confluente ed emergente.
I giudizi sono infatti in riferimento alla Confessione, gli sponsali alla Comunione, le stimmatizzazioni con la Passione, le operazioni sul cuore con la Comunione e la Passione e, quindi, con la realtà sacrificale della Messa. Pure le esperienze mistiche dei riposi sul grembo di Maria, della Comunione fatta per mano di Maria, dei baci di pace, non sono estranee al lettore, perché inviti preziosi a consegnarsi alla Madre, che vuole comunicare sé ai suoi figli.
E’ notificazione immediata del Diario che i punti generali per cogliere l’itinerario di S. Veronica sono i seguenti: Maria è colei alla quale bisogna rivolgersi per avere un’intensa unione con Cristo, e che l’imitazione di Cristo vuole l’orientamento alla sua Passione, per completarla nella limpida consapevolezza che Dio è offeso dai peccati ed esige, nella comunicazione del suo infinito amore, riparazione.

1 Maria nello sviluppo spirituale di Veronica

     La prima esperienza di Veronica è all’età di 3 o 4 anni, nel giardino di casa, quando venne attratta dal divin Bambino che le era apparso tra i fiori, per poi sparire repentinamente dopo averle detto: “Io sono il vero fiore” (D I,2). Veronica cominciò così ripetute visite alle immagini di Maria col Bambino, presenti nella sua casa, rivolgendo insistenti domande a Maria di avere il Bambinello tra le braccia.

All’età di 7 anni ebbe poi inizio un intenso amore per la Passione e la partecipazione ad essa.
Questi punti, veri A e Ω di S. Veronica, sono così posti fin dagli inizi del suo cammino, in attesa di essere sviluppati.
Così l’andare a Maria per avere il Bambinello diventerà ben presto non soltanto l’incontro con la “Madre di Gesù”, ma con la propria Madre. A pag. 136 del primo volume dell’edizione di Oreste Fiorucci, nell’ambito della prima relazione di S. Veronica, si ha la descrizione di uno sponsale che rivela bene questo sviluppo. Lo sponsale è uno dei primi vissuti dalla Santa.

Rivolto alla Beata Vergine disse: Questa è mia sposa: a voi viene a essere vostra figlia. Ve la consegno, acciò ella mi sia fedele ed operante alle operazioni mie che voglio operare in lei”.

E’ dunque alla Beata Vergine gloriosa che Veronica viene affidata quale figlia; tuttavia in custodia “per sempre” verrà data all’Addolorata e sarà, la figlia, la novizia, la professa di Maria Addolorata.

In quell’istante, io vidi uscire dalle sue piaghe SS.me cinque raggi risplendenti; e tutti vennero alla volta mia… Tosto fui ferita, quelle fiamme di nuovo ritornarono in raggi risplendenti; e li vidi posare nelle mani e piedi e costato del Crocefisso. Il Signore mi confermò per sua sposa; mi consegnò alla sua Madre, mi dedicò, per sempre, sotto la sua custodia” (D I,897).

Ogni evento della vita di Veronica è toccato dalla presenza di Maria. Nei giudizi Maria è presente in favore di Veronica che a Lei si rivolge nel dolore delle colpe, messe a nudo da rigorose elencazioni dei doni ricevuti e delle mancanze commesse, in una confidenza che non disarma, anche se Maria si presenta all’imputata con un iniziale volto severo. La Madre le rivelerà poi che quel volto severo era solo per farle toccare vertici di pentimento (D IV, 325).


