IL TRASFERIMENTO A ROMA NEL 1957 ALL’ORIGINE DI TUTTE LE MISTIFICAZIONI SUL SUO CONTENUTO
«Stai serena e scrivi quello che ti ordinano, tuttavia non quello che ti è dato intendere del suo significato. Dopo averlo scritto, mettilo in una busta, chiudila e sigillala e fuori scrivi che può essere aperta solo nel 1960 dal cardinale patriarca di Lisbona o dal vescovo di Leiria».[1]
Sono le accorate parole che la Vergine Maria rivolse alla frastornata Lúcia de Jesus, all’epoca ancora suora di Santa Dorotea, mentre si trovava raccolta in preghiera davanti al Santissimo, all’interno della cappella della Casa religiosa di Tuy (Galizia, Spagna), nel pomeriggio del 3 gennaio 1944. Ella che, malata da mesi di pleurite e perciò creduta in pericolo di morte, tra il 15 settembre e il 16 ottobre dell’anno prima[2] aveva ricevuto l’ordine dal suo Vescovo di mettere per iscritto il contenuto della Terza Parte del Segreto, che assieme ai suoi cugini aveva avuto in visione e compreso alla Cova da Iria ventisette anni prima, il 13 luglio 1917, non riusciva ad adempiere a questo gravoso compito.
Sappiamo, da uno scambio epistolare con l’arcivescovo di Valladolid Antonio García y García, sua guida spirituale nei momenti difficili, che a trattenerle la mano, ad impedirle di mettere su carta il testo della parte mancante del Segreto era una forza preternaturale, satanica[3]. Proprio per questa ragione sentiva nel suo animo che solo il sostegno più elevato della Madre di Dio, che le aveva promesso il suo soccorso sin da quella settima, solitaria Apparizione alla Cova del 15 giugno 1921, le avrebbe consentito di soddisfare l’ordine ricevuto.
Ecco che, subito dopo quell’ausilio irrinunciabile, da lei tanto auspicato, le veniva in visione quello sconvolgimento dell’intera Creazione, solo da poco tempo portato alla nostra conoscenza, grazie alla pubblicazione della sua Biografia postuma:
«E sentii lo spirito inondato da un mistero di luce che è Dio e in Lui vidi e udii – la punta della lancia come fiamma che si allunga fino a toccare l’asse terrestre e questa sussulta: montagne, città, paesi e villaggi con i loro abitanti vengono sepolti. Il mare, i fiumi e le nubi escono dagli argini, debordano, inondano e trascinano con sé in un vortice un numero incalcolabile di case e persone: è la purificazione del mondo dal peccato in cui si è immerso. L’odio e l’ambizione provocano la guerra distruttrice! Nel palpito accelerato del cuore e nel mio spirito udii risuonare una voce soave che mi diceva: «Nei secoli, una sola fede, un solo battesimo, una sola Chiesa, santa, cattolica, apostolica. Nell’eternità, il Cielo!». La parola ‘Cielo’ riempì la mia anima di pace e felicità, a tal punto che, quasi senza rendermene conto, continuai a ripetere a lungo: «Il Cielo! Il Cielo!». Non appena passò quella soverchiante forza soprannaturale mi misi a scrivere e lo feci senza difficoltà, il giorno 3 gennaio 1944, in ginocchio, appoggiata sul letto che mi servì da tavolo».[4]
Quello che scrisse di seguito lo abbiamo appreso nel corso dell’anno 2000, anche se le ragioni che c’inducono a pensare che quella rivelazione della Terza Parte del Segreto sia stata parziale sono molteplici. Ne riparleremo.
Dunque, quel pomeriggio di gennaio del 1944 la Madonna ordinò espressamente a Suor Lúcia di scrivere il testo che le aveva dettato, di imbustarlo, di sigillarlo e infine di consegnarlo al suo Vescovo, così come le era stato da lui espressamente ordinato. Sulla busta, di proprio pugno scrisse: “Por ordem expressa de Nossa Senhora este envelope só pode ser aberto em 1960, por Sua Ex.cia Rev.ma o Senhor Cardeal Patriarca de Lisboa ou por Sua Ex.cia Rev.ma o Senhor Bispo de Leiria”[5].
IL TESTO DEL TERZO SEGRETO CONSEGNATO AL VESCOVO DA SILVA
Ripercorriamo quale fu il tragitto di questo prezioso scritto, alla luce di quello che ci racconta la stessa Religiosa portoghese nelle sue lettere e nel suo Diario:
il 9 gennaio 1944 Suor Lúcia scrisse al suo Vescovo, per confermargli di aver adempiuto al compito che le aveva affidato:
«Ho già scritto quello che mi ha ordinato. Dio ha voluto mettermi un po’ alla prova, ma alla fine questa era la sua volontà. È sigillato dentro una busta e a sua volta dentro dei quaderni; se S.E. desidera che glielo mandi, lo consegno alla prima persona di fiducia che passa di qui, oppure se S.E. vuole mandarlo a prendere a Valença (do Minho), posso portarlo là io stessa. Ho paura di spedirlo per posta perché temo che si perda».[6]
“Sigillato dentro una busta e a sua volta dentro dei quaderni”. Riguardo a ciò che conteneva – la busta ovvero i quaderni che l’accompagnavano – Lúcia de Jesus aveva chiaramente confidato che si trattava di “una lettera al Vescovo di Leiria”[7].
Il prezioso plico sarebbe stato consegnato al diretto interessato solamente nel mese di giugno, quando il vescovo titolare di Gurza, D. Manuel M. Ferreira da Silva si trovò a passare da quelle parti e s’incontrò con Suor Lúcia a Valença do Minho, al di qua del confine portoghese. Nel pomeriggio di quello stesso giorno venne recapitato personalmente a D. José Alves Correia da Silva, il vescovo di Leiria, che in quel momento si trovava nella sua residenza di campagna presso Braga; ed era precisamente il giorno 17 di quel mese, un sabato, nell’ottava della festa del Sacro Cuore. Solo in seguito la busta e ciò che conteneva vennero trasferiti nel palazzo episcopale di Leiria[8].
Come abbiamo visto, il Segreto consisteva essenzialmente in “una lettera al Vescovo di Leiria”.
Questa notizia ci rivela una verità spesso sottaciuta, o fatta passare in secondo piano: il destinatario effettivo del Terzo Segreto di Fátima era il vescovo di Leiria da Silva. In tale veste, se avesse voluto, egli avrebbe potuto leggerlo immediatamente, fin da quel 17 giugno 1944. Difatti, quando nel 1947 gli chiesero se conoscesse il Segreto, egli rispose: «No, non l’ho voluto leggere. Fátima è interamente opera di Dio, ed io non ho voluto interferire con essa»[9]. E ancora, pochi mesi prima della morte aveva ribadito: «Anche se avrei potuto aprirlo quando avessi voluto, ho preferito non farlo»[10]. E al canonico Galamba de Oliveira, suo stretto collaboratore ed amico, ne aveva spiegato la ragione: «Non è mia responsabilità di interferire con questa vicenda. I segreti del Cielo non sono per me né ho bisogno di caricarmi di questa responsabilità»[11]. Anche il cardinale Ottaviani, tempo dopo, confermò pubblicamente questo: «Anche se Lúcia disse che poteva, non ha mai voluto leggerlo»[12]. Tuttavia va specificato che si trattava di un desiderio e non di un formale ordine della Madonna. Lo spiegò bene ancora una volta il canonico Galamba: «Lúcia disse solo che poteva essere immediatamente conosciuto, se il Vescovo lo ordinava. Ma non disse che doveva essere aperto immediatamente»[13]. Rimane il fatto che il destinatario immediato del Segreto era il Vescovo da Silva.
Nel febbraio del 1960, il Patriarca di Lisbona cardinal Cerejeira, riferì difatti, a proposito delle istruzioni che il Vescovo di Leiria «gli aveva trasmesso» sul tema del Terzo Segreto quanto segue: «Il Vescovo da Silva chiuse (la busta sigillata da Lúcia) in un’altra sopra la quale aveva indicato che la lettera dovrà essere aperta nel 1960 da lui stesso, il Vescovo José Correia da Silva, se fosse stato ancora in vita e, in caso contrario, dal Cardinale Patriarca di Lisbona»[14].
Su suggerimento di Lúcia, l’8 dicembre 1945 il Vescovo mise la piccola busta in una più grande, sigillata anch’essa, che per qualche lustro venne custodita in una cassaforte della Curia leiriense, e mostrata solamente a qualche raro visitatore di riguardo[15]. Dall’arcinota fotografia di D. José, apparsa sulla rivista americana “Life” del 20 dicembre 1948, che esibisce la busta contenente il Terzo Segreto, è possibile leggere ciò che il Vescovo scrisse di proprio pugno:
«Este envelope com o seu conteúdo será entregue a Sua Eminência o Senhor Cardeal D. Manuel (Gonçalves Cerejeira), Patriarca de Lisboa, depois da minha morte. Leiria, 8 Dezembro de 1945 – † José, Bispo de Leiria».[16]
Resosi conto della gravità di quanto poteva contenere quell’envelope, risulta anche che già nel 1944 monsignor da Silva cercò addirittura di trasferirlo a Roma, ma dal Sant’Uffizio di Ottavani – allora – gli consigliarono di tenerlo presso di sé[17]. Sarà stato che il 1960 era ancora lontano, o anche perché Roma era ancora occupata dai nazisti e un simile documento sarebbe potuto cadere in mani ostili.
Conosciamo il suo contenuto, almeno di questa parte resa nota nel 2000, scritto con inchiostro bluastro sulle quattro facciate di un foglio di quaderno a righe oramai ingiallito, piegato a metà, e lungo 64 righe di testo. Rileggiamolo insieme:
J.M.J.
A terceira parte do segredo revelado a 13 de julho de 1917 na Cova de Iria-Fátima …
Scrivo in atto di obbedienza a voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di Sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Nostra e mia Santissima Madre.
