lunedì 28 novembre 2016

La casa di Maria a Efeso (Meryem Ana)

Sulla base delle descrizioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick, è stata ritrovata a Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù. Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché la Vergine desiderava vivere appartata. Il sacerdote francese Don Julien Gouyet, dando credito a queste visioni, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina. Gouyet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell’antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick.
La casa di Maria a Efeso (Meryem Ana)
La casa di Maria a Efeso (Meryem Ana)
La validità delle affermazioni di Caterina venne confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l’edificio – almeno nelle sue fondamenta – risaliva al I secolo d.C..
Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e custodita dai cappuccini, c’è un cartello che spiega che ciò che ne restava, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca stigmatizzata Anna Caterina Emmerick.
Nell’estate del 2006, un enorme incendio ha distrutto 1200 ettari di bosco, ma le fiamme si sono fermate ad un metro dal santuario. Il racconto di un frate testimone di quello che la gente già definisce un “miracolo”.
La gente grida al miracolo, i religiosi ammettono la “straordinarietà” dell’evento. Un devastante incendio estivo in Turchia ha spazzato via 1200 ettari di bosco fermandosi ad un metro dalla Casa di Maria, vicino Selcuk, santuario a cui si recano pellegrini da tutto il mondo, cristiani e musulmani. La casa di Meryem Ana è anche una probabile tappa del prossimo viaggio di Papa Benedetto XVI in questo paese a fine novembre. Per questo all’inizio una parte della stampa ha avanzato ipotesi di incendio doloso, mentre altri sospettavano un attentato da parte del PKK dei curdi. La notizia è stata poi smentita: si è trattato di un incendio causato probabilmente da gente che stava facendo picnic nel bosco, il caldo, il secco e il vento hanno fatto il resto così come in altre zone costiere.
Domenica 20 agosto, a causa del caldo torrido che investe tutta la Turchia e il forte vento secco, lungo le coste del mar Mediterraneo sono stati segnalati contemporaneamente 23 enormi incendi di boschi, che hanno colpito le zone turistiche più affollate come Bodrum e Antalya e incenerito 1200 ettari di boschi.
La casa di Maria a Efeso
La casa di Maria a Efeso
 Anche la zona di Izmir non è stata risparmiata e la “Casa della Madonna” ha rischiato di andare in fiamme. Interamente immersa nel verde è stata raggiunta dal fuoco che si propagava dal fondo della collina, bruciando velocemente ogni cosa.
Ma le fiamme, come di incanto, si sono fermate a solo un metro di distanza da una semplice casa in mattoni. Si tratta di due vani identificati come il soggiorno e la camera da letto della Vergine, che qui avrebbe concluso la sua vita terrena. Attualmente è un santuario, meta di pellegrini sia cristiani che musulmani, provenienti da tutto il mondo. 
Tutti subito hanno gridato al miracolo e la notizia è stata riportata a caratteri cubitali sulle maggiori testate nazionali. A confermare la straordinarietà dell’evento è il cappuccino italiano p. Adriano Franchini, residente a Meryem Ana Evi (la Casa di Maria) e superiore della Custodia di Turchia. “Sì, abbiamo passato momenti poco simpatici -racconta – dopo il primo avviso di sgombro mi sono preoccupato di portare l’auto in una posizione di sicurezza per poter scappare, ho cercato gli ospiti che avevamo e poi volevo tornare alla casa per prendere alcune cose, ma non c’è stato niente da fare; non ci si poteva più avvicinare: vedevamo il fumo e le fiamme alte e vicine. Temevamo che se il vento cambiava direzione saremmo rimasti intrappolati; è incredibile la velocità con la quale si propaga ed avanza il fuoco tra i pini”.
“Siamo dovuti scappare in fretta – continua – tra crisi di pianto e disperate ricerche dei propri cari, ma tutti hanno potuto mettersi in salvo. Ritrovatici giù a Selcuk (cittadina ai piedi della collina), le prime notizie che ci arrivavano dagli elicotteri, finalmente giunti, erano veramente brutte: sta bruciando tutto. Non si salverà niente! 
Poi un po’ di ottimismo. Infine, verso sera, la constatazione che l’incendio era stato veramente devastante in una grande area e tutto attorno a Meryem Ana ed alle nostre case, ma il santuario e le case erano intatte!”
Il francescano non parla di miracolo, ma ammette comunque la straordinarietà dell’accaduto. “Anche nella nostra casa il fuoco è arrivato da tre lati fino al muretto di confine; un albero bruciato è caduto sopra il tetto ma le fiamme non hanno attecchito all’abitazione; anche la palma che è ad un metro dalla casa è bruciata per le scintille! L’incendio, attorno al santuario, è arrivato fino alle panche, dove si celebra la messa all’aperto e lì si è fermato. La gente che vede la devastazione tutto attorno parla di miracolo. Certo è una scena che ha dell’incredibile”.
Nessuno dei numerosi pellegrini presenti ha riportato ferite e l’incidente non ha fermato il flusso dei turisti e fedeli, che attualmente arrivano ancora più numerosi per constatare il disastro e ammirare il miracolo.

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