Negli sponsali Veronica si sente indegna in virtù di comunicazioni interiori e si rivolge a Maria per essere gradita a Cristo che vuole celebrare lo sponsale con lei; e Maria la abbellisce mediante la comunicazione delle sue virtù; comunicazione visualizzata con gemme, con il prendere Maria la mano di Veronica per porgerla al Figlio, con il prendere Maria in mano l’anello nuziale ridandolo poi a Gesù, con il tenere Maria fin dall’inizio l’anello nelle sue mani a significare che lo sponsale è stato ottenuto dalla sua intercessione e, ancora, un abito bianco dato da Maria a Veronica insieme ad una piccola croce.
Nelle operazioni sul cuore Maria agisce rendendolo gradito a Dio col purificarlo con i meriti di Cristo, presentati nel segno di un calice pieno di sangue; con l’abbellirlo dei suoi meriti, visualizzati in un calice pieno delle sue lacrime; col comunicargli il nutrimento delle sue disposizioni, rappresentate simbolicamente in un calice pieno di latte; con l’istruirlo con il contatto di un sigillo, segno dei suoi dolori; con il vincolarlo amorosamente con l’incastro misterioso di segni della Passione, e di lettere iniziali di virtù; con il renderlo partecipe dei suoi dolori, e con il cambiarlo con il suo.
Nelle stimmatizzazioni è presente quale modello di partecipazione alla Passione e mediatrice di grazia per parteciparvi.

Madre di pietà, di misericordia, impetratemi questa grazia di essere crocefissa col Crocefisso mio sposo. Ed ella, rivolta al suo Figlio, gli diceva: Su presto, crocifiggete quest’anima” (D I,896s.).

Nella Confessione dona a Veronica, che a lei si rivolge in preghiera,la grazia di un intenso pentimento. “In quell’istante mi venne tale cognizione e dolore, che parvemi mi volesse scoppiare il cuore; e mi durò in tutta la Confessione” (D III,446). Nella Comunione le comunica le sue disposizioni, esaudendo le sue preghiere. “Vergine SS.ma preparate quest’anima mia e questo cuore acciò domattina Dio sacramentato possa operare a suo beneplacito (D IV,592).  Nella Messa le illustra il valore del sacrificio e la stimola a patire per i peccatori (D V,335).
Nella direzione spirituale del confessore è presente attraverso esso:

Fa tutto quello che ti comanda, perché esso è guidato da me; ed io, per mezzo suo, ti comando, ti ordino e ti guido” (D III,1106).
Figlia mia ti faccio sapere che il vero modo di stare sotto il mio manto è lo stare sotto la mia direzione, per mezzo del mio servo” (DIV,248).

Nella vita quotidiana le è sempre accanto:

Se mi metto a lavorare, se vado a mensa, se vado a riposarmi, in tutte le opere ella mi è guida e maestra. Parmi di sentirla sempre appresso a me, che, come fedelissima Madre m’insegni il modo di operare in tutto. Ciò, qualche volta, mi apporta grande timore e riverenza verso la medesima; e mi pare che, con gravità ed amore insieme, ella ricordi a quest’anima mia tutto ciò che deve fare, per fare in tutto la volontà di Dio; e con che purità d’intenzione e con che fervore si deve operare. Perché queste opere hanno da comparire avanti all’Altissimo, ella medesima le vuole in sue mani per farne offerta al suo Figlio Ssmo e pare che m’insegni, in modo che, con facilità, mi tiene sempre occupata colla mia mente in Dio; ed in un continuo esame di me stessa” (D III,386).

Svariatissimi sono i punti di acceso nel Diario  alla comprensione dell’agire intimo di Maria; tuttavia uno lo facilita ed è costituito dal seguente passo, che, dopo aver illuminato Veronica, illumina il lettore: “Questi fogli che ora scrivi… siano a te per ricordo e testimonianza che io, tua coadiutrice alle operazioni di Dio in te, sono anche cooperatrice con te” (D IV,489).  Maria è “coadiutrice” alle operazioni di Dio nell’assimilare Veronica a sé, per comunicare sé.
Così l’anima, istruita dalla catechesi della Chiesa e dalla luce della grazia, dicendo i suoi sì a Maria, obbedendo così a Cristo che dalla croce disse: “Figlio ecco tua Madre”, vede diventare sempre più viva la sua unione con Lei, nell’azione dello Spirito Santo, che è Spirito di vita e di comunione:

In quell’istante esso Amore unìte con me, ambedue le anime per unione si fecero una sola” (D IV,667).
In quel mentre io ti feci riposare nel mio seno, avesti l’unione con l’anima mia” (D IV,901).