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava (inviava) dalla sua mano destra verso di lui (verso di esse): l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava (oppresso dal dolore e dalla pena, avanzava pregando) per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino (lungo il cammino); giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri (morirono lentamente uno dopo l’altro) i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Tuy 3-1-1944.[18]
I DESTINATARI EFFETTIVI DEL TERZO SEGRETO: IL VESCOVO DI LEIRIA E IL PATRIARCA DI LISBONA
José Alves Correja da Silva[19] nacque a São Pedro Fins (distretto di Maia) il 15 gennaio 1872. Figlio primogenito e nipote di contadini, fece gli studi secondari a Porto, per poi trasferirsi a Braga, dove iniziò gli studi religiosi. Passò quindi al seminario di Nossa Senhora do Rosário dos Carvalhos e a quello di Porto, dove, tra il 1889 e il 1891, studiò teologia. Iscrittosi all’Università di Coimbra, vi completò la sua formazione nel 1897. Nel frattempo, era già stato ordinato sacerdote il 5 agosto 1894, dal cardinale D. Américo Ferreira dos Santos Silva, vescovo di Porto. Nel 1897 divenne professore presso il seminario di Porto; subito dopo venne nominato canonico della Cattedrale di quella città.
Il suo nome divenne noto, non solo per le sue doti di oratore, ma anche per la sua azione intrapresa nei circoli intellettuali e operai di Porto. I suoi articoli nei giornali A Palavra e A Liberdade gli attirarono l’odio dei giornali più settari ai primordi della Prima Repubblica (1910), che gli costarono la galera, al pari di tanti altri suoi confratelli, tra i quali addirittura il suo vescovo D. António Barroso, che infine verrà esiliato. In carcere, il futuro vescovo di Leiria subì diverse torture, che gli compromisero per sempre l’uso delle gambe. Trascorse difatti gli ultimi anni della sua vita su una carrozzina a rotelle.
Attenuatasi la persecuzione religiosa di stampo massonico, il 15 maggio 1920 Benedetto XV lo nominò Vescovo della ripristinata Diocesi di Leiria. Venne consacrato il 25 luglio di quell’anno nella Cattedrale di Porto dal vescovo D. António Barbosa Leão; il 5 agosto fece il suo ingresso solenne in Diocesi, come suo 23° pastore.
Giunse alla Cova da Iria, per la prima volta, il 14 settembre 1921. Scrisse il primo documento ufficiale sulle Apparizioni il 3 maggio 1922, nominando la Commissione di processo canonico. Il 26 giugno 1927 presiedette, per la prima volta, una cerimonia ufficiale alla Cova da Iria. Il 13 ottobre 1930, con la Lettera Pastorale “A Divina Providência”, dichiarò credibili le Visioni dei tre bambini di Aljustrel e permise ufficialmente il culto di Nostra Signora di Fátima.
Manuel Gonçalves Cerejeira[20] nacque a Lousado, frazione di Vila Nova de Famalicão (distretto di Santa Marinha), il 29 novembre 1888. Era figlio di un commerciante e di una contadina, sposata in prime nozze.
Concluso il seminario a Braga nel 1909, si iscrisse alla facoltà di Teologia dell’Università di Coimbra, dove venne ordinato sacerdote nel 1911. Nel 1919 conseguì in quella facoltà di Lettere il titolo di dottore in Scienze Storiche. Compagno di studi e di insegnamento di António de Oliveira Salazar, futuro leader dell’Estado Novo, già a partire dal 1917 milita nel Centro Cattolico Portoghese.
Eletto arcivescovo di Mitilene nel 1928, titolo tradizionale del principale prelato ausiliare del Patriarcato di Lisbona, venne nominato 14° Patriarca di Lisbona, succedendo a D. António Mendes Belo, il 18 novembre del 1929 e creato Cardinale da Pio XI il 16 dicembre, con il titolo dei Santi Marcellino e Pietro. Si dimise dal governo del Patriarcato il 10 maggio 1971.
In qualità di arcivescovo metropolita, il Patriarca Cerejeira ebbe grande influenza sulle questioni riguardanti il Santuario di Fátima, grazie anche al suo lunghissimo ministero. Lo ritroviamo nei momenti più salienti della vita del Santuario, dalla Consacrazione della Basilica (7 ottobre 1953), fino alle varie visite di personaggi illustri, quali il cardinal Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII (13 maggio 1956) e lo stesso Paolo VI, che visitò il Santuario in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni (13 maggio 1967).
Secondo alcune fonti, che però non hanno mai trovato conferma, durante i terribili mesi di occupazione nazista della Città Eterna, quando si facevano sempre più insistenti le voci sulla deportazione di Pio XII – in Liechtenstein o altrove – , questi avrebbe convocato il Cardinale Patriarca Cerejeira in Vaticano e gli avrebbe comunicato che, in caso di suo arresto, i Tedeschi si sarebbero impossessati della sola persona del Cardinal Pacelli; pertanto, sarebbe stata cura del Cardinale Patriarca lisbonese di attivarsi per convocare immediatamente un nuovo Conclave proprio nella capitale lusitana, al fine di eleggere un nuovo Pontefice, seppure esiliato nell’estremo ponente europeo[21].
Proprio il Cardinale Cerejeira, il 13 maggio 1942, nel 25° anniversario delle Apparizioni aveva dichiarato:
«L’apparizione della Madonna del Rosario ha consegnato un messaggio per il mondo, la cui portata non può essere ancora misurato … Possiamo giustamente credere che, per intercessione del Cuore Immacolato della piena di grazia, Madre di Misericordia, grandi cose prepara Dio per il mondo».[22]
Nelle mani di questi due uomini di Chiesa, due degnissimi pastori, la Madre del Cielo aveva consegnato un messaggio di salvezza per il mondo e per la Chiesa intera.
LE ALTRE DUE PARTI DEL SEGRETO ERANO GIÀ STATE RESE NOTE NEL 1942
Abbiamo letto la Terza Parte del Segreto – come vedremo, parziale –, mentre le altre due Parti, ben custodite dal vescovo leiriense, erano già state rese di pubblico dominio, diversi mesi prima, seppure in un modo che ci parrebbe ingarbugliato, ma che risponde a certi modi di fare dell’ambiente ecclesiastico:
nell’aprile del 1942, il gesuita portoghese Luís Gonzaga da Fonseca, del Pontificio Istituto Biblico di Roma, aveva pubblicato una quarta edizione de Le Meraviglie di Fatima, nella quale compariva però un “prudente” ritocco del testo, dovuto a motivi bellici e politici, della più scottante “Seconda Parte del Segreto”. Difatti, dopo la minaccia del castigo divino attirato su di sé dall’umanità peccatrice, ecco che venivano rese note per la prima volta quelle parole della Madonna a noi tutti oramai ben note:
Per impedire ciò verrò a chiedere la consacrazione del mondo (sic) al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se si darà ascolto alle mie domande la Russia si convertirà e si avrà la pace. Altrimenti una propaganda empia (sic, in corsivo nel testo originale) diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa; molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno distrutte […].[23]
In maggio venne dato alle stampe, con un’introduzione dell’arcivescovo di Milano Ildefonso Schuster, il volume La Madonna di Fatima del sacerdote don Luigi Moresco[24], contenente la medesima versione ritoccata. Solo nell’ottobre di quell’anno, ecco che in Portogallo venne impressa finalmente la terza edizione del fortunato libro Jacinta, del canonico José Galamba de Oliveria[25], con prefazione del cardinale di Lisbona Cerejeira e del vescovo di Leiria da Silva, coloro ai quali – abbiamo visto – la Madonna avrebbe affidato la custodia esclusiva anche della Terza Parte del Segreto. Solo in questo volumetto edito in Portoghese troviamo finalmente le versioni corrette della Prima del Segreto di Fátima – la “Visione dell’Inferno” – nonché della Seconda, nella quale non più la “consacrazione del mondo” viene richiesta dalla Vergine, così come veniva riportato nelle edizioni manomesse, ma la “consacrazione della Russia”; non una “propaganda empia” avrebbe diffuso i suoi errori, ma proprio quella Russia di cui la Madonna chiedeva la Consacrazione.
Le due Parti del Segreto erano state rivelate proprio perché questo era stato il desiderio della stessa Suor Lúcia, espresso nella sua “Terza Memoria”, completata il 31 agosto 1941 e consegnata al suo Vescovo il successivo 7 ottobre. In una lettera al suo direttore spirituale padre Gonçalves, confida:
«Mons. Vescovo mi scrisse annunziandomi un interrogatorio del Dr. Galamba e mi chiese di ricordare tutto quello che ha relazione con Jacinta, per una nuova edizione che vogliono stampare. Quest’ordine mi penetrò in fondo all’anima come un raggio di luce, dicendomi che era arrivato il momento di rivelare le prime due parti del segreto e aggiungere alla nuova edizione due capitoli: uno sull’inferno, l’altro sul Cuore Immacolato di Maria. Ma la ripugnanza a rivelarlo mi fa dubitare. Gli appunti li ho già presi, ma non so se consegnarli o bruciarli. Non so cosa farò».[26]
Alla fine si decise, e nella sua Prefazione alla “Terza Memoria”, indirizzata al suo pastore ammise:
«Mi sembra che sarebbe gradito a Dio e al Cuore Immacolato di Maria che nel libro “Jacinta”, si dedicasse un capitolo a parlare dell’lnferno e un altro del Cuore Immacolato di Maria[27]. S. Ecc. Rev.ma certamente troverà strano e fuori posto questo mio parere, ma in verità non è mio; e Dio mostrerà a S. Ecc. Rev.ma, che si tratta della Sua gloria e del bene delle anime. Dovrò, perciò, parlare un po’ del segreto e rispondere al primo punto interrogativo».[28]
Ma nel giugno del 1944 le cose andarono un po’ diversamente: c’era quella esplicita disposizione della Madonna riguardante il 1960 e c’era la secretazione effettiva dovuta all’imbustamento e all’apposizione del sigillo di ceralacca, per la qual cosa – ci racconta la Suora nel suo Diario[29] – aveva dovuto industriarsi: bisognava attendere quell’anno fatidico. Fatidico davvero!
LA DATA “FATIDICA” DEL 1960
Le affermazioni sulla perentorietà di questa data – il 1960 – sono molteplici e tutte concordi. Leggiamole:
Il Cardinale Patriarca di Lisbona Cerejeira, uno dei due destinatari della missiva, nel 1946 dichiarò: «A partire dalle prime due parti del Segreto, già rivelate – la terza parte, tuttavia, non ci è dato di conoscerla, ma è stata scritta e messa in una busta sigillata che verrà aperta nel 1960 –, sappiamo abbastanza per permetterci di concludere che la salvezza del mondo, in questo straordinario movimento della storia, è stata riposta da Dio nel Cuore Immacolato di Maria»[30].
Il religioso montfortano olandese padre Hubert Jongen, che interrogò Suor Lúcia a Tuy il 3 e 4 febbraio 1946, ha lasciato scritto della seguente conversazione: «“Lei ha già fatto conoscere le due parti del Segreto. Quando verrà il momento di rivelare la terza parte?”. “Ho comunicato la terza parte al Vescovo di Leiria, in una lettera”, ha risposto. “Ma non può essere rivelata prima del 1960”»[31].