Maria vedendo l’anima unita a sé comunica, sempre più, sé all’animain modo che i suoi connotati interiori si stampino in essa.
Moltissimi testi del Diario fanno da guida a questo pensiero:

Figlia mia, sei guidata da me, sei mia figlia e ogni volta che tu avrai l’unione con l’anima mia, sempre resterai adorna con le mie virtù, con i miei meriti” (D IV,599).

Fu graziata quest’anima dell’anima mia e io le feci un altro adornamento delle mie virtù e meriti, che restarono impresse in essa come fa il sigillo con la cera” (D IV,621).

Tali passi dicono che la comunicazione delle virtù è accompagnata dalla comunicazione dei meriti; cioè dalla confidenza, stampata nel profondo della coscienza, nell’azione di mediatrice di grazia della Madre.

2 L’esperienza infusa di unione con Maria

Ciò è attuato da Dio, che realizza nell’anima i desideri di comunicazione di Maria. L’assimilazione alla Madre avviene, inoltre, nell’intima conoscenza dell’animo di lei. Tale conoscenza si colloca quale arricchimento e sviluppo della catechesi ricevuta da Veronica dalla Chiesa, ed è data da Maria verbalmente o “ab intra”.
Per la comunicazione verbale valga questo utilissimo passo:

Figlia mia, sappi che, quando venne l’Angelo Gabriele a darmi questo annunzio, per parte di Dio Onnipotente, io stavo nella cognizione della mia bassezza e viltà; ed è questo l’esercizio che do a te. Sta sempre avvilita ed annichilita sotto tutti, come vile fango e polvere” (D III,961).

Per la comunicazione “ab intra”:

Ebbi un non so che di divino che fu un saggio di quello che ebbe l’anima di Maria SS.ma nel dare il consentimento del suo volere a Dio (nell’Annunciazione). Essa allora fece per sé e per tutti noi, ed offrì essa medesima per la nostra redenzione” (D III,963).
In quel mentre l’anima tua si unì alla mia e avvertì la cognizione e penetrazione di quel che patì il mio cuore” (D IV,442).
Io in quel punto ti feci riposare sul mio seno e per mezzo del mio cuore partecipai a te un saggio di quel contento che ebbe l’anima mia, nell’ora in cui il mio Figlio SS.mo risuscitò” (D IV,450).

Tutto ciò sviluppa l’imitazione di Maria, e Veronica è così davanti a Dio bella della bellezza della “Piena di Grazia”. Procedendo oltre si vede come la già vista comunicazione dei suoi meriti si traduce, presso Dio, in un rafforzamento della preghiera da parte di Maria così che Veronica viene a “trovare grazia presso Dio”.
Tornando al testo di introduzione, Maria è “cooperatrice” proprio nel far “trovare grazia presso Dio”.
Il far “trovare grazia presso Dio” non va visto sulla linea della preghiera a Maria, che intercede presso Dio: esso nasce dall’assimilazione dell’anima a Maria ed è attuato con impulsi di grazia attuale che, voluti da Maria e realizzati da Dio, muovono Veronica a Dio.
A questo punto ci si trova in pieno nel capitolo primo del Vangelo secondo Luca, cioè nel mistero dell’adombramento che lega Maria allo Spirito Santo, e l’A si risolve nel mistero dell’incarnazione. Ecco un testo eloquente dell’opera dello Spirito Santo che agisce nell’anima che ha trovato grazia presso Dio:

Queste cose tu come tu non le potevi fare, ma le facevi per istinto mio; io guidavo te e tu con me operavi e cooperavi con il divino amore” (D IV,453).