Ma già nel 1952, al canonico francese Casimir Barthas che il 17 e 18 ottobre 1946 ebbe modo di parlarle a nel Colegio do Sardão, dove stava trascorrendo gli ultimi anni da suora dorotea, Suor Lúcia chiarì quello che leggiamo nella sua relazione: «Quando il terzo elemento del Segreto ci sarà svelato? Già nel 1946, a questa domanda, Lúcia e Monsignor Vescovo di Leiria mi risposero concordemente, senza esitazione e senza commento: “Nel 1960”. E quando spinsi la mia audacia fino a chiedere perché bisognava aspettare fino ad allora, per tutta risposta ottenni, dall’uno come dall’altra: “perché la Santa Vergine vuole così”».[32]
Qualche anno dopo, padre Barthas ribadì la confidenza ricevuta: «Lúcia afferma che Nostra Signora vuole che possa essere pubblicato a partire dal 1960»[33]. E padre José dos Santos Valinho, nipote della stessa Religiosa portoghese, asserisce che «la rivelazione sul segreto era accompagnata a una lettera in cui Lúcia diceva che la Madonna aveva detto che quel segreto poteva essere divulgato solo dopo il 1960»[34].
Un altro autorevolissimo testimone è il cardinale Eugène Tisserant, Segretario della Sacra Congregazione per le Chiese Orientali: Il 13 ottobre 1956 egli si recò come legato pontificio per benedire la Domus Pacis a Fátima, la Sede Internazionale della Blue Army. Durante l’omelia disse: «Una parte di questo messaggio deve rimanere nascosto fino al 1960; ma l’autorità ecclesiastica ha reso pubblica una parte nel 1942 …»[35].
Il cardinale Alfredo Ottaviani, all’epoca Pro-prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «Il messaggio non doveva essere aperto prima del 1960. Ho chiesto a Suor Lúcia “Perché questa data?”. Lei rispose: “Perché allora sarà più chiaro”»[36].
Lo scrittore e giornalista americano John Haffert riporta: «Nella casa del Vescovo (a Leiria), mi sono seduto a tavola alla sua destra, con i quattro canonici. Durante quella prima cena, quando il Vescovo lasciò la stanza momentaneamente, il canonico José Galamba de Oliveira si rivolse a me e mi chiese: “Perché non chiedi al Vescovo di aprire il Segreto?” Sforzandomi di non mostrare la mia ignoranza su Fatima – che a quel tempo era quasi completa – lo guardai semplicemente, senza alcuna espressione. E continuò: “Il Vescovo può aprire il Segreto. Non è necessario attendere fino al 1960”»[37].
Questo è ciò che afferma il canonico José Galamba de Oliveira, stretto collaboratore del vescovo da Silva: «Quando il Vescovo si rifiutò di aprire la lettera, Lúcia gli fece promettere che sarebbe stata definitivamente aperta e che sarebbe stata letta al mondo dopo la sua morte o nel 1960, a seconda di quale evento sarebbe accaduto per prima»[38].
Così padre Joaquín Alonso, a lungo archivista ufficiale di Fátima: «Quando Don José, il primo Vescovo di Leiria, e Suor Lúcia hanno convenuto che la lettera dovesse essere aperta nel 1960, ovviamente intendevano dire che i suoi contenuti sarebbero stati resi pubblici per il bene della Chiesa e del mondo»[39].
Il vescovo João Pereira Venâncio, che reggeva la Diocesi in quel cruciale anno 1960, e fino al 1972, dichiarò un anno prima di quella scadenza quanto segue: «Penso che la lettera non sarà aperta prima del 1960. Suor Lúcia aveva chiesto che non la si aprisse prima della sua morte, o non prima del 1960. Siamo nel 1959 e Suor Lúcia è in buona salute»[40].
Perché attendere quest’anno, dunque? In una lettera scritta al papa Pio XII il 6 giugno 1958, Suor Lúcia lo spiega così:
«Sebbene io non possa rivelarne il contenuto, dato che il tempo si avvicina, devo dire che, negli anni ’60, il comunismo raggiungerà l’apice, poi comincerà a scemare sia in intensità che in durata, e a questo succederà il trionfo del Cuore Immacolato di Maria e il Regno di Cristo»[41].
Quel comunismo che negli anni ’60 toccò il suo apice era già a buon punto, se proprio durante il Concilio Vaticano II si rinunciò a condannare esplicitamente questa ideologia aberrante, nemica dell’umanità e della Chiesa.
LA TERZA PARTE DEL SEGRETO VIENE TRASFERITA A ROMA
Ma qualcosa di non previsto era nel frattempo avvenuto: il cardinale Alfredo Ottaviani, Pro-Segretario della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, su incarico di Pio XII si era recato in Portogallo: il 17 maggio 1955, dopo aver presieduto le celebrazioni per il Pellegrinaggio anniversario nel Santuario di Fátima del giorno 13, pronunciandovi anche l’omelia, si trasferì al Carmelo di Santa Teresa di Coimbra, per interrogare l’unica veggente superstite sul contenuto del Terzo Segreto. Il colloquio durò diverse ore e in quel frangente, mentre comprendeva la natura dirompente di quello che gli veniva raccontato, andò maturando la convinzione che il testo del Terzo Segreto dovesse essere trasferito in Vaticano.
Dodici anni dopo quella improvvida decisione, in una sua conferenza dell’11 febbraio 1967, il cardinale Ottaviani ne spiegò il motivo: «Per evitare che una cosa tanto delicata, destinata a non essere data in pasto al pubblico, venisse a cadere, per una qualunque ragione, anche fortuita, in mani estranee[42] … Il vescovo di Leiria lo rimise al nunzio apostolico, che era monsignor Cento, oggi cardinale, qui presente, il quale lo trasmise fedelmente alla Congregazione per la dottrina della fede, come essa aveva chiesto […]. Il Segreto arrivò dunque alla Congregazione per la dottrina della fede, e, ancora sigillato, esso fu trasmesso a Giovanni XXIII»[43].
Difatti, nel gennaio del 1957 alla Curia di Leiria arrivò la richiesta dell’intero incartamento; non solo il plico prezioso del Terzo Segreto, ma anche copia degli scritti di Suor Lúcia. Il vescovo ausiliare D. João Pereira Venâncio pensò bene di fare visita all’anziano titolare della Diocesi D. José da Silva – all’epoca non vigeva ancora l’obbligo alle dimissioni, raggiunti i 75 anni di età –. Lo pregò di fare qualcosa: «Mi ascolti monsignore, lei ha il Segreto e lo può leggere, Lúcia le ha detto che ne ha facoltà. Lo apra! Facciamone una fotocopia. È l’ultima occasione che abbiamo». D. José non era del medesimo avviso: «No, questo non m’interessa. È un segreto, io non voglio leggerlo». A D. João Venâncio non rimaneva che recarsi alla nunziatura di Lisbona, per consegnare quanto richiesto, cosa che fece alle ore 12 del 1° marzo 1957. Ma giacché lo scrupolo che si portava dentro lo divorava, egli pensò bene di esaminare in controluce il prezioso plico; e cosa vide? All’interno della busta grande, sigillata dal vescovo da Silva, era ben riconoscibile quella più piccola di Suor Lúcia, che conteneva un unico foglio, con 20-25 righe di scrittura autografa. Tuttavia, nulla di quanto era scritto riuscì a decifrare[44].
Questa notizia appare essere di fondamentale importanza, perché certifica che questa preziosa comunicazione celeste differisce dal testo del Terzo Segreto reso noto nel 2000, composto da 64 righe. È oramai accertato che i testi del Terzo Segreto di Fátima erano difatti due: uno, contenente la Visione del Vescovo vestito di Bianco, fu consegnato all’Archivio Segreto del Sant’Uffizio il 4 aprile 1957[45]; l’altro, con le parole della Vergine, espresse in forma epistolare, venne invece recapitato il successivo 16 aprile[46].
E monsignor Loris Capovilla, segretario particolare di Giovanni XXIII, lo conferma esplicitamente:
«Quindi entrambe le date (…) sono vere perché del terzo segreto ci sono due testi?», chiese Solideo Paolini, studioso fatimita all’arcivescovo veneto: «Per l’appunto!», fu la sua secca risposta[47].
Trova così una clamorosa conferma quel rapporto del gesuita austriaco padre Joseph Schweigl, inviato a Coimbra da Pio XII per interrogare la Veggente, il 2 settembre 1952, che al suo ritorno fece la seguente confidenza: «Non posso rivelare niente che riguardi il Terzo Segreto, ma sono in grado di affermare che esso consta di due parti: una parte riguarda il Papa. L’altra parte è la logica continuazione – anche se non posso dire niente – delle parole: “In Portogallo, si conserverà sempre il dogma della fede ecc.”»[48].
In verità , grazie a un servizio giornalistico effettuato dal reporter francese Robert Serrou, pubblicato sul settimanale Paris Match nel maggio 1957, e ancora ripreso un anno e mezzo dopo, fu possibile ricostruire da una fotografia apparsa in quell’articolo che Pio XII conservava questo testo scottante, rimasto ancora inedito, in una piccola cassaforte di legno poggiata sopra una scrivania della sua camera da letto[49].
PIO XII NON LEGGE IL TERZO SEGRETO
Eppure Papa Pacelli, lo sappiamo per certo, non lesse mai la Terza Parte del Segreto di Fátima[50]. Ce lo conferma, indirettamente, lo stesso cardinale Ottaviani:
«Il vero testo del “Segreto”, scritto dalla veggente Lúcia e inviato a papa Giovanni XXIII – in verità esso fu inviato al Vescovo di Leiria (NdR) – è rimasto veramente segreto, perché il Sovrano Pontefice stesso non ha rivelato niente di tutto questo. Si ignora totalmente dove egli abbia posto il testo che gli è stato inviato»[51].
Ma queste parole del cardinale Ottaviani non sono tutte vere:
Osserva molto opportunamente frère Michel de la Sainte-Trinité: «Contrariamente a quel che è stato detto in seguito, non era indirizzato esclusivamente né esplicitamente al Santo Padre. No, come le due prime due Parti, con le quali esso forma un tutt’uno, era affidato alla Chiesa, e prima di tutto ai rappresentanti della gerarchia cattolica portoghese, ai quali toccava informarsi e farlo conoscere. Ma detto questo – senza alcun dubbio, perché questo ultimo Segreto riguarda le autorità della Chiesa ancor più direttamente delle prime due Parti –, Suor Lúcia desiderava che il Sovrano Pontefice lo leggesse il più presto possibile»[52].
Ma Pio XII non lo lesse. Colui che venne consacrato vescovo proprio nel giorno solenne in cui la Madre del Cielo scelse di apparire ai tre Bambini di Aljustrel, il 13 maggio 1917, e che anche per questo, eletto al Soglio di Pietro venne definito il “Papa di Fátima”, non ritenne di dover leggere il Segreto che un suo fidato collaboratore aveva deciso, contro la volontà della Madonna, di trasferire in Vaticano. Quali saranno state le ragioni di questa incomprensibile rifiuto? Non lo sappiamo per certo, e credo che mai lo sapremo.
Eppure, già da cardinale Segretario di Stato di Pio XI, nel lontano 1933 aveva saputo individuare quale fosse la partita in gioco, quali i tremendi pericoli di cui a Senhora da mensagem aveva voluto avvertire per tempo: «Sono preoccupato per i messaggi della Beata Vergine alla piccola Lúcia di Fatima. Questo insistere da parte di Maria sui pericoli che minacciano la Chiesa, è un avvertimento divino contro il suicidio per l’alterazione della Fede, nella Sua liturgia, nella Sua teologia e nella Sua anima. … Sento intorno a me gl’innovatori che vogliono smantellare la Sacra Cappella, distruggere la fiamma universale della Chiesa, respingere i suoi ornamenti, infliggerle il rimorso per il suo passato storico»[53].
D’altronde, già negli anni 1929-1931, apparendo a Pontevedra, a Tuy nonché nella località rivierasca di Rianjo, la Madre celeste e il Signore stesso avevano più volte domandato che Lúcia de Jesus si adoperasse presso il Vescovo di Roma perché fosse soddisfatta la richiesta della Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria.
Ma nemmeno Pio XI aveva potuto o voluto soddisfare questa domanda del Cielo, limitandosi a raccomandare, per la festa di San Giuseppe del 1930, che «fossero innalzate comuni preghiere a Dio nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia», oltreché a perorare qualche altra buona intenzione[54]. Gli appelli della Vergine riguardanti la Consacrazione della Russia, che Ella aveva voluto consegnare a Suor Lúcia in terra spagnola già nel 1929 e che il Pontefice di allora non aveva voluto o saputo soddisfare, ebbero come subitaneo effetto la deflagrazione, pochi anni dopo, della sanguinosa Guerra Civile proprio nella terra di Spagna: erano gli errori della Russia che si diffondevano per il mondo, così come predetto dalla Vergine:
«Se faranno quel che io vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. […]Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa».[55]
La fine del terribile conflitto contò centinaia di migliaia di morti da ambo le parti; tra i cattolici, una schiera infinita di sacerdoti, religiosi e religiose, nonché numerosissimi laici, molti dei quali innalzati agli onori degli altari nei decenni a seguire.
Erano quelli anche gli anni in cui Padre Pio da Pietrelcina veniva perseguitato una prima volta. Questo perché la Chiesa era già pesantemente infiltrata dalla setta massonica: era difatti a buon punto l’atto di sfida lanciato dal demonio contro la Chiesa di Cristo, così come lo conosciamo da quella spaventosa visione di cui fu testimone il papa Leone XIII, il 13 ottobre 1884[56].
GIOVANNI XXIII LEGGE IL SEGRETO, MA NON LO DIVULGA
Il successore di papa Pacelli, Giovanni XXIII, si fece portare a Castelgandolfo il 17 agosto 1959 il plico contenente il testo della Terza Parte del Segreto di Fátima. In verità avrebbe potuto, anzi dovuto farlo molto prima. Appena eletto, l’ex nunzio in Portogallo Fernando Cento consigliò difatti al Pontefice di prenderne visione: «Mi ha avvicinato suor Lúcia. Suor Lúcia potrebbe lanciare un messaggio al mondo. Non so se sia opportuno, senta un po’ che cosa dicono in Segreteria di Stato»[57].
Ma Roncalli nicchiava: i suoi pensieri erano tutti concentrati sulla grande Assise conciliare che già aveva in mente di indire; e in effetti il 25 gennaio 1959, dalla Sala capitolare del monastero di San Paolo fuori le mura diede l’annuncio che colse tutti di sorpresa: «Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale»[58].
Quanto al testo del Segreto rivolto a lui, che oramai lui soltanto, dopo l’inopportuno trasferimento a Roma, avrebbe dovuto decidere di rendere pubblico, venne richiuso a chiave nel suo scrigno, con una busta che annotava una dichiarazione dettata al suo segretario Capovilla, che avrebbe inevitabilmente impegnato negativamente l’azione dei suoi successori: «Non do nessun giudizio. Silenzio di fronte a una cosa che può essere una manifestazione del divino e può non esserlo. … Lascio ad altri commentare o decidere»[59].
La sorte dell’appello lanciato all’umanità dalla Vergine Maria era segnata: l’8 febbraio 1960, un comunicato lanciato dalla sede romana dell’agenzia portoghese ANI, che citava fonti anonime vaticane, annunciava: «È probabile che il Segreto di Fátima non sarà mai reso pubblico. È molto probabile che la lettera nella quale suor Lúcia scrisse le parole che la Vergine Maria indirizzò al tre pastorelli alla Cova da Iria, non sarà mai aperta. Benché la Chiesa riconosca le apparizioni di Fátima, non desidera prendersi la responsabilità di garantire la veridicità delle parole che i tre pastorelli dicono che la Vergine Maria avrebbe loro rivolto»[60].
Per contro, Suor Lúcia, quasi dovesse essere lei la colpevole di tutta quanta quella situazione, venne colpita da misure restrittive: da quell’anno 1960 non poté più ricevere visite al di fuori della propria cerchia familiare, senza l’autorizzazione vaticana, né rilasciare pubbliche dichiarazioni: le veniva tappata la bocca. Immaginiamo quale doveva essere lo stato d’animo di colei che nel lontano 1917 il Cielo aveva scelto come messaggera per mettere in guardia l’umanità e la Chiesa dal grave pericolo che avrebbe minacciato il mondo. Già il 26 dicembre 1957, otto mesi dopo il trasferimento dal Portogallo a Roma dei plichi del Terzo Segreto, che l’amato vescovo da Silva morto all’inizio di quel mese non aveva voluto leggere, in un colloquio con il sacerdote messicano Augustín Fuentes, postulatore della causa di beatificazione dei suoi cugini Francisco e Jacinta, si era confidata esprimendo la sua amarezza. Questo il racconto di quella conversazione:
«Suor Lúcia appariva triste, molto pallida ed emaciata. Mi ha detto: “Padre, la Santissima Vergine è molto triste perché nessuno ha prestato attenzione al Suo Messaggio, né i buoni né i malvagi. I buoni continuano sulla loro strada ma senza dare alcuna importanza al suo Messaggio. I cattivi, sui quali non è ancora caduta la punizione divina, continuano anche essi la loro vita peccaminosa, senza curarsi del messaggio. Ma mi creda, Padre, Dio punirà il mondo e lo farà in modo terribile. La punizione del Cielo è imminente Padre, quanti giorni mancano all’arrivo del 1960? Sarà un anno molto triste per tutti, nessuno potrà provare alcuna gioia se il mondo non prega e non fa penitenza. Non posso fornire altri dettagli, perché è ancora un segreto. Secondo il volere della Santissima Vergine, solo al Papa e al Vescovo di Fátima è permesso conoscere il segreto, ma hanno preferito non conoscerlo per non esserne influenzati. Questa è la Terza parte del messaggio della Nostra Signora, che rimarrà segreta fino al 1960. Dica loro, Padre, che molte volte la Santissima Vergine ha detto, ai miei cugini Francisco e Jacinta e a me, che molte nazioni scompariranno dalla faccia della terra. Ella ha detto che la Russia sarà lo strumento scelto dal Cielo per punire il mondo intero, se prima non otterremo la conversione di quella povera nazione”.
E ancora:
“Padre, il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Beata Vergine. E il diavolo sa cos’è che più di tutto offende Dio e che gli procurerà in breve tempo il maggior numero di anime. Così il diavolo fa di tutto per avere la meglio sulle anime consacrate a Dio, perché sa che in questo modo, le anime dei fedeli, lasciate senza guida, cadranno più facilmente nelle sue mani. Ciò che offende soprattutto il Cuore Immacolato di Maria e il Cuore di Gesù è la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti. Il diavolo sa che per ogni religioso o sacerdote che rinnega la sua santa vocazione, molte anime sono trascinate all’inferno”».[61]
LE REAZIONI DELLA GERARCHIA PORTOGHESE ALLA MANCATA DIVULGAZIONE DEL TERZO SEGRETO
Dopo il lancio del comunicato informale dell’agenzia ANI, dal Portogallo il Patriarca di Lisbona Cerejeira, colui che dopo la morte del vescovo da Silva era stato designato ad aprire e rendere pubblico il contenuto del Terzo Segreto, e che aveva già da tempo annunciato che lo avrebbe fatto, ci tenne a far conoscere il suo disappunto: «Per quanto concerne l’ultima parte del Segreto di Fátima ne so poco o nulla. Tutto quello che conosco l’ho appreso dai resoconti provenienti dalla Città del Vaticano e stampati sui giornali. Vedo che si tratta di una questione che preoccupa tutto il mondo; mi arrivano lettere su questo argomento dai paesi più lontani. […] Non posso dire nulla riguardo all’opportunità di divulgare il Segreto. Non so nulla, e affermo categoricamente che non sono stato consultato su questa materia. Quello che so della sua mancata divulgazione nel 1960 l’ho appreso dai giornali»[62]. E in un’altra occasione aggiunse: «Non conosco il Segreto. Una volta papa Giovanni XXIII me ne parlò vagamente, in modo distaccato, ed ho compreso che riguarda questioni molto serie»[63].
Secondo quanto rilasciato da monsignor Loris Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, il Pontefice fece leggere il Segreto a una dozzina di cardinali, ma non a colui che aveva il diritto, secondo quanto fatto conoscere dalla Vergine, di essere consultato prima di chiunque altro, e che invece venne deliberatamente escluso.