Lo Spirito Santo nel Diario viene presentato quale maestro, poiché Veronica più volte è detta “Figlia dell’Eterno Padre, Sposa del Divin Verbo e discepola dello Spirito Santo”.
Tale titolo, in riferimento con la Scrittura, dice che l’approfondimento della parola di verità avviene attraverso lo Spirito Santo che, essendo datore di vita, la fa vivere nella comunicazione del suo amore. Il divino amore, che è l’espressione creata dell’Amore increato, cioè lo Spirito Santo, è così: “regolamento di tutte le azioni” (D IV,461). Lo Spirito Santo risulta maestro perché insegna all’anima l’amore mediante il suo amore.
Il divino amore è presentato operante e cooperante. E’ operante quando lo Spirito Santo interpella l’anima spingendola col suo amore ad un sì di spogliamento di sé da sé, per aderire a lui che vuole stabilire una nuova intensità d’amore in un nuovo approfondimento di verità. E’ cooperante quando lo Spirito Santo, dopo aver ricevuto il sì, che è un sì detto in Maria, stabilisce nell’anima il nuovo livello di cooperazione.
Tale operare e cooperare del divino amore è l’azione di grazia attuale dello Spirito Santo a dare all’anima continui aumenti della grazia santificante.
Pure Maria, nella comunicazione dei suoi impulsi, è vista nel Diario operante e cooperante.
Maria opera movendo l’anima a consensi sempre più pieni alla volontà di Dio. Il sì dell’anima partecipa così della forza del Fiat di Maria. Coopera aiutando l’anima a cooperare con il divino amore:

Il cuore e l’anima mia poi rispondevano un sì, secondo il cuore di Maria” (D III,1097).

L’azione di Maria è così rivolta a preparare l’anima a ricevere l’azione sovrana dello Spirito Santo, rivolta a formare nell’anima congiunta a Maria il Cristo e in Lui, via che conduce al Padre e causa meritoria di Ciò, la unisce sempre più alla Trinità.
L’anima nel restare in Maria e nell’operare con Maria vive il misterodell’adombramento, che incarna misticamente Cristo il lei, trasformandola in Lui; e il fatto che l’accesso intimo al Padre, compiuto in Cristo per l’azione dello Spirito Santo, vuole ancora:

La castissima, la purissima, l’immacolatapoiché Ella è la perfetta Sposa di Cristo” (D IV,627).

Maria tiene l’anima unita a sé per farla, in lei, sposa del Verbo incarnato.
Ella, avendo l’anima unita a sé, fa meritare all’anima, per mezzo dei suoi meriti, l’azione piena dello Spirito Santo, orientandola così all’intimità con Dio uno e trino. Maria a questo livello ha ancora l’anima unita a sé, essendo Ella la perfetta Figlia dell’Eterno Padre, la perfetta Sposa del Verbo, la perfetta Discepola dello Spirito Santo; così l’adorazione alla Trinità l’anima la compie con Lei, e viene avvalorata da Lei.

In quel mentre io ti feci riposare nel mio seno, avesti l’unione con l’anima mia, e da essa fosti come di volo portata avanti a Dio. Ella con sé consegnò te  a Dio e Dio accettò l’offerta…il divino volere (è l’azione dello Spirito Santo) operava e cooperava in te con  te, e tu cooperavi mediante la stessa anima mia, la quale teneva te unita a sé ed ella per te con te operava e cooperava…io ti feci fare l’adorazione alla SS.ma Trinità. La feci io con te per te”. (D IV,654, 901).

La stessa totale presenza di Maria la si vede nella Comunione doveCristo dona, nell’azione dello Spirito Santo, un’intima unione dell’anima con Maria, e nello stesso tempo le dona l’iniziativa del medesimo Spirito rivolta a trasformare in Lui l’anima unita a Maria, che, trasformata in Lui, accede al Padre, e quindi alla Trinità.

Figlia, con il cuore del mio cuore questa mattina ti accosterai alla S. Comunione, e in quel punto vi sarà l’unione dei tre cuori (quello di Gesù, di Veronica, di Maria).. Ricordati che nell’atto della Comunione rimanesti subito in unione, e in essa Iddio rinnovò i comandi… l’anima della mia anima era diventata lo stesso amore… Fu fatto un legame tra te e Dio” (D IV,655).

Nella Sacra Scrittura troviamo che l’unione con la Madre si realizza nei discepoli nel momento della Pentecoste.
Maria nel cenacolo aveva toccato con il suo esempio i discepoli e lo Spirito Santo scendendo li fecondò con l’unirli vitalmente a Lei, e in Lei a Cristo. Da quel momento i discepoli si aprono alla missione data loro dal Divin Maestro nella visione ben meritata dei suoi dolori e di quelli della Madre.
In tale unione con la Madre, di cui vivamente ricordano e considerano i dolori, vedono aiutata la loro partecipazione alla Passione.

3 Unione trasformante con l’anima di Maria

Siamo all’Ω che vive nell’intenzione della conversione di se stessi e nell’intenzione apostolica della conversione dei peccatori, sia pagani che cristiani. Se il Battesimo inaugura l’A cioè  l’essere in Cristo, che implica sempre la missione, la Cresima inaugura con pienezza l’Ω, che scaturisce dall’essere Cristo.
Così nel Diario le stupende unioni sono avvio alle espiazioni.
C’è una pedagogia nel Diario che fa vedere la connessione fra comunione ed espiazione, ed è quella che prolunga nelle stimmatizzazioni il contenuto degli sponsali con Cristo.
Nelle stimmatizzazioni Veronica brama di unirsi a Cristo crocefisso nella partecipazione dei suoi dolori e implora Maria, che le si presenta quale Addolorata, per avere tale grazia.
Nelle stimmaizzazioni, poi, Maria dà a Veronica i suoi dolori quale mezzo perfetto per partecipare ai dolori di Cristo, fino a darglieli come abito interiore:

Come il mio Figlio ti ha fatto la grazia di darti i segni delle sue piaghe e la sua Passione, così io ti ho dato i miei dolori, ed ora ti do l’abito santo di essi” (D IV,253).

Ciò fa sì che ogni soffrire di Veronica sia in unione a Cristo Crocefisso nella perfezione comunicatale dall’abito infuso datole dall’Addolorata.
Tale abito interno si collega con le virtù poiché il Diario riferisce che:

(Maria) mi ha fatto la grazia di rinnovarmi, nel cuore, i suoi dolori… Il primo: la vita in obbedienza; il secondo: la vita fra patimenti e in patimenti; terzo: l’umiltà; il quarto: obbedienza pronta a chi sta in luogo di Dio; il quinto: purità d’intenzione, ed abbracciare qualsiasi croce, per puro amore di Dio; il sesto: morire a me stessa e stare nelle mani dell’obbedienza, come corpo morto; il settimo: mi sono consacrata tutta al Cuore di Maria SS.ma” (D III,956).

I dolori sono stimoli di virtù; e in tal modo insegnano e spingono al consenso ai patimenti. Sono, ancora, stimoli di confidenza nell’intercessione di Maria poiché Veronica sa che i dolori di Maria sono fonte di grazie (D III,473) e sono “voce” per chiedere grazie (D III,763).
Veronica nel soffrire viene privata di ogni consolazione da parte di Maria e dello Spirito Santo, che continuano la loro opera di trasformazione in Cristo, in Cristo Crocefisso, affinché trasformata in Lui, in Lui sia offerta gradita al Padre. Veronica è condotta al puro amore nel puro patire.

Figlia mia, sta attenta, nel patire si trova l’amore; coll’amore devi amare; fra pene si ama, con pene si trova l’amore e nei  tormenti si affina, si purifica l’anima” (D IV,422).
Io ti privai di ogni contentezza” (D IV,616).
Mi raccomandavo alla SS.ma Vergine, ma ella si era totalmente nascosta” (D IV,622).
Il divino amore mi ha spogliata in modo che anche nelle sue operazioni mi privava di Lui: sia ringraziato il volere di Dio” (D  IV,619).
Ora io dico che quell’operare è puro amore, e credo che lo stesso amore sia la guida dell’anima desolata, in abbandono” (D IV,617).