Incredibili poi le risposte dello stesso Capovilla ad alcuni quesiti fattigli pervenire da padre Alonso:
«Nessuno ha mai affermato che il documento dovesse essere reso pubblico. Né posso spiegare perché, nel 1960, si diffuse la convinzione che dovesse essere pubblicato. […] Non ho sentito che qualcuno avesse consigliato la sua divulgazione. Ho l’impressione, tuttavia, che in Vaticano sia prevalsa l’opinione secondo la quale fosse doveroso rispettare il riserbo adottato da Pio XII».[64]
Allo stesso modo, il vescovo di Leiria Venâncio, che reggeva la Diocesi in quell’anno 1960, dopo la scomparsa di D. José da Silva, ribadì sempre di non aver mai letto la Terza Parte del Segreto. L’atteggiamento da lui assunto nel 1960 lascia però chiaramente percepire che la decisione presa da Roma era contraria ai suoi desideri. Intervistato dal settimanale Oggi dichiarò: «Lei vuole informazioni sul Segreto: la mia risposta è no. Non posso dire nulla né posso indicare dove sia la lettera né raccontarle se sia già stata aperta e nemmeno quando il suo contenuto verrà comunicato … Al presente, non sarebbe opportuno parlarne troppo»[65].
Egli tuttavia, il 17 maggio 1960, seppure di indole mite e assai timido di carattere, fece un gesto clamoroso, senza avvertire nessuno, nemmeno le autorità vaticane e lo stesso Pontefice: indirizzò una lettera a tutti i vescovi del mondo, un gesto davvero inusuale negli Annali della Chiesa. Questo atto coraggioso voleva soprattutto mettere in guardia la Chiesa intera dalle gravi conseguenze soprannaturali che sarebbero scaturite dall’atteggiamento sprezzante e altezzoso di Roma verso il messaggio della Madre di Dio. In questo, dobbiamo credere che venne incoraggiato dalla stessa Suor Lúcia[66]: «ho deciso di chiedere ai pellegrini della mio diocesi e ad altri che verranno a Fátima, il 12 e 13 ottobre prossimi, uno sforzo particolare di preghiera e di penitenza, per la conversione totale a Dio»[67].
Scrive frère Michel: «Con questa iniziativa, il Vescovo di Leiria intendeva anche ottenere dal Papa una risposta alle precise richieste della Madonna, vale a dire a consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato. Invitando tutto i vescovi a degli “autentici giorni di preghiera e penitenza per ottenere il trionfo della causa di Dio”, il vescovo di Fátima dimostrò quanto grave fosse l’ora per la Chiesa e per il mondo. Perché “il trionfo della causa di Dio” doveva essere ottenuto prima nella stessa Roma, in Vaticano, dove l’infame comunicato dell’8 febbraio 1960 aveva scandalosamente discreditato le Apparizioni e il messaggio di Fátima. Indubbiamente il vescovo Venâncio stava tentando un’iniziativa finale per portare il Sovrano Pontefice a corrispondere, almeno in qualche modo, alle richieste della Beata Vergine. Il 13 ottobre, nell’anniversario dell’ultima Apparizione, rimaneva una speranza finale. Per il Papa avrebbe potuto essere l’occasione di riparare al grave scandalo provocato dal non aver rivelato il Segreto. Inoltre, visto che la folla dei pellegrini a Fátima sapeva imporre da sé coraggiosi atti di preghiera e di penitenza per rispondere al messaggio di Fátima, forse il cuore del Santo Padre sarebbe stato infine toccato? Avrebbe forse rivelato al mondo il segreto di Nostra Signora?».[68]
In ogni caso diverse furono le risposte alla lettera del Vescovo di Leiria, anche da parte di pastori di oltre Cortina – ricordiamo che l’Europa era divisa in due blocchi –; monsignor Venâncio chiese e ottenne una nuova udienza dal Pontefice, evidentemente con la speranza di ottenere da lui quella Consacrazione della Russia da lungo tempo attesa. Anche se non sappiamo in che modo rispose il Papa, alcuni segnali parevano davvero far pensare a una sua iniziativa in extremis: il 7 settembre apparve poi sul quotidiano cattolico portoghese Novidades un comunicato del Servizio Informazioni del Santuario (SIS), il cui testo era il seguente:
«Secondo una comunicazione ricevuta da Roma, Sua Santità Giovanni XXIII ha manifestato l’intenzione di rinnovare, il prossimo 13 ottobre, la consacrazione del mondo e in special modo della Russia al Cuore Immacolato di Maria, in unione con tutti i vescovi del mondo, come richiesto da Nostra Signora di Fátima. Egli vorrebbe adoperare la formula di consacrazione composta da papa Pio XII (SIS)».[69]
Il 28 settembre, all’avvicinarsi del mese del Rosario, in una lettera al Cardinal Vicario di Roma, il Pontefice aveva raccomandato la recita del Santo Rosario e al contempo insisteva sulla grave svolta del momento[70].
LA TRISTE GIORNATA DEL 13 OTTOBRE 1960
Seguiamo il racconto di frère Michel de la Sainte-Trinité …
Venne infine la ricorrenza dell’ultima Apparizione della Madre di Dio. Il pellegrinaggio lungamente atteso, al quale si unirono centinaia di migliaia di fedeli in tutto il mondo «era, più che mai, un pellegrinaggio di penitenza e di sacrificio. […] Ha avuto inizio la sera del 12 ottobre, nel bel mezzo di una tempesta di vento proveniente da sud-ovest, accompagnata da violenti acquazzoni. La processione delle candele ha avuto luogo sotto una pioggia torrenziale. Il maltempo è durato per tutta la notte»[71].
In conformità con la richiesta del Vescovo Venâncio espressa nella sua lettera del 17 maggio, e dando l’esempio, il cardinale Cerejeira e i vescovi presenti trascorsero tutta la notte in adorazione. Migliaia di pellegrini li imitarono. Leggiamo insieme il resoconto di quella memorabile veglia:
«La mattina del 13, al momento della Santa Messa, celebrata alle 6,30 dal Cardinale Patriarca di Lisbona all’altare maggiore della basilica, la tempesta ha raddoppiato la sua violenza e il vento sembrava voler portare tutto via, mentre la pioggia sferzava i pellegrini che non avevano potuto trovare posto nella basilica o nelle gallerie esterne. Tuttavia 48.000 fedeli, di cui molti avevano trascorso tutta la notte in preghiera esposti alla pioggia e al vento, hanno ricevuto la comunione all’interno della basilica e sulla spianata allagata. […] Alle 9,30, una statua di San Luigi Maria Grignion da Montfort, che ora si drizza sopra il colonnato della basilica, è stata benedetta e inaugurata da Sua Eccellenza il Vescovo di Leiria, alla presenza di 400 pellegrini belgi e olandesi, con a capo il Superiore Generale dei Padri Monfortani, […] Intorno alle 10.00 la spianata ha iniziato a riempirsi ancora una volta di una massa compatta, che recitava il Rosario, ora battuta da un vento di nord-ovest, che per fortuna ha disperso a poco a poco le nuvole. Infine, il sole è apparso in un cielo di nuovo sereno, quando la statua di Nostra Signora di Fátima ha lasciato in processione la ‘Capelinha’ per prendere il suo posto, alle 11.00, all’altare esterno della basilica, in cima alla monumentale scala. In questo momento, il numero dei pellegrini poteva essere stimato tra i 300.000 e i 400.000. Molti sono arrivati a piedi, spesso scalzi, e l’assistenza medica ha dovuto prendersi cura di quasi 1.500 persone, i cui piedi si sono feriti durante il lungo e faticoso viaggio che li aveva portati alla Cova da Iria. Dopo (la lettura) del Vangelo, il Cardinal Lercaro ha commentato le parole di Lúcia alla folla del 13 ottobre 1917: “Guardate il cielo!”».[72]
Le testimonianze scritte non riportano nemmeno più, com’era avvenuto sei mesi prima durante il pellegrinaggio del 13 maggio, la presenza di colombe bianche ai piedi della Madonna, fenomeno che si registrò frequentemente nel corso di tutti quei sei mesi. In seguito, il prodigio divenne molto raro e «mai con la solennità e l’impatto che avevano prima – nel 1960 – quando i candidi uccelli volavano davanti a folle immense, guidate dalle autorità delle città visitate»[73].
Dopo la Benedizione eucaristica di quasi 500 malati, tutti i prelati presenti rinnovarono la Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, adoperando la formula composta da Pio XII. Infine il Vescovo di Leiria lesse il testo del telegramma inviato a nome del Papa, che impartiva la Benedizione Apostolica “a tutti i pellegrini di Fátima, […] uniti alle loro preghiere e sacrifici, in questi giorni di devozione ed espiazione filiale, in onore della Madre di Dio”[74].
In questo modo deludente e mesto, con le parole di un telegramma dal tono burocratico, nel taciuto malcontento per il comportamento di Giovanni XXIII, si chiudevano a Fátima le celebrazioni per le Apparizioni mariane del 1917, in quell’anno in cui, secondo l’ordine impartito dalla Madre di Dio a Lúcia de Jesus, la Terza Parte del Segreto avrebbe dovuto essere resa nota al mondo, proprio dalla terra lusitana.
Il Pontefice non si unì ai vescovi in quella Consacrazione né ritenne di rivolgersi a quella folla devota almeno con un radiomessaggio; dell’ultimo Segreto da rivelare, nemmeno a parlarne. Roma, che aveva avocato a sé quelle parole certamente severe e impegnative, alla fine se ne lavò le mani, ed anzi possiamo credere che le forze anticristiche già operanti da tempo avessero preso il sopravvento nell’imporre l’insabbiamento del severo monito proveniente dal Cielo. La contrarietà del “Papa buono” aveva avallato, e fors’anche incoraggiato, quelle volontà avverse al piano celeste di salvezza, per il quale la Vergine Madre aveva voluto provvedere per tempo.
Il Successore di Pietro scelse deliberatamente di disobbedire a Maria, la Madre di Gesù. Proprio per questo, dobbiamo fortemente credere che la nostra Mamma celeste avesse dato disposizione che la Terza Parte del Segreto di Fatima dovesse restare in Portogallo: Roma era già avviata verso la dissoluzione e l’apostasia. Ed oggi che questo stato di cose ha raggiunto il suo acme, comprendiamo quanto fossero state profetiche le parole della Madonna.
Padre Joaquín Alonso, archivista ufficiale di Fátima per sedici anni, osservando quali effetti aveva avuto la disobbedienza della gerarchia a non divulgare il Terzo Segreto nel 1960, così come aveva indicato la Vergine, scrisse: «Le persone semplici aspettarono fino al 13 maggio (1960), quando si credeva che si sarebbe avuta la rivelazione del Terzo Segreto. Più tardi, i fedeli avvertirono una profonda disillusione e delusione, che ha arrecato un grave danno alla devozione per la Madonna di Fátima, sia all’interno che al di fuori del Portogallo»[75].
Questo avveniva per disobbedienza alle parole della nostra Madre celeste.
IL COMPORTAMENTO DEGLI ALTRI PONTEFICI DI FRONTE AL TERZO SEGRETO
Paolo VI, che condusse e portò a termine il Concilio, non si discostò di molto – né probabilmente poteva farlo – dal comportamento tenuto riguardo al Terzo Segreto dal suo immediato predecessore. Ma toccò proprio a lui lanciare il grido di dolore, a questo Pontefice che certamente porta una specifica responsabilità nell’aver avallato cambiamenti, in particolare per ciò che concerne il Rito della Messa, o quantomeno nel non aver vigilato abbastanza:
«La Chiesa attraversa, oggi, un momento di inquietudine. Taluni si esercitano nell’autocritica, si direbbe perfino nell’autodemolizione»[76], ammise addolorato nel 1968; e qualche anno dopo, quando già aveva parlato del «fumo di Satana entrato nel tempio di Dio»[77], aveva dolorosamente proseguito in questa spietata disamina, della quale possiamo credere sentisse tutto il peso: «l’apertura al mondo è diventata una vera e propria invasione del pensiero secolare nella Chiesa. Siamo stati forse troppo deboli ed imprudenti»[78].
Tutto questo Suor Lúcia lo avrebbe confermato in alcune sue lettere: «Vi è un disorientamento diabolico che sta invadendo il mondo e confondendo le anime… [I]l diavolo è riuscito a far infiltrare il male sotto forma di bene, ed i ciechi stanno iniziando a guidare gli altri. … E la cosa peggiore e che è riuscito a condurre all’errore ed all’inganno quelle anime che hanno una grande responsabilità per via della posizione che occupano… Essi sono ciechi che guidano altri ciechi… Si lasciano dominare dall’ondata diabolica che sta invadendo il mondo… »[79].
Recatasi a Fátima il 12 e 13 maggio 1967, in occasione della visita di Papa Montini per il 50° anniversario delle Apparizioni, ebbe modo di incontrarsi brevemente con lui:
«Suor Lúcia con grande emozione baciò la scarpetta del Santo Padre e poi l’anello. Sua Santità disse che aveva ricevuto la sua lettera di aprile (nella quale gli chiedeva un incontro privato, NdR) e senza ulteriori spiegazioni le disse di parlare con il suo vescovo dell’argomento trattato e di obbedirgli. Quando chiese di parlargli in privato udì solo un “no” che non ammetteva repliche. Di fianco a lui si trovava il vescovo di Leiria, che pensando che suor Lúcia non avesse compreso le parole del Santo Padre, le disse: “Il Santo Padre dice di dire a me quello che vuole dire a Sua Santità e io glielo trasmetto. Al che il Santo Padre ribatté: “Proprio così!”».[80]
Con Giovanni Paolo II le cose andarono decisamente meglio, ma oramai era troppo tardi: il 13 maggio 1981, proprio a pochi mesi dalla venuta al mondo di colui che viene a terrorizzare l’umanità e a crocifiggere la Chiesa, le forze anticristiche attentarono alla vita del Pontefice:
«Fummo sorprese dalla triste notizia dell’attentato contro il Santo Padre Giovanni Paolo II, che mi ha molto addolorata, e prego intercedendo per la salute e la vita di Sua Santità. Prego anche per gli assassini, che Dio li converta e li riporti sulla retta via», annotò Suor Lúcia nel suo Diario[81].
Recatosi in pellegrinaggio a Fátima un anno dopo l’attentato, per ringraziare la Vergine della sua materna protezione, il Pontefice polacco riferendosi nemmeno troppo velatamente al vero contenuto del Segreto, ebbe a dichiarare pubblicamente: «Questo messaggio è rivolto ad ogni uomo. L’amore della Madre del Salvatore arriva dovunque giunge l’opera della salvezza. Oggetto della sua premura sono tutti gli uomini della nostra epoca, ed insieme le società, le nazioni e i popoli. Le società minacciate dalla apostasia, minacciate dalla degradazione morale. Il crollo della moralità porta con sé il crollo delle società»[82]. E subito prima aveva detto:
«Può la Madre, la quale con tutta la potenza del suo amore, che nutre nello Spirito Santo, desidera la salvezza di ogni uomo, tacere su ciò che mina le basi stesse di questa salvezza? No, non lo può! Per questo, il messaggio della Signora di Fatima, così materno, è al tempo stesso così forte e deciso. Sembra severo. È come se parlasse Giovanni Battista sulle sponde del Giordano. Invita alla penitenza. Avverte. Chiama alla preghiera. Raccomanda il Rosario».[83]
In quella occasione, l’unica Veggente superstite delle Apparizioni del 1917 ebbe modo di incontrarsi, una prima volta, con Papa Wojtyła: « … esposi ciò che desideravo dire a Sua Santità; parlammo del segreto e concordammo che era più prudente mantenere il silenzio come era stato fino ad allora».[84]
Malgrado questa decisione, non possiamo non convenire che il Papa del “Totus tuus” stava facendo il possibile per rimediare alle mancanze dei suoi predecessori, in modo che l’avvertimento della Madre di Dio, circa i terribili sviluppi senza precedenti che la Chiesa avrebbe sperimentato dopo il 1960, e che nell’ora tragica presente stanno arrivando al loro apogeo, fossero mitigati per tempo.
Proprio Giovanni Paolo II, durante un incontro con un gruppo selezionato di intellettuali Cattolici a Fulda, in Germania, rispondendo a una precisa domanda su Fátima, aveva confidato:
«Dobbiamo prepararci a subire fra non molto grandi prove, le quali esigeranno da noi la disposizione al sacrificio persino della vita e una dedizione totale a Cristo e per Cristo… Con la preghiera vostra e mia è possibile mitigare questa tribolazione, ma non è più possibile stornarla, perché solo così la Chiesa può essere effettivamente rinnovata. Quante volte nel sangue è spuntato il rinnovamento della Chiesa! Anche questa volta non sarà diversamente. Dobbiamo essere forti, prepararci, confidare in Cristo e nella Sua Madre Santissima ed essere molto, molto assidui nella preghiera del Rosario».[85]
Ci furono altri due incontri tra la Suor Lúcia e il Pontefice. Di quello del 13 maggio 1991 la monaca carmelitana non ha lasciato nulla di scritto; mentre dell’ultimo, quel 13 maggio 2000, che coincise con la cerimonia di beatificazione dei suoi cugini e con la rivelazione della Visione del Vescovo vestito di Bianco, si possiedono solo alcune foto e i filmati. Possiamo ricostruire, ad ogni modo, quale potrebbe essere stato uno degli argomenti oggetto di qualche incontro o di qualche scambio epistolare: è risaputo che negli ultimi anni Lúcia temeva fortemente l’elezione al Papato di un cardinale massone – in pratica un antipapa –, tanto che lo stesso Giovanni Paolo II aveva confidato che un simile rischio avrebbe potuto essere concreto[86].
Questa verità plausibile, che si dimostra crudamente esatta, non aveva voluto vedere il Vescovo da Silva, il principale destinatario delle parole della Vergine, né far vedere al mondo il Cardinale Ottaviani: entrambi morirono ciechi.
Non so se Benedetto XVI – abbiamo appreso, cieco da un occhio –, uno dei pochi ancor in vita a conoscere l’esatto contenuto della Terza parte del Segreto di Fátima, deciderà un giorno di renderlo noto. C’è addirittura chi ipotizza che sia stato distrutto, forse già dalla primavera del 2000[87]. Anche se ciò fosse vero, la sola autorità del Pontefice, la sua sola voce sarebbero sufficienti ad accreditare la versione dei fatti. Le indiscrezioni recentemente riproposte, che riconducono ai suoi colloqui col suo amico di vecchia data padre Ingo Dollinger, le quali parlavano di un “cattivo concilio” e di una “cattiva messa”[88], non fanno che rendere ancora più autentico lo scenario che è stato testé descritto, del grave sconquasso prodottosi in seguito alla mancata divulgazione del testo secretato. Aleggiano, soprattutto in questo nostro tempo di smarrimento e di angoscia, quelle parole attribuite a Suor Lúcia dos Santos, secondo le quali «il Terzo Segreto sarà pubblicato durante una grande guerra»[89].
Ma in verità, tutto ciò potrebbe non essere necessario, perché la verità teologica dell’intero Segreto di Fátima ecco che si fa strada da sé, dal momento che l’interpretazione più elevata, quella che si fonda sulla carne e sul sangue, la può dare solamente colui che, per volere della sua Madre celeste e unito in modo speciale a Lei, ne è il protagonista. Il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, difatti, parla della Madre e del Figlio, del vincolo sacro che è il cordone ombelicale che li unisce e che nessuna forza potrà mai recidere, perché attraverso di esso passa la salvezza della vera Chiesa.
In questo testo reso noto dalla Santa Sede nel 2000 non sarebbe possibile, a un comune mortale, ricostruire il vero significato delle parole tragiche, eppure cariche di speranza, pronunciate dalla nostra Mamma celeste alla Cova da Iria, in quel lontano 13 luglio di cento anni or sono. Non sarebbe possibile, senza l’assistenza del Divino Spirito e senza avere “mani innocenti e cuore puro”. E su Colui che, candido nella veste corporale più che in quella esteriore – immacolato figlio dell’Immacolata –, ecco che davvero spira forte lo Spirito, come a sostenerlo in questa ascensione impervia che lo spinge fino all’ultimo sacrificio.
Ed ora che siamo giunti alla conclusione di questo viaggio nel tempo, ripensando a quello che ho voluto comunicare a chi mi legge, ecco che nella mia mente salgono quelle parole ascoltate più volte da un televisore che trasmetteva un vecchio documentario in bianco e nero:
«Gaudet Mater Ecclesia …,
A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo».[90]
Dopo cinquant’anni e passa, possiamo confermare che chi le ha pronunciate si è sbagliato di grosso. Ed esiste tra noi chi ne è la conferma in carne ed ossa …
P.S. – Ma al punto in cui siamo, non è più l’ora di cambiare questo stato di cose comportandoci come quei “cacciatori di farfalle”, che credono di poterlo modificare correggendo qualche documento conciliare corrotto o ambiguo. No, non basta più; ed anzi non serve, perché non se ne avrà più il tempo.