Così non è il dolore in se stesso che fa l’immolazione, ma l’amore che sa dire di sì ai patimenti, i quali sono via per più amare.
La molla dell’espiazione nasce dal vedere Dio infinitamente buono offeso, e dal desidero di amarlo per quelli che vivono in “offesa di Dio”. (D IV,542).
L’amore di Dio è presente nella Creazione e nella Redenzione e così Veronica contemplando la bellezza delle cose vi vede l’amore di Dio, che tutto ha fatto per l’uomo.
Così, con amore francescano, una notte fa guardare alla sua umanità, ribelle all’espiazione, le stelle, espressione stupenda dell’amore di Dio (D II,312):

Le facevo (alla sua umanità) mirare il cielo così bello e stellato e le dicevo: Non vedi, o pazza, che tutte quelle stelle ti invitano a patire?”.

Sempre nella stessa pagina, in parallelo col cantico di Daniele 3.57, domanda alle creature inanimate, ma obbedienti alle leggi di Dio, di essere voce per lei. Obbedire a Dio per Veronica è vivere l’itinerario sacrificale di Cristo.

Dicevo: o erbe, o piante, servitemi di voce, tutte voi e quante mai siete, in questo luogo e in tutto l’universo mondo. Io intendo, con tante voci, di chiedere più patire al mio Signore”.

E ancora in piena sintonia con S. Francesco, che “fu udito interpellare con grida e gemiti la bontà divina a favore dei peccatori”. (S. Bonaventura, Leggenda Maggiore: Fonti, p.921), in tali momenti si rivolgeva a Gesù con parole ardentissime:

Sì, sì, mio caro Sposo: vengo da voi come da vostra sposa; altra grazia non vi chiedo in questo punto, che di amarvi; e vorrei che convertiste tutto il mondo, acciò tutti e tutte si convertissero a voi, mio sommo unico Bene!” (D I,756).

Veronica sa che Maria vuole ciò che vuole Dio e nel suo orientamento a lei accetta in tutto la sua volontà:

Con Maria SS.ma mi protestai di volere sempre fare la sua volontà” (D IV,85).
Ho preso in me la volontà di Dio e Maria”.

La volontà di Dio e di Maria è quella di farle vivere la sua missione di “mezzana tra Dio e i peccatori”. Veronica si rivolge immancabilmente a Maria per avere aiuto in questo:

Mamma mia SS.ma eccomi pronta con il vostro aiuto a tutto: alla croce, alle pene, ed ai tormenti. Io come io, non posso niente, e sono polvere e cenere” (D III,963).
Ora, Madre SS.ma, sarò una cosa medesima con voi, perché ab eterno foste eletta Madre dei peccatori e mezzana fra Dio e i peccatori. Come vostra figlia lascio tutto il dominio a voi; ed in quanto alla conversione delle anime il patire resti in me, coll’aiuto vostro, colla grazia vostra accetto tutto” (D IV,383).

Veronica arriva a chiedere a Maria che accetti per lei e con lei la volontà di Dio:

Madre carissima, fate voi per me. Io voglio tutto quello che vuole Dio e voi. Ma voi che conoscete la volontà di Dio, accettate tutto per me con me” (D IV,421).
Io Veronica, per obbedire a voi Vergine SS.ma vi prometto fedeltà, e alla vostra volontà mi unisco per fare in tutto la volontà di Dio” (D IV,542).