* * *
[1] IRMÃ LÚCIA DE JESUS, O meu caminho, I, p. 158, in CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria. Biografia di suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato di Maria, Edizioni OCD, Roma 2014, p. 290, trad. it. [Um caminho sob o olhar de Maria. Biografia da Irmã Maria Lúcia de Jesus e do Coração Imaculado, Edições Carmelo, Coimbra 2013]. Frère Michele de la Sainte-Trinité ritiene, seguito da altri, che l’Apparizione della Madonna nella Cappella di Tuy sia avvenuta sabato, 2 gennaio 1944 [The Whole Truth About Fatima, III. The Third Secret (1942-1960), Immaculate Heart Publications, Buffalo (NY) 1989, pp. 46-48]. D’ora innanzi ci serviremo spesso del testo fondamentale di questo Autore – soprattutto del 3° volume –, che verrà indicato con la sigla WTAF. Preferiamo la versione in Inglese a quella originale in Francese [Toute la verité sur Fatima, III. Le troisième secret (1942-1960), Editions de la Contre-Réforme Catholique, Saint-Parres-lès-Vaudes 1985], in quanto essa è disponibile online, sia nella versione scannerizzata (qui) sia in quella elettronica (qui).
[2] Il 15 settembre 1943, visita dal suo Vescovo a Tuy, in quanto malata, ricevette un primo ordine in tal senso, ma solo oralmente: «Signor vescovo, questo non posso farlo!». «Ma la Madonna non ti ha detto di seguire il cammino che io ti indico?». «Sì». «Allora è questo. Te lo chiedo per la gloria di Dio e della Madonna, a Lei non dispiacerà e comunque semmai se la prenderà con me. Per quel che riguarda te, benedirà la tua umiltà e obbedienza» (IRMÃ LÚCIA DE JESUS, O meu caminho cit., I, p. 4). Il 16 ottobre 1942 il Vescovo ribadì quell’ordine per iscritto, in termini ancora più chiari (CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria cit., p. 287-288).
[3] P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátima, Fátima sin mitos, Ediciones Sol de Fátima, Madrid 19762, p. 41; WTAF III, p. 45.
[5] Busta mostrata dal cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, il 31 maggio 2007, nel corso della trasmissione televisiva “Porta a Porta” di Bruno Vespa.
[7] «Médiatrice et Reine», ottobre 1946, pp. 110-112, cit. in WTAF III, p. 470. Durante un’intervista a Suor Lúcia del 3-4 febbraio 1946, il padre montfortano Hubert Jongen ebbe il seguente scambio con la veggente: «Lei ha già reso pubbliche due parti del Segreto. Quando arriverà il momento per la terza parte?». Ella rispose: «Ho comunicato la terza parte in una lettera al Vescovo di Leiria» (ibid.).
[8] Ricostruzione degli eventi fatta da D. José Manuel Ferreira da Silva, fratello del vescovo titolare di Gurza, che lo accompagnava, in «Fatima 50» 6 (13 ottobre 1967), p. 11, cit. in WTAF III, p. 49 e n. 24.
[9] P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátimacit., p. 45, cit. in WTAF III, p. 467.
[10] Cit. da JAIME VILALTA BERBEL, Los Secretos de Fatima y su repercusión en el mundo de hoy, Editorial Círculo, Zaragoza 1975, p. 76, cit. in WTAF III, p. 467.
[13] P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátimacit., p. 47, cit. in WTAF III, p. 468.
[14] Novidades, del 24 febbraio 1960, cit. in «La Documentation Catholique» (19 giugno 1960), col. 751.
[16] P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, «Fatima 50» cit., p. 11. Esiste di ciò un prezioso documento: una fotografia di M. Pazen, apparsa a conclusione di un articolo illustrato intitolato The miracle of Fatima. The Catholics make a new shrine, in “Life”, 20 dicembre 1948, pp. 33-36.
[17] P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátimacit., p. 44, cit. in WTAF III, p. 53.
[18] La traduzione in Italiano tiene conto delle rettifiche segnalate dalla prof.ssa Mariagrazia Russo, qui presentate tra parentesi tonde, così come appaiono in ANTONIO SOCCI, Il Quarto Segreto di Fatima, Milano 20062, Appendice. Questo invece il testo originale, errori di ortografia compresi, messo per iscritto da Suor Lúcia: « J.M.J. | A terceira parte do segredo revelado a 13 de julho de 1917 na Cova de Iria-Fátima. | Escrevo em acto de obediência a vós Deus meu, que mo mandais por meio de sua Ex.cia Rev.ma o Senhor Bispo de Leiria e da Nossa e minha Santissima Mãe. Depois das duas partes que já expus, vimos ao lado esquerdo de Nossa Senhora um pouco mais alto um Anjo com uma espada de fôgo em a mão esquerda; ao centilar, despedia chamas que parcia iam encendiar o mundo; mas apagavam-se com o contacto do brilho que da mão direita expedia Nossa Senhora ao seu encontro: o Anjo apontando com a mão direita para a terra, com vós forte disse: Penitência, Penitência, Penitência! E vimos n’uma luz emensa que é Deus: “algo semelhante a como se vem as pessoas n’um espelho quando lhe passam por diante” um Bispo vestido de Branco “tivemos o pressentimento de que era o Santo Padre”. Varios outros Bispos, Sacerdotes, relegiosos e relegiosas subir uma escabrosa montanha, no simo da qual estava uma grande Cruz de troncos toscos como se fôra de sobreiro com a casca; o Santo Padre, antes de chegar ai, atravessou uma grande cidade meia em ruinas e meio trémolo com andar vassilante, acabrunhado de dôr e pena, ia orando pelas almas dos cadaveres que encontrava pelo caminho; chegado ao simo do Monte, prostrado de juelhos aos pés da grande Cruz foi morto por um grupo de soldados que lhe dispararam varios tiros e setas, e assim mesmo foram morrendo uns trás outros os Bispos Sacerdotes, relegiosos e relegiosas e varias pessoas seculares, cavalheiros e senhoras de varias classes e posições. Sob os dois braços da Cruz estavam dois Anjos cada um com um regador de cristal em a mão, n’êles recolhiam o sangue dos Martires e com êle regavam as almas que se aproximavam de Deus. | Tuy-3-1-1944 ».
[21] ROBERT A. GRAHAM, S.I., Voleva Hitler allontanare da Roma Pio XII?, in ID., Il Vaticano e il nazismo, Ed. Cinque Lune, Roma 1975, pp. 89-110.
[23] LUÍS GONZAGA DA FONSECA, Le Meraviglie di Fatima, Poliglotta Vaticana, Roma 19424, pp. 46-47. Il libro del padre da Fonseca aveva già avuto tre edizioni prima della guerra (Casale Monferrato, Propaganda Mariana); di questa 4a edizione, nuova e riveduta, furono stampate 5.000 copie per l’anniversario di maggio. All’inizio di ottobre uscì la 5a edizione, in 10.000 copie. Seguirono rapidamente altre edizioni: la 6a nel gennaio 1943, la 7a in febbraio, l’8a in marzo, la 9a in aprile e la 10a in maggio.
[25] JOSÉ GALAMBA DE OLIVERIA, Jacinta. Episódios Inéditos das aparições de Nossa Senhora, Edições do Santuário, Fátima 1942.
[26] LÚCIA DE JESUS, Memorie di Suor Lucia, edd. L. Kondor, J.M. Alonso, Secretariado dos pastorinhos, Fátima 20058, 3a Memoria, Introduzione, p. 117.
[27] “In realtà, questi capitoli non furono pubblicati nella seconda edizione (ottobre 1938), ma nella terza (1942)” [nota del testo originale].
[29] Dopo aver scritto il testo del Terzo Segreto, chiese alla Madre superiora la ceralacca e il sigillo; domanda irrituale che la sorprese: «Ma che importanza ha questa lettera?». Non poteva dirlo, e la Superiora non glieli diede. Dopo aver pregato in cappella, recatasi in cucina per bruciare alcune carte, ecco che venne fuori fra quei fogli un piccolo frammento di lacca. «E fu con quello che sigillai la lettera. In verità il pezzetto era talmente piccolo che per scioglierlo dovetti utilizzare le punte di una pinza, ma beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei cieli. Rinnovai il mio voto di povertà e ringraziai il Signore per avermi dato anche quell’occasione di metterlo in pratica.» (IRMÃ LÚCIA DE JESUS, O meu caminho cit., II, p. 161, in CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria cit., pp. 297-298).
[30] Dichiarazione resa dal card. Cerejeira al termine del Congresso Mariano di Campinas, Brasile (7 settembre 1946), in Obras pastorais, III, p. 101, cit. in WTAF III, p. 471.
[32] CASIMIR BARTHAS, Fatima. Merveille du XXe siècle d’après les temoins et les documents, Fatima éditions, Toulouse 1952, p. 83, in LAURENT MORLIER, Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso, eccone le prove…, Salpan Editore, Matino (LE) 2005, p. 48; cit. anche in WTAF III, p. 472.
[33] CASIMIR BARTHAS, De la Grotte au Chêne-vert, Fayard, Paris 1960, pp. 108-109, cit. in LAURENT MORLIER, Il Terzo Segreto di Fatima cit., p. 49.
[35] GILBERT RENAULT, Fatima, Espérance du mond, Plon, Paris 1957, p. 225, cit. in WTAF III, p. 474.
[37] JOHN M. HAFFERT, Dear Bishop. Memoirs of the Author Concerning the History of the Blue Army, AMI Int. Pr., Washington (NJ) 1981, pp. 3-4, cit. in WTAF III, pp. 470-471.
[38] Fátima, altar do mundo, II, p. 147, cit. in WTAF III, pp. 472-473; P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátima cit., pp. 46-47.
[41] Lettera di Suor Lúcia a Pio XII del 6 giugno 1958, in CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria cit., p. 300.
[42] «La Documentation Catholique» (19 marzo 1967), col. 543, cit. in WTAF III, p. 483. Qui l’omelia tenuta dal card. Alfredo Ottaviani nel Santuario di Fátima (13 maggio 1955), in «Voz da Fátima» 393 (13 giugno 1955).
[43] «La Documentation Catholique» (19 marzo 1967), coll. 542-543, cit. in WTAFIII, pp. 487, 725-726.
[44] WTAF III, pp. 480-481; AURA MIGUEL, Totus tuus. Il segreto di Fatima nel pontificato di Giovanni Paolo II, Itaca, Castel Bolognese (RA) 2003, p. 141.
[45] CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Il messaggio di Fatima, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2000, p. 14.
[46] WTAF III, p. 481; P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., De Nuevo el Secreto de Fátima, in «Ephemerides mariologicæ» 32 (1982), p. 86.