E ancora fa dipendere tutta la sua opera da Maria, consegnandola a Lei:

Mia cara Mamma spero che voi mi otteniate il perdono di tutti i miei peccati. Vedete chi sono. Il vostro SS.mo Figlio, mio Sposo, Gesù, pare che mi voglia fare un dono di tutti  suoi meriti infiniti, acciò, con essi, io negozi la salute di questa (Veronica) e di tutte le anime. Io vi prego, Vergine SS.ma, che tutto negoziate voi. Stia tutto in mano vostra” (D III,406).
Da quanto detto risulta che Veronica vive il suo rapporto con Dio, unita a Maria e con Maria, nell’appoggio ai suoi meriti e nella imitazione delle sue virtù:

Gesù davami per ammaestramento e regola il modo e la vita della sua cara Madre” (D III,912).

In Maria, è l’unione di Veronica con Lei. Con Maria, è l’operare di Veronica con Lei, che con impulsi di grazia attuale prodotti da Dio stesso opera in Veronica e coopera con Veronica. Nell’appoggio a Maria, cioè nella confidenza totale nei suoi meriti:

Parmi che più volte mi abbia dato l’ufficio di dispensatrice delle sue grazie” (D II,539).

Veronica per tali processi di unione diventa graditissima a Dio e inespugnabile al Male. Tanto inespugnabile che il nemico in tutti i modi tenta di distoglierla da Lei:

Il demonio fa quanto può per levarmi da Maria” (D III,653).

Veronica vive una continua consegna di sé a Maria. Ciò lo si vede nelle preghiere registrate nel Diario e in modo particolare negli atti di donazione. Ne riporto alcuni:

Mamma cara, pigliate quest’anima con le sue potenze, il corpo con i sensi, il cuore con tutti gli appetiti” (D  III, 619). “Mamma cara, vi dono il cuore, l’anima con le sue potenze, il corpo con i sensi” (D III,815).

Veronica offre pure tutte le sue azioni:

Madre Santissima, adesso e per sempre io dono a voi tutto ciò che farò, acciò voi medesima l’offriate al vostro Figlio” (D IV,385).

Nel Diario il termine consacrazione a Maria ricorre in occasione della già citata rinnovazione dei dolori di Maria nel suo cuore. E’ al settimo dolore che Veronica si consacra a Maria (D III,956). I 7 dolori di Maria presentati dalla tradizione sono: la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, la ricerca di Gesù che disputava tra i dottori del tempio, l’incontro col Figlio sulla salita del Calvario, la crocifissione, la deposizione, la sepoltura di Gesù. Il fatto che Veronica si consacri a Maria in quel momento doloroso, fa vedere come la consacrazione a Lei sia un vivere le parole di Cristo: “Figlio ecco tua Madre nella prospettiva della partecipazione alla Passione.
Nelle altre parti del Diario Veronica usa altri termini che indicano la stessa realtà: Veronica “si dedica”, si “pone al suo servizio”, si “dona”, “promette fedeltà”, “lascia a Lei tutto il dominio”.
Il tema mariano presentato dal Diario di S. Veronica risulta così inserito con pienezza, non trovabile altrove, nel mistero cristiano; e si deve dire che circa la mariologia sull’Addolorata veramente si deve dipendere da esso.
Il Diario perciò è un’affermazione piena che l’approfondimento del mistero cristiano include sempre Maria.
S. Francesco, nella sua stupenda spiritualità evangelica, non ha mancato di vedere con chiarezza Maria. Il titolo dato da lui a Maria di Sposa dello Spirito santo gli è giunto dalla meditazione del capitolo 1 di Luca; e sempre in questo capitolo ha visto Chiara e le sorelle “sposate allo Spirito Santo: “Poiché per divina ispirazione, vi siete fatte figlie eancelle dell’Altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo scegliendo di vivere il Vangelo”. (Fonti, p. 136). I termini “ancelle” e “Altissimo” sono di quel capitolo; e Chiara e le sorelle risultano sposate allo Spirito Santo nel riferimento a Maria. Le vergini consacrate sono così viste in Maria, la consacrata dallo Spirito Santo(Fonti, pag. 176) nella sua maternità, e viste feconde in Lei, per lo Spirito Santo, dell’essere in Cristo secondo la perfezione del Vangelo.

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