[47] ANTONIO SOCCI, Il Quarto Segreto di Fatima cit., p. 142. Sulla questione dei due testi vd. anche ANDREW M. CESANEK, Are There Two Original Manuscripts on the Third Secret?, «The Fatima Crusader» 64 (2000) [trad. it. Esistono due manoscritti originali del Terzo Segreto?].
[49] Ibid., pp. 484-486.
[50] Ibid., pp. 486-489.
[54] AAS 22 (1930), p. 300, cit. in PIO XII, Lett. ap. Sacro vergente animo. Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria (7 luglio 1952). Nella solenne allocuzione concistoriale Pio XI esortò tutti con queste parole: «Bisogna pregare Cristo … redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia … e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa messa; i vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino d’inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria» [AAS 22 (1930), p. 301, cit. in ibid.].
[58] GIOVANNI XXIII, Allocuzione con l’annuncio del Sinodo Romano, del Concilio Ecumenico e dell’aggiornamento del Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1959).
[59] MARCO TOSATTI, Il segreto non svelato cit., pp. 71-72; ANTONIO SOCCI, Il Quarto Segreto di Fatima cit., pp. 143, 164-165. Secondo padre Alonso le parole di Giovanni XIII furono queste: «Non concerne gli anni del mio pontificato» (P. Dr. JOAQUÍN MARÍA ALONSO, C.M.F., La verdad sobre el Secreto de Fátimacit., p. 51).
[60] P. SEBASTIÃO MARTINS DOS REIS, O Milagre do Sol e o Segredo de Fátima, Salesian Press, Porto 1966, pp. 127-128; cit. in WTAF III, pp. 578-579.
[61] Dopo il colloquio con Suor Lúcia, tornato in Messico, cinque mesi dopo, il 22 maggio 1958, padre Augustín Fuentes tenne una conferenza presso la Casa Madre delle Misioneras del Sagrado Corazón y de Nuestra Señora de Guadalupe, dove diede comunicazione di quell’intervista. Possediamo due testi “autentici” di questa conferenza, uno in Spagnolo e uno in Inglese. Il primo è notevolmente più lungo del secondo, che ne è una traduzione abbreviata, ma essenzialmente identica alla prima. Qui una traduzione in Italiano.
[62] Dichiarazioni rilasciate dal card. Cerejera al giornale portoghese Diario de Noticias, raccolte da «La Documentation Catholique» (19 giugno 1960), coll. 751-752, e ripubblicate da «L’Homme nouveau» 276 (6 marzo 1960), numero speciale su Fátima; cit. in WTAF III, pp. 586-587.
[64] Risposte dell’arcivescovo Capovilla, all’epoca delegato pontificio per il santuario di Loreto, a Padre Joaquín Alonso del 24 luglio 1977, cit. in Fr. JOSÉ GERALDES FREIRE, O Segredo de Fátima «A Terceira Parte é Sobre Portugal?», Edição do Santuário de Fátima, Fátima 1977, pp. 188-191; pubblicate anche da «Lampade viventi», rivista del Movimento Eucaristico Mariano, marzo 1978, pp. 72-74; cit. in WTAF III, pp. 569-572, 588-589, qui pp. 571-572.
[67] Ibid., pp. 602-604. La lettera di mons. Venâncio venne pubblicata sul mensile «Voz da Fátima» del 13 luglio 1960. Questo il testo integrale: «Eccellenza Reverendissima, non è senza grande timore e difficoltà che il più umile dei fratelli nell’Episcopato si rivolge a Vostra Eccellenza Reverendissima. Come Vescovo della piccola diocesi di Leiria in Portogallo, ho sotto la mia custodia il Santuario di Nostra Signora di Fátima ed è nell’espletamento di questo compito, troppo pesante per me, che oso aprire il mio cuore a Vostra Eccellenza, nella speranza di raggiungere una preziosa assistenza . L’inquietudine del mondo intero di fronte alla fragilità della pace di cui godiamo e, ancora di più, l’angoscia che è fonte di dolore per tutti noi, a causa della costante minaccia dell’espansione del comunismo, spiega in modo sufficiente i numerosi appelli che ricevo da ogni parte per intensificare il movimento di preghiera e di penitenza, nato nella Cova da Iria, per ottenere da Dio la grazia di una vita cristiana più consapevole, la conversione della Russia e il dono della pace. Anche sotto la profonda emozione prodotta dallo spettacolo della immensa moltitudine penitente, che si è riunita a Fátima il 13 maggio scorso, e più che mai consapevole delle responsabilità che Sua Eminenza il Cardinal Lercaro ha ricordato nella sua eloquente omelia di quel giorno a tutti i pellegrini, confrontato al così chiaro messaggio di 43 anni fa, ho deciso di chiedere ai pellegrini della mio diocesi e ad altri che verranno a Fátima, il 12 e 13 ottobre prossimi, uno sforzo particolare di preghiera e di penitenza, per la conversione totale a Dio. È mia intenzione chiedere a tutti i pellegrini, che siano in grado di farlo, che percorrano a piedi, in uno spirito di penitenza, l’ultima parte del percorso, recitando la corona del Rosario; e che trascorrano la notte dal 12 al 13 in adorazione continua davanti al Santissimo Sacramento solennemente esposto, in riparazione dei tanti peccati che affliggono i Sacri Cuori di Gesù e della sua Madre Immacolata. Ma come possono questi pellegrini, per quanto numerosi possano essere – e possono facilmente raggiungere il milione –, piegati anche dal peso delle proprie miserie spirituali, controbilanciare il male che avanza, si direbbe trionfando in tutto il mondo, con la persistente indifferenza di tanti cristiani, che si ostinano ad assopirsi, incuranti sull’orlo dell’abisso e non ricorrono al Signore o alla Madre Santissima? È per questo che mi è venuto in mente di sollecitare l’aiuto dei miei venerati Fratelli nell’Episcopato e di rivolgermi, a questo proposito, a Vostra Eccellenza. Giudicherà opportuno, Vostra Eccellenza, trasmettere tempestivamente ai fedeli affidati alle Sue cure pastorali la mia richiesta e il mio umile suggerimento, offrendo loro esercizi di preghiera e di penitenza simili a quelli che intendiamo svolgere e compiere, possibilmente nei Santuari diocesani o nazionali, in unione con tutti i pellegrini di Fátima? Si festeggerebbe in tal modo, il 12 e il 13 ottobre di quest’anno, una vera e propria giornata mondiale di preghiera e penitenza per il trionfo della Causa di Dio. In questo luogo benedetto, come ha ricordato S. Em. il Cardinal Lercaro, la Beata Vergine, quasi a coronare la storia secolare della sua bontà materna, è venuta a chiedere che si consacrasse il mondo al suo Cuore Immacolata, malgrado la sua inveterata malizia, e in particolare la Russia, che insiste a diffondere in tutto il mondo errori fatali, e affligge, con atroci persecuzioni, la Santa Chiesa di Dio. È ragionevole attendersi che, unendoci noi tutti – Vescovi, Sacerdoti e fedeli di tutto il mondo, in un solo cuore e con raddoppiato fervore –, alle consacrazioni già adempiute dal Sommo Pontefice, ci sia dato di contribuire all’eliminazione degli ostacoli che hanno impedito che atti tanto solenni potessero ottenere la pace e raggiungere la piena efficacia nella conversione della Russia, tanto cara alla Madre di Dio. Sarei molto grato se Vostra Eccellenza, qualora non riscontrasse in ciò alcun inconveniente, incaricasse qualcuno di farmi pervenire, per la comune edificazione, una breve relazione di ciò che, in tal senso, è stato fatto nella Sua diocesi. Voglia Vostra Eccellenza Reverendissima perdonare la semplicità e il candore con i quali ho lasciato al cuore di dettarmi queste parole, e La prego di accettare l’espressione del mio profondo rispetto in completa unione con i Cuori di Gesù e Maria. Umile servitore di Vostra Eccellenza, † João, Vescovo di Leiria».
[71] Ce que fut Fatima les 12 et 13 octobre, di padre Réginald Simonin. Articolo apparso su «L’Homme nouveau» del 6 novembre 1960, composto di estratti di documenti portoghesi che hanno fornito tutti i dettagli di tale memorabile pellegrinaggio, quando la partecipazione dei pellegrini esteri è meno importante del solito; cit. in WTAF III, p. 609.
[73] Ibid., p. 611 e n. 39; CASIMIR BARTHAS, Les colombes de la Vierge, Résiac, Montsûrs 19762, pp. 121-122.
[76] PAOLO VI, Discorso ai membri del Pontificio Seminario Lombardo (7 dicembre 1968).
[78] PAOLO VI, Discorso del 23 novembre 1973.
[81] IRMÃ LÚCIA DE JESUS, O meu caminho cit., 1978 (sic), in CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria cit., p. 449.
[83] Ibid.
[84] IRMÃ LÚCIA DE JESUS, O meu caminho cit., 1982, in CARMELO DI COIMBRA, Un cammino sotto lo sguardo di Maria cit., p. 454.
[85] Stimme des Glaubens (La Voce della Fede), ottobre 1981. La traduzione è presa da una rivista italiana, Sì Sì No No; suo autore è il sacerdote romano don Francesco Putti, allora suo editore.
[86] SOLIDEO PAOLINI, «Non esiste». Perché distrutto?. Il “Quarto Segreto”, l’antipapa massone e Fatima 2010, pro manuscripto, marzo 2012. Anche se Paolini non fa il nome del Pontefice, si capisce chiaramente che i fatti narrati, proprio a motivo delle fonti anonime, si riferiscono al Pontificato di Karol Wojtyła.
[87] SOLIDEO PAOLINI, Fatima. Non disprezzate le profezie, Ed. Segno, Tavagnacco (UD) 2005, p. 261, n. 33; ID., «Non esiste». Perché distrutto cit., pp. 75-81.
[88] Vari articoli del maggio 2016, tra cui questo di Cristina Siccardi; ripresi un anno dopo, come in questo, di Mauro Faverzani. Ma già nel maggio 2009, in un articolo-intervista apparso su “The Fatima Crusader”, padre Paul Kramer aveva fatto il nome di Dollinger come di colui che aveva ricevuto queste confidenze da parte dell’allora card. Ratzinger: The Secret Warned Against Vatican Council II and the New Mass (pp. 7-11, con citazione del testimone all’ultima pagina).
[89] SOLIDEO PAOLINI, Fatima. Non disprezzate le profezie cit., p. 249; ID., «Non esiste». Perché distrutto? cit., p. 115.